lunedì 4 marzo 2013

DI TUTTA UN'ERBA... UN FASCIO: le castronerie di Beppe Grillo



Non sono tra quelli che vogliono accodarsi alla miriade di commentatori che intendono rappresentare Beppe Grillo, Casaleggio e il MoVimento 5 Stelle come la nuova espressione, storicamente definita, del fascismo. Chi, come me, conosce i tanti militanti del MoVimento 5 Stelle tutto può pensare tranne che siano dei fascisti. Difetti ne hanno, ma non quello di intendere la partecipazione politica come privazione dell'altrui partecipazione. Tanto meno lo sono Casaleggio e Grillo dei fascisti, seppur nelle forme contemporanee che molti vanno attribuendogli. Potete leggere molti altri, di notevole fama e al soldo pubblico, che dicono e scrivono di peggio, senza essere di nessuna Casa Pound, che in confronto sembrano quattro improvvisati.

Il fenomeno, per la sua variegatura, merita di essere meglio approfondito e studiato, dal punto di vista sociologico. Inoltre, le nuove tecnologie certamente consentono, o potrebbero consentire, una partecipazione democratica diversa da quella finora conosciuta e sperimentata. Il tempo ce ne darà ragione.
Tuttavia, le ultime cose scritte da Beppe Grillo nel suo blog (clicca qui) dove viene attaccato il diritto dell'eletto a godere dell'assenza del vincolo di mandato, così come è definito dall'art. 67 della nostra Costituzione, non mi piace per nulla affatto.
E spiegheremo il perchè


Il nostro Beppe Grillo scrive nel suo blog:

L'elettore, al momento del voto, crede in buona fede alle dichiarazioni di Tizio o Caio, di Scilipoti o De Gregorio. Lo sceglie per la linea politica espressa dal suo partito e per il programma. Gli affida un mandato di un lustro, un tempo lunghissimo, per rappresentarlo in Parlamento e per attuare i punti del programma. Gli paga lo stipendio attraverso le sue tasse perché mantenga le sue promesse. Il voto è un contratto tra elettore ed eletto ed è più importante di un contratto commerciale, riguarda infatti la gestione dello Stato. Se chi disattende un contratto commerciale può essere denunciato, chi ignora un contratto elettorale non rischia nulla, anzi di solito ci guadagna. E' ritenuto del tutto legittimo il cambio in corsa di idee, opinioni, partiti. Si può passare dalla destra alla sinistra, dal centro al gruppo misto, si può votare una legge contraria al programma. Insomma, dopo il voto il cittadino può essere gabbato a termini di Costituzione. L'articolo 67 della Costituzione della Repubblica italiana recita: "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". Questo consente la libertà più assoluta ai parlamentari che non sono vincolati né verso il partito in cui si sono candidati, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori. 

Orbene, pur dando credito alla natura contrattuale e civilistica fra elettore ed eletto che verrebbe ad instaurarsi al momento del voto, gli unici che possono recedere dal contratto sono le parti in gioco, ovvero l'elettore e l'eletto. L'eletto può farlo anche in corso d'opera del suo mandato per motivi giustificati da una qualche ragione (poniamo di Stato o anche di coscienza personale o anche per corrispondere ad un interesse maggioritario di cui è portavoce fra i suoi elettori) e l'elettore nella riconferma del mandato parlamentare alle successive elezioni. Ma sappiamo ben tutti che questa attuale sciagurata legge elettorale non consente di esprimere il voto di preferenza (che tal'altro quando è possibile - elezioni amministrative -  è un diritto che esercitano appena il 50% degli elettori!), e che nulla vieta ad un partito di candidare in posizione "sicura" il traditore del precedente mandato elettorale.
 
Quindi, se Beppe Grillo intende scrivere che un'organizzazione, in vece dell'elettore, arroga a sè il diritto di recessione dal contratto elettorale per inadempienza dell'eletto, questo è FASCISMO! Se un qualsiasi partito intendesse espellere non solo dal proprio movimento politico ma anche dal Parlamento un eletto che votasse, per ragioni non penalmente perseguibili, leggi non corrispondenti ai programmi politici di quel partito, ebbene questo atteggiamento può definirsi FASCISTA!

E poi, in corso d'opera del mandato, l'elettore verso chi si rivolge per vedersi adempiuta la prestazione concordata dal contratto elettorale? Presso quale tribunale? Grillo non era quello che, giustificatamente, denunciava nei suoi comizi che in Italia vi sono 200.000 avvocati professanti contro gli appena 20.000 della Germania? 
E poi, quale sarebbe l'oggetto della prestazione? Un interesse particolare, che ha appunto natura privata e civilistica... oppure l'interesse generale, che invece ha natura pubblica? Se gli interessi particolari si perfezionano, ferme restando le condizioni di non nullità ed annullabilità del negozio giuridico, con la sottoscrizione del patto dove ognuna delle parti è tenuta a fare quanto concordato e nulla di meno e di più nel rispetto delle leggi della comunità, l'interesse generale (o bene comune) si costituisce nella produzione di leggi che intervengono nella quotidianità delle esistenze delle persone, e la cosa è ben più complessa ed articolata.

Ma, vogliamo dare credito a Beppe Grillo, e pensare che abbia espresso male un'opinione anche diffusa nel senso comune, ovvero che chiunque si sia macchiato di "trasformismo" per meri interessi personali e dietro il corrispettivo di un bene qualsiasi (denaro, immobili o altro favore) non debba più avere "occasione" di essere ricandidato da un qualsivoglia partito o movimento. Fermo restando che questo parlamentare ha commesso reati di peculato e/o corruzione, reati che sono perseguiti dal diritto penale italiano non ostante gli interventi legislativi intervenuti in questo ultimo periodo di tempo della storia d'Italia. Se invece, e ancor più, Grillo intende promuovere la stesura di un codice etico fra i partiti ed i movimenti italiani che impedisca che questi trasformisti possano essere rieletti da qualche altra parte, può farlo. Può anche pensare che il suddetto codice etico debba prevedere che non si possa promuovere la candidatura di chiunque abbia "tradito", fosse anche senza aver commesso reato ma solo per rispondere alla propria coscienza personale. Ma non può impedire per legge che questo "traditore" del mandato elettorale possa trovare promozione presso altri partiti, o fondare un proprio movimento e chiedere il consenso ai cittadini. Tirare in ballo l'art. 67 della Costituzione, così come fa Grillo, lascia intendere che si voglia intervenire sul piano legislativo piuttosto che su quello etico. E questo è inaccettabile. Coloro che stesero l'art. 67 sapevano bene che, fermo restando che tutti i cittadini sono uguali difronte alla legge pur se non come vorremmo, la tutela della libertà del parlamentare è corrispondente alla tutela della libertà del cittadino. E nessuna può prevaricare l'altra.

Insomma, se Beppe Grillo è così preoccupato che

l'eletto può fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza rispondere a nessuno. Per cinque anni il parlamentare vive così in un Eden, in un mondo a parte senza obblighi, senza vincoli, senza dover rispettare gli impegni, impegni del resto liberamente sottoscritti per farsi votare, nessuno lo ha costretto con una pistola alla tempia a farsi inserire nelle liste elettorali. La circonvenzione di elettore è così praticata da essere diventata scontata, legittima, la norma. Non dà più scandalo. Viene concesso al parlamentare libertà preventiva di menzogna, può mentire al suo elettore, al suo datore di lavoro, senza alcuna conseguenza invece di essere perseguito penalmente e cacciato a calci dalla Camera e dal Senato.

si prenda la responsabilità di cambiare l'attuale legge elettorale, così da renderla più democratica di quella che è e che piacque tanto a Berlusconi come a Fassino come a Bossi e compagnia bella, e in primo luogo ripristiniamo il sacrosanto diritto di eleggere i parlamentari che vogliamo, senza dover andare a sceglierli, in forme e sostanze non segrete e generali, presso quelle parodie elettoralistiche chiamate primarie o parlamentarie che dir si voglia. 

Caro Beppe Grillo, il diritto, fondamento del patto di cittadinanza, non è roba da blog, ma da aula parlamentare (finchè non sarà possibile di meglio e di più) e di interesse generale. 
Altrimenti è protervia.

1 commento:

Sils ha detto...

Hai perfettamente ragione .
Cito Gomez Davila: La legittimità del potere non dipende dalla sua origine ma dai suoi fini. Per Grillo , invece, nulla è vietato al potere se la sua origine lo legittima.

Silvio Morais D'Amico