lunedì 31 marzo 2014

Gettito fiscale 2012: i dati del Ministero Finanze - Cresce l'iniquità reddituale

di Alice Neave

Il Ministero delle Finanze italiane pubblica il report delle entrate fiscali IRPEF 2012. Ed i dati sono molto interessanti ed indicativi di quello che sta accadendo nello scenario italiano del lavoro.




Innanzitutto il numero dei contribuenti è di 41,4 milioni, +0,2% rispetto all'anno precedente non ostante il PIL si sia contratto di -0,8% in termini nominali e di -2,5% in termini reali.
Il totale dichiarato è di 800 miliardi di euro, pari ad un reddito medio di 19.750,00 euro (+0,5% rispetto al 2011).
Il reddito mediano è però di 15.654,00 euro, ovvero che  metà dei contribuenti non supera questo reddito! Coloro che dichiarano meno di 15.000 l'anno sono 19.912.000 di contribuenti, pari al 48% del totale!
Il 5% dei contribuenti con i redditi più alti detiene il 22,5% del reddito complessivo, più di quanto detiene la metà dei contribuenti con i redditi più bassi. L'86% dei contribuenti che guadagna fino a 35.000 euro l'anno contribuisce complessiva,mente per il 48% del gettito complessivo IRPEF. Mentre il restante 52% del gettito complessivo e versato dai contribuenti (il 14%) che guadagnano più di 35.000 euro l'anno! La sperequazione dei redditi è elevatissima, quindi. 29.000 soggetti, pari al 5% dei contribuenti complessivi, guadagnano più di 300.000 euro l'anno, e versano quindi il contributo di solidarietà del 3%.
Il reddito medio complessivo su base regionale più alto è detenuto dalla Lombardia con 22.320,00 euro. Il più basso dalla Calabria con 14.170,00 euro.
Un altro dato parecchio interessante è che il reddito medio dei lavoratori autonomi è di 36.070,00 euro, mentre quello degli imprenditori (s'intende qui come imprenditore colui che è titolare di ditta individuale, non di chi esercita attività imprenditoriale in forma societaria, inoltre fra gli imprenditori vengono anche sommati coloro che non hanno alcun dipendente) è appena di 17.470,00 euro. Il reddito medio dei lavoratori dipendenti e subordinati è di 20.280,00 euro, mentre quello dei pensionati di 15.850,00 euro.
Un confronto con l'anno precedente mostra che i redditi da lavoro dipendente e le pensioni sono cresciuti, seppur meno dell'inflazione. Mentre i redditi da impresa, da lavoro autonomo e da partecipazione sono sensibilmente diminuiti.

Un dato parecchio interessante è quello che emerge dal confronto con il dato pre-crisi del 2008 rispetto alla numerosità delle macro-tipologie di contribuenti, ed ovvero che rispetto al 2008 nel 2012 c'erano circa 350.000 lavoratori dipendenti in meno, 190.000 pensionati in meno, 32.000 imprenditori in meno, 138.000 soggetti in meno che dichiarano reddito da partecipazione, ma  128.000 soggetti in più che dichiarano di svolgere lavora autonomo. Le partite Iva sono quindi in aumento, stando a significare che l'uscita dal mercato del lavoro e le scarse possibilità di rientrarvi in qualità di dipendente sia per gli espulsi che per i giovani in cerca di prima occupazione, ha veicolato l'apertura di partite Iva come possibilità di accesso al reddito.

Nei 4 anni in esame emerge che il reddito medio dei lavoratori autonomi è diminuito più del 14%, e quello degli imprenditori dell'11%. Quello dei redditi da lavoro dipendente e delle pensioni, invece, ha subito una riduzione più contenuta attestandosi mediamente sopra il 4%. In ogni caso, i redditi medi sono diminuiti per tutti, a prova che la contrazione dei salari e dei redditi generali è la via maestra che le politiche fiscali e monetarie stanno spingendo per recuperare competitività sul mercato globale. Nulla, comunque, viene ulteriormente detto sulla distribuzione dei redditi sui percentili dei contribuenti, poichè sarebbe molto interessante verificare se la caduta dei redditi è sofferta più da alcuni contribuenti rispetto ad altri, e che quindi si è andato consolidando in questo periodo una sperequazione nella redistribuzione dei redditi fra la popolazione lavoratrice e pensionata.

Dei 41,4 milioni di contribuenti, più di 10 milioni (poco più del 25%) non versa IRPEF, mentre per i 31,2 milioni di contribuenti che generano versamenti IRPEF con i loro redditi versano mediamente 4.880,00 euro.

Il gettito IRPEF addizionale comunale e regionale è complessivamente aumentato, in particolar modo in Lombardia, Lazio, Campania ed Emilia Romagna. Il più basso gettito e quello della Basilicata.

Il documento di sintesi è possibile leggerlo a questo link, mentre i dati più analitici (seppur non di molto) a quest'altro link.

In questa sede ci limitiamo a sottolineare alcune e poche cose, oltre quelle già lette sopra, ed ovvero che la classe di età che corre dai 15 ai 24 anni e che versa IRPEF è appena del 4%, e quella dai 25 ai 44 anni del 31%. Il grosso dei versamenti IRPEF lo fanno gli altri range di età, dai 45 ai 65 anni, e oltre i 65 ani di età. Quindi, fra i giovani e i non più giovani il disagio è altissimo, tanto che non contribuiscono al gettito fiscale ed ovvero non percepiscono reddito. Se pensiamo che la popolazione, al 1 Gennaio 2013, fra il range di età 15-44 anni era di 22.119.032 abitanti, contro poco più dei 29 milioni di popolazione fra il range di età compreso fra i 45 anni e oltre... si capisce quali generazioni stanno pagando i costi del disastro! Il 43% della popolazione attiva (dai 15 anni in poi) in età lavorativa, che contribuisce per appena al 31% del gettito fiscale IRPEF complessivo, evidentemente percepisce redditi bassi rispetto al 57% della restante popolazione attiva che corre nel range 45 anni e oltre e che contribuisce per il 60% del gettito IRPEF complessivo, ovvero 540 miliardi di euro su 800 miliardi totali!



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