giovedì 24 maggio 2012

IL CARATTERE ASTRATTO DEL VALORE


IL CARATTERE ASTRATTO DEL VALORE,
confermato da tutte le forme di scambio, addirittura dalle prime, quale sarà stato il baratto, esorbitando per eccesso il bene concreto, addirittura acquisendo forme mitiche a giustificazione del mondo divino e del mondo infero, del mondo della celeste trasparenza e del mondo del profondo dinamismo interiore in gran parte sconosciuto, dove si è costretti a credere che vadano a finire le permanenze essenziali e le necessarie trasformazioni delle cose, è, oggi, il carattere preminente dei beni, in grado di annullare lo stesso nome bene, di negarsi, in quanto bene senza permanenza temporale alcuna. Garanzia questa dello scambio per valore astratto, in grado di contrastare ogni pericolo e garantire che la logica del vendere e del comprare si perpetui, sia in condizioni di perdita che in condizioni di vantaggio, addirittura a garanzia che il vendere sia un sotteso comperare e il comperare un sospendersi da ogni acquisto possibile!


È evidente che, in queste condizioni, e per queste caratteristiche dello scambiare, il principio di possesso, la proprietà, la stessa patria, il patrimonio, come il nome... padre, riducono la loro presenza quali significati corrispondenti alle cose a tal punto da lasciare che la cosa, il bene sia solo nella astrazione di valore che in modo sempre incerto le verrà dato.
Ma le forme rigorose dell'astrazione non consentono che qualsiasi incertezza possa avere titolo a regolare la perfetta scambiabilità senza scarti e senza attribuzioni eccedentarie, di ciò che ancora chiamiamo bene, che ora viene ad esprimere per intero il suo significato, ovvero quello di relazione regolata tra valore astratto e permanenza concreta di qualcosa che decade, ma che l'economia, attribuendo a questo qualcosa un valore, difende dalla caduta nel corrotto e nell'inconsistente! Ma dove il bene e non lo scambio aveva preminenza e decisività sostanziali sempre confermate sia nell'abbondanza, sia nella carestia, se allo scambio, al senso dello scambiare, anche nella estrema inconsistenza del bene dobbiamo continuare a dare il significato che sappiamo.
Dunque, si può dire, che l'attribuzione di valore sia una opposizione alla corruzione delle cose, ma che oggi lo sviluppo delle tecniche di contrasto alla decadenza delle cose, ha messo definitivamente in crisi. Se, infatti, si investe in sistemi di difesa dei beni dalla corruzione, dalla decadenza, si... compra, non avendone l'aria, tutto il di più possibile del permanere del valore del bene oltre ogni possibile corruzione e decremento!!!
E chi volete, nel nostro tempo, che non pensi questo... debitamente? Avendo titoli da impegnare a proposito? Dimostrando forza e spirito di grandezza giustificatissimi?
In realtà, invece, la costituzione di “titoli da impegnare a proposito” dovrà ancora dimostrare “forza e grandezza”, mentre appena nasce è già ammaliata dalla piccolezza, addirittura dalla inconsistenza! Che, se fosse, per sé stessa, addirittura non sarebbe che... la grandezza o la piccolezza medesime, l'inconsistenza e la forza!!!
Deve allora già nascere o... essere già nata, questa “costituzione di titoli” alla dissoluzione e restare essa stessa incerta se considerarsi e... diventare grande e grandissima o restare piccola e inconsistente, ma ciò che veramente ha fatto è adeguarsi al mondo a tal punto da sospendersi da se stessa!!! La formula migliore con la quale ciò che è ancora materiale possa continuare ad essere il motivo della determinazione astratta di valore, senza la quale presenza, nessuna astrazione resterebbe valida per fare in modo che la propria incertezza si tramuti nella certezza permanente del vendere vendendo e del comprare comprando!!!
Questo il paradosso, la costituzione di “titoli da impegnare a proposito” non può avere se stessa come oggetto di analisi e scienza, il mondo altro che, invece, produce non avrà nessun sostegno a capire l'economico, se non confermando nell'esito, ovvero a favore dell'Occidente, la configurazione astratta del valore!!!
In questa condizione resta evidente come la filosofia e la scienza della politica non si possano affidare che a circostanze spaziali particolari, dove ancora la forma Stato prevale su altri parametri e condizioni dell'incontro e della salvezza!!! Per questa ragione Massimo Campanini, che insegna Storia dei paesi islamici, a Trento, può dire che “la cultura politica islamica costituisce l'unica alternativa al dominio planetario del capitalismo globalista”.
Da un lato, dunque, mancando una qualche cognizione universale anche solo pensata, come nel caso dell'800 europeo, quando si costruiva la scienza economica contemporanea “delle forme produttive e dei rapporti di produzione”, non è possibile oggi fare scienza del dinamismo economico mondiale, dall'altra le politiche nazionali e di Stato si confanno ad un militantismo politico diretto che oscura le antiche consuetudini con il sacro che hanno mitigato le espressioni di violenza antiche. Che la nuova di violenza, oggi, proprio la mancanza di una scienza economica universale, o almeno di una scienza dell'economia che evidenzi i luoghi dove l'economia di fatto si fa, rende ostaggio di comportamenti illegali quanto impotenti a servirsi delle linee legali di valorizzazione economica concreta.
Ma ancora più grave è la presenza universale del “piccolo è libero” che novello Spartaco si affranca in Occidente dal lavoro manuale per la permanente valorizzazione immateriale dei beni, e in Oriente della appartenenza alle etnie e alle religioni per un nuovo primato della politica dove conflitto e violenza conseguenti, sono già in atto.
Al contrario la scienza decisiva è quella che corrisponde all'inesorabile esigenza del fare che unisce tutti gli uomini del pianeta.
Su questo punto, la sfida è la costruzione di un nuovo umanesimo! Dove l'economia e la politica recuperino quel procedere incerto, se non per la presenza dello Stato, che rappresenta la migliore caratura possibile delle contraddittorietà che il fare impone all'uomo.
Scambiare questa imperfezione... etica, impedire che si astrattizzi anche l'imperfezione, magari con l'arte, attraverso il continuare a fare, sarà il miglior viatico (questa la scienza essenziale-pratica dell'uomo) ad evitare che l'astrattezza se ne impadronisca!!! Confinando solo nell'astrazione ciò che, invece, ogni giorno vede il sole nuovo sorgere, per ogni angolo della terra.

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