venerdì 30 novembre 2012

LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI: Lavoro, Investimento, Risparmio, Impresa

Su questi pixel abbiamo sempre insistito per la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare degli edifici, pubblici e privati, In primo luogo perchè è  un'opportunità per creare occupazione, ed in secondo luogo perchè è la possibilità di ritornare alla lettera imprenditoriale del fare investimento, dopo le sbornie sulle obbligazioni azionarie ed immobiliari.
Uno studio di Nomisma presentato al Senato nella cornice del convegno "rinventiamo gli immobili" stima una crescita del pil annuale pari all'1,4% e la creazione di 400mila nuovi posti di lavoro se venissero riqualificati energeticamente gli 85mila milioni di mq di edifici pubblici del nostro paese


Secondo lo studio di Nomisma, riqualificare gli edifici pubblici (uffici e scuole) porterebbe a un risparmio energetico annuo di circa 750milioni di euro, circa il 50% in meno della spesa attuale. e gioverebbe alla nostra economia facendo crescere il PIL  annuo dell'1,4% (nel caso in cui i 17 miliardi necessari per la riqualificazione fossero investiti in un solo anno), e fino al 2,8% del pil nell'arco di dieci anni. L'aumento del PIL  farebbe entrare nelle casse dello stato 3 miliardi in più ogni anno. Sul fronte lavorativo, si potrebbero creare tra i 200.000 e i 400.000 nuovi posti di lavoro, utilizzando soprattutto manodopera interna.

Impatto ambientale

La riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico esistente porterebbe a un risparmio di circa 0,77 milioni di tonnellate di petrolio equivalente (TEP) a partire dall'anno successivo all'attuazione dell'intervento, senza parlare della riduzione delle emissioni di anidride carbonica, circa 1,66 milioni ogni anno, i cui TEE (certificati bianchi) sono a loro volta oggetto di compravendita sul mercato energetico per circa 80-100 euro a tonnellata di petrolio equivalente risparmiato.

Sostenibilità finanziaria

A finanziare l'ambizioso progetto di riqualificazione potrebbero essere per completo partner privati (vedi le ESCo). Il soggetto pubblico potrebbe affidare la gestione dell'edificio a un operatore terzo dietro pagamento di un canone annuo. Sarebbe possibile rientrare nei costi grazie ai minori consumi che gli interventi progettati e realizzati assicurano. Naturalmente taluni ritengono che sarebbe necessario affiancare anche una serie di incentivi fiscali statali, seppur come già evidenziato nel post IL DIRITTOALL’ABITAZIONE basterebbero le minori imposte fiscali sugli immobili riqualificati ad ammortizzare l’investimento, senza che si droghi il mercato con incentivazioni che hanno già, in altri settori, dimostrato la loro fallacia, e che vede questo blog decisamente contrario alla loro adozione. Il risparmio fiscale (IMU e Irpef), sommato al risparmio energetico che ne deriverebbe, sarebbero già sufficienti per coprire l’ammortamento in non più di 10-15 anni per  un serio investimento sul risparmio energetico degli immobili e la loro autonomia sul fronte della produzione energetica. Inoltre questo tipo di misure da N.O.I. proposte funzionerebbe sia sui cicli positivi che negativi del sistema produttivo, senza creare accelerazioni e successivi scompensi e distorsioni come quelli sperimentati nel settore del fotovoltaico (ad esempio). Naturalmente i sostenitori degli incentivi stimano un piano di rientro in 30-40 anni, ma questa stima è ricavata con la stessa imposizione fiscale attuale. N.O.I. qui stimiamo un tempo minore per i motivi appena sopra proposti, ovvero con la riduzione (fino all'annullamento per le classi energetiche più alte) dell'imposizione fiscale sulle abitazioni di residenza in proprietà e in affitto con destinazione residenziale, produttiva e commerciale. Il minor gettito fiscale che si avrebbe con l'ammodernamento energetico degli immobili sarebbe compensato dall'aumento di lavoro e produttiva, cioè dalla base imponibile allargata che si verrebbe a determinare, ed oltretutto si renderebbe si renderebbe giustizia sull'impopolarità delle imposizioni fiscali sui beni di prima e stretta necessità qual è la casa.

Ad ogni modo, sarebbe una benvenuta occasione per ritornare ad essere investitori imprenditorialmente definiti e tali, uscendo definitivamente dalla babilonia finanziaria, ritornando a sostenere  concretamente le nostre imprese edili e di tutto l’indotto accessorio del settore (imprese di impiantistica idraulica ed elettrica, produttori di serramenti, ecc) che in questo momento sono in una fase di deprimente crisi. Ed è chiaro che la ripresa di un settore produttivo produce riverberi positivi sugli altri settori non direttamente ad esso collegati per via delle opportunità di lavoro qualificato che si verrebbero a determinare conseguentemente.

