Tempo fa dedicai moltissime energie per convincere un tale, inquilino proprietario di una casa il cui tetto in eternit disperdeva fibre in grande quantità essendo in fase di sgretolamento manifesto, che la situazione era pericolosa. In quella villa due piani con mansarda, in un paesino del tanto civilizzato Nord, quell'uomo abitava con la moglie e il figlio. Tutti e tre, forse per una qualche sfrontatezza genetica, nei mesi caldi si mettevano sul terrazzino in bella mostra per prendere il sole o di sera a guardare verso l'orizzonte per ore, con il naso a pochi centimetri dalle lastre ondulate dell'eternit, alcune addirittura frantumate in parte da una leggendaria grandinata di non so che anno. Io, da persona informata sui fatti, insomma da suo compaesano, cercavo di fargli intendere. Ma lui: niente. Se gli dicevo, a esempio, che i morti da eternit sono paragonabili, numericamente, a quelli di una piccola guerra, e gli documentavo il racconto, mostrandogli articoli di giornale nonché stralci di testi divulgativi recuperati in internet, dal canto suo era certissimo che la faccenda dell'amianto fosse un complotto, ordito dai media e da certe industrie che sapeva lui, per prendere in giro i bravi cittadini. E se, per esempio, lo informavo del fatto che non solamente gli operai addetti alla lavorazione dell'asbesto, ma anche gli impiegati negli uffici adiacenti le fabbriche, che non avevano apparentemente un contatto ravvicinato coll'amianto, e le mogli addirittura degli operai, per il solo fatto che lavavano a mano le tute da lavoro dei mariti, intrise di fibre tossiche, anche loro morivano di mesoteliomi e carcinomi, e continueranno a morirne nei prossimi anni dal momento che il tempo di latenza degli effetti non è esaurito ancora; lui che mi diceva? Che davo troppo retta all'internet, io, e ai giornali, e il complotto etc etc etc. Ma il mio compaesano non era uno stupido. Aveva tutto il corredo di strumenti, innanzi tutto il senso pratico e il buon senso da self made man, per capire e magari evitar di spanciarsi al sole e all'aria, con la moglie e il figlio, e, da uomo sensato, far fare una benedetta bonifica al suo tetto. E magari ricostruirlo daccapo. Il compaesano non era povero, né gli mancava l'iniziativa.
Ma allora perché?