lunedì 7 maggio 2012

ELEZIONI IN EUROPA 2012: risultati amministrative parziali in Italia

Il sacrificio di Isacco (dettaglio) - Caravaggio
Forse è bene cominciare a inquadrare quello che è accaduto nelle elezioni amministrative parziali di oggi prendendola un po' la lontano.
I risultati di un'indagine del 2011 di Fondazione Impresa su 600 imprese manifatturiere italiane con meno di 20 addetti evidenziano su cosa le piccole e medie imprese innovano ed investono. Qui intendo sottolineare in particolare che le innovazioni organizzative sono state le meno diffuse (22%), rispetto alle innovazioni di processo e di prodotto. Quindi, pochi investimenti sulle persone e la qualificazione del lavoro e dell'organizzazione, ed affidamento