Infine, questo è un esempio più che preciso di quanta economia si potrebbe creare con quella che, impropriamente, viene definita "decrescita", ma che di fatto si riferisce unicamente all'uso efficiente e razionale delle risorse energetiche ed economico-finanziarie, e non alla mera riduzione del lavoro e delle opportunità di fare impresa.

L'articolo originale da dove ricaviamo queste informazioni è apparso qui


2 commenti:

kthrcds ha detto...

La proposta qui illustrata è condivisibile e potrebbe essere ampliata. A mio modo di vedere, il rilancio dell'economia italiana dovrebbe passare anche per un piano di investimenti per la manutenzione delle infrastrutture, il recupero e la conservazione dei 7/8mila km di coste, sotto il profilo turistico, ambientale, portuale, ecc., la rivalutazione del patrimonio culturale, il consolidamento dei settori della sanità, istruzione, ecc.
Al fine di finanziare il piano succitato, oltre alle misure indicate nell'articolo, sarebbe auspicabile una riduzione della spesa militare, dei privilegi del clero, del ceto politico, e dei privilegi in genere.

Ci sono, però, alcuni ostacoli che si frappongono alla realizzazione di tale piano, a partire dall'assenza di un soggetto politico che si faccia portavoce di queste istanze. Il principale partito di opposizione dorme da tempo sonni pesanti, e da alcuni mesi non sa parlare d'altro che delle primarie. Il mondo politico italiano annaspa negli scandali, il Pd non solo colleziona batoste su batoste, ma le colleziona alleandosi con l'Udc, la disoccupazione aumenta giorno dopo giorno, l'Ue sta fallendo e noi con lei, in medioriente si rischia di raggiungere il punto di non ritorno, ma Bersani si accontenta di ripetere che con le primarie inizia il “rilancio della politica”.
Su Renzi è inutile dilungarsi. Basterà ricordare che proviene dagli ambienti della «Gioventù studentesca DC e Comunione e Liberazione, aderisce al Ppi, a 24 anni ne diventa segretario provinciale per poi confluire ne La Margherita di cui nel 2001 è coordinatore fiorentino e nel 2003 segretario provinciale.
Nel giugno del 2004, la perfetta applicazione del manuale Cencelli lo consacra presidente della provincia di Firenze (sindaco di Firenze e presidente della Regione erano DS)».
Curiosamente, sotto la sua gestione la provincia spende molto in “comunicazione” di cui si occupa l'azienda di famiglia, la Chil srl, società di servizi di marketing che coordina “il servizio di vendita del quotidiano La Nazione sul territorio di Firenze”, ossia mandare gli strilloni a vendere per strada La Nazione.
Venerdì sera Piazza pulita ha mostrato alcuni anziani ex elettori del Pdl che dichiarano di essere delusi da Berlusconi, e perciò ora votano Renzi alle primarie.
“Se vinciamo noi inizia il futuro!”, dice Renzi invitando a votare per lui al ballottaggio. Sarà così, ma a guardare quei vecchietti delusi non si direbbe.

Ma l'ostacolo maggiore è rappresentato dalla congrega di avidi miliardari che governa la commissione europea, e che impone la sua agenda politica a tutti i governi dei paesi Ue.
A Bruxelles, è bene saperlo, è già stato delineato il futuro assetto politico di un'Italia a sovranità molto limitata e con la pietra al collo del fondo “salva-stati”. Il partito unico dell'euro (il Trio ABC) porterà all'elezione di un governo determinato a seguire la linea Monti. Pd al governo nel segno - ça va sans dire - della governance della finanza, Monti al Quirinale, un quisling qualunque a Palazzo Chigi, e la cittadinanza abbandonata a sé stessa in balia dei mercati finanziari, e trasformata d'emblée in una massa di moderni iloti votati al sacrificio perenne in nome del risanamento dei conti pubblici.

kthrcds ha detto...

Il governo avrà l'unico scopo di compiacere la Ue, anche a costo di distruggere l'Italia, e darà avvio allo smantellamento dei servizi pubblici. Ogni obiezione sarà respinta con un semplice “ce lo chiede l'Ue”. I servizi saranno tagliati automaticamente senza che il Parlamento possa intervenire, perché Fiscal compact, Mes, Six pack, ecc., scavalcano l'autorità dei parlamenti nazionali. Sarà la Commissione europea a decidere quanto, come e dove spendere il denaro dei contribuenti italiani.
Ovviamente anche il piano per la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare dovrà essere approvato dai burocrati dell'asse Merkel-BuBa-Bce. Quindi finirà inevitabilmente per incappare nelle maglie strettissime della rete del risanamento dei conti pubblici, e sarà respinto.