domenica 16 marzo 2014

La città di Marinaleda non è il paradiso (perduto) di Poletti


Mentre la fabbrica della precarietà del lavoro nel sistema che conosciamo non sperimenta neanche un'accenno di crisi, a riprova che la razionalità della sua organizzazione tale non è più, ma semmai si fonda sulla più completa e caotica regolamentazione così da costringere le vite umane tutte e nessuna esclusa, anche di chi pretende di governare questi flussi caotici, al riduzionismo funzionalista, nel mondo ci sono esperienze differenti di organizzazione produttiva, sociale, pubblica ed assistenziale.
Comprendere che la sfida è principalmente organizzativa è il salto culturale che è necessario compiere: precarizzare il lavoro è la resa incondizionata dell'organizzazione produttiva evoluta, il riconoscimento del fallimento dell'organizzazione razionalistica del lavoro dato che il rattoppo è peggio dello strappo, se la pratica di uscita dalla crisi è quella della riduzione tecnicistica e macchinista delle esistenze umane, ed ovvero della totalizzazione pervicace della crisi e delle sue regole come fonte di organizzazione delle relazioni umane nei luoghi di lavoro e nei territori.
E' la politica dell'impotenza e della sconfitta quella che, in questa fase storica, prevale e governa. Una minoranza debole e svirilizzata, nella disperazione della malattia che l'assale sempre più, si riduce a curarsi con le sanguisughe. Un modello di sviluppo muore rinunziando ai principi stessi che l'hanno reso storicamente vincente.
Un modello diverso può nascere insieme al blocco sociale nuovo che nel frattempo e silenziosamente emerge e avvia un nuovo linguaggio relazionale.
La lettura che segue è un esempio, pratico, di quanto l'economia e le relazioni di prossimità possono fare. Non ostante la inutile chiosa finale dell'articolo che tradisce l'attitudine giornalistica al compiacimento. Ma si sa, sono tempi disturbati.
Buona lettura.



Marinaleda: il paese senza disoccupati né mutui da pagare - Scritto da Natalia Piemontese



Un paese senza disoccupatiné mutui da pagare, dove tutti hanno uno stipendio garantito. Un’utopia? A quanto pare no: esiste un piccolo centro abitato nei pressi di Siviglia, in Andalusia, dove tutto questo è realtà. Marinaleda conta all’incirca 2.700 abitanti, ognuno con un lavoro e una casa. Miracolo economico, strategia anti-crisi o isolamento anacronistico? Fatto sta che la politica economica del sindaco Juan Manuel Sànchez Gordillo resiste da più di 30 anni ed è passata indenne anche attraverso la crisi economica mondiale. Il principio ispiratore si fonda sulla cooperazione. L’obiettivo da realizzare è un’utopia, nel senso letterale del termine: è scritto a caratteri cubitali perfino sullo stemma della città: “Marinaleda, un’utopia verso la pace”.
Marinaleda è un piccolo comune rurale, circondato dadecine di ettari di terreno coltivabile e alberi di ulivo. Il rivoluzionario sindaco attraverso una riforma agraria ha ottenuto dal governo andaluso questi terreni per i propri cittadini, che si sono organizzati in una grande cooperativa agricola per gestirli ed oggi si garantiscono la sussistenza producendo e trasformando peperoni, carciofi, legumi e olio. Una percentuale di disoccupati pari a zero e una cooperativa che rappresenta la vera forza economica di questo paese (impiegando il 70% dei residenti). Il restante 30% della popolazione lavora negli uffici e nelle scuole o in piccole botteghe a conduzione familiare e percepisce uno stipendio (uguale per tutti) di 47 euro al giorno, per sei giorni di lavoro alla settimana. Identico stipendio anche per gli operai dei campi e per quelli dell’industria della trasformazione, indipendentemente dalla mansione ricoperta o dalle ore di lavoro svolte, che oscillano dalle sei giornaliere a coltivare la terra alle otto in fabbrica. I prodotti raccolti e trasformati sono destinati anche all’esportazione, non solo all’interno della regione ma in tutto il territorio spagnolo e all’estero, fino al Venezuela per quanto concerne ad esempio l’olio d’oliva.
Non esistono poliziotti, perché non esiste criminalità e le cariche politiche sono volontarie e senza  compenso, svolte solo per il bene della collettività. Le imposte da pagare sono bassissime e il bilancio comunale è pubblico, affisso su una lavagna mobile e consultabile dai cittadini in qualsiasi momento. Il servizio di pulizia di strade e spazi comuni viene garantito la domenica (le cosiddette domeniche rosse), quando ognuno pulisce la propria zona, aiuole e giardini compresi. Tutti gli altri servizi hanno un prezzo simbolico: basti pensare alla mensa scolastica che costa 12 euro e alla piscina comunale che per l’intera estate costa 3 euro.
A Marinaleda il contributo medio mensile per comprare una casa (in media di 90 mq) è di 15 euro. Non ci sono mutui da pagare: il terreno e il progetto sono a carico del Municipio e i soldi per la realizzazione li presta senza interessi il governo andaluso. I fondi ricevuti vengono amministrati direttamente dal comune e non finiscono in alcuna banca. L’acquirente interessato contribuisce con la propria forza lavoro alla costruzione materiale dell’abitazione. Fino ad ora ne sono state realizzate 317 ed altre sono in fase di progettazione.
Marinaleda rappresenta un modello d’ispirazione per quanti hanno una visione di sinistra e credono “all’utopia” socialista di un mondo differente, che non tenga conto né dell’economia capitalista (ma neppure della tecnologia e del progresso) né del profitto personale (ma neppure della formazione e della meritocrazia). E quindi, quanto realistica ed esportabile?

fonte: Bianco Lavoro Magazine
un'altra fonte è un articolo di uguale tenore rispetto a questo qui sopra pubblicato de Il Fatto Quotidiano.
Su un qualsiasi motore di ricerca trovate anche altre fonti e tanti video.
Un buon articolo è questo di 2 anni fa del quotidiano spagnolo Pùblico

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