martedì 18 giugno 2013

Dalla parte dell'Europa dei Popoli



 L'ARS (Associazione Riconquistare la Sovranità) ha celebrato il 15 e 16 Giugno scorsi a Pescara la sua seconda assemblea nazionale. Del suo presidente, il prof. Stefano D'Andrea, vi abbiamo postato una breve intervista in questo post. E come immaginiamo già tutti sappiate, l'agenda ideale e politica dell'ARS è la ripresa delle abilità, è proprio il caso di chiamarle così! e non solo sovranità, politiche nazionali che in questi anni sono state cedute ad organismi europei il cui carattere popolare democratico e collegiale è del tutto assente. Anzi, tali organismi europei a questi caratteri più propriamente sembra opporvisi.



Se tutta l'Europa oggi è attraversata da impeti centrifughi, alla quale va sommata l'azione destabilizzante  di ormai tutta l'area del Mediterraneo (benarrivata, Turchia!) e che in parte ha visto protagonista qualche Paese membro di questa Europa ma non di tutta l'Europa, ebbene lo si deve ad un'architettura politico-amministrativo dove l'imperio del tecnicismo mostra tutta la sua insufficienza di razionalità.
Come abbiamo scritto a commento di altri post in altri luoghi che quotidianamente leggiamo, la crisi della politica contemporanea è una crisi delle sue ragioni e delle sue abilità risolutive. La pretesa di rendere "tecnica" la cura degli affari comuni è platealmente fallita. E tutti, sia a destra che a sinistra, oggi sono costretti a fare i conti con i limiti di questa ragione politica, la cui insufficienza non è solo europea ma globale.

Siamo certissimi che da qui alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, e forse anche di quello italiano, il carattere autoritario ed impopolare di questa Europa tecnocratica, insieme ad una politica che non riesce più ad instaurare un dialogo simbiotico e pattizio con il popolo ma unicamente una sua riduzione funzionalistica che si esaurisce nell'attimo della conquista del consenso (il giacobinismo di ritorno dei nostri attuali tempi, dove i politici di turno come novelli Robespierre si convincono di quello che dicono mentre lo dicono!), saranno il piano del dibattito elettorale.

Se è vero che movimenti e partiti che rimettono in discussione questo assetto europeo sono sorti non solo in Italia ma ormai in ogni Stato nazionale europeo (l'ultimo in Spagna), e che riguardano non solo i Paesi aderenti all'area euro ma anche i Paesi che detengono ancora la propria moneta (come la Gran Bretagna, dove il movimento politico indipendentista UKIP è attualmente la seconda forza politica nazionale), la questione della moneta unica sarà solo accessoria alla questione di quale Europa abbiamo costruito, e che sempre più ci appare soffrire dei mali che storicamente l'hanno attraversata e ai quali i Padri Fondatori della Comunità Europea vollero porvi rimedio dopo le profonde lacerazioni della II Guerra Mondiale, e che oggi sono indubbiamente stati traditi.

2 commenti:

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Vorrei soltanto avanzare un dubbio, che poi è quello che mi condiziona nel rapporto con Stefano, che devo ringraziare per la pazienza con cui ha letto il mio libro.
Il mio dubbio è se sia la cosa giusta da fare quella di fondare un'organizzazione che si dichiari sovranista.
Intendo dire che uno può bene convenire sulla necessità di restituire certi tipi di sovranità (prima di tutti monetaria) all'Italia, e nel contempo ritenere che questo possa essere considerato solo come un obiettivo tra gli altri, non quello che caratterizza l'organizzazione. Questa dovrebbe basarsi su aspetti fondamentali che riguardano la stessa concezione della realtà, sennò mi pare che ci sia il pericolo di contribuire al rumore di fondo a cui tutti finiamo anche inconsapevolmente per contribuire nella società contemporanea.
Nel merito, sono convinto che uscire dall'euro e perfino dalla UE, pure essendo passi doverosi, non possano essere risolutivi se noi continuiamo a volere onorare il nostro debito pubblico e se non abroghiamo la famigerata legge Andreatta che ha sancito il divorzio della Banca d'Italia dal tesoro, tanto percitare alcuni elementi interni all'economia.
In caso contrario, arriveremmo alla conclusione in qualche misura paradossale che si a stata la Merkel a generare la crisi. La crisi è nata non dal rigore europeo, questo rappresenta la reazione assurda a una crisi importata dai paesi anglosassoni, ed è dovuta alla situazione opposta, non alla carenza ma all'eccesso di liquidità, ma qui non posso approfondire più di tanto questi aspetti che richiedono molto spazio. Del resto, sul mio blog, ne ho trattato ripetutamente ed anche di recente.

N.O.I. - Nuova Officina Italiana ha detto...

Grazie, Vincenzo. Le tue perplessità di fatto sono rintracciabili oltre che in questo post anche nei precedenti che affrontano la questione. Oltretutto c'è da porre particolare attenzione al fronte reazionario che intorno la questione dell'uscita dalla UE e dall'euro sta costruendo la propria propaganda. Il rischio che si corre è quello, come tu stesso sollevi, di non articolare anche una posizione ed una prospettiva politica. Se non si compie anche questo salto, il rischio sincero è che la situazione sfugga di mano e si faccia i porta acqua al re di prussia. Ad ogni modo, seppur a volte vengono catturati dalle retoriche grilline e di becchi, il sito di main-stream e lo stesso Stefano mi paiono essere interlocutori disposti al confronto. Cosa che non rilevo, invece, in Bagnai, il cui stile e metodo mi appaiono sempre più non corrispondenti.
Qui, su N.O.I. ad ogni modo stiamo riponendo massima attenzione alla questione, cercando di sollevare, come oltretutto fai tu, ogni legittimo dubbio di uso strumentale del dibattito, e facendo in modo di porre all'ordine dell'attenzione questioni per nulla accessorie.
In questo senso, credo sia necessario, anche se ci sono moltissime resistenze che francamente non riusciamo a spiegarci se non per una saldatura personale pre-esistente fra taluni uomini e talune donne, dicevamo è necessario portare subito il dibattito all'interno della sinistra che si definisce radicale, e attivare anche in tal senso quella parte del M5S che su questa questione è sensibile. Solo così potrà entrare in agenda. Altrimenti andremo dritti al disastro come tanti topini che inseguono i pifferai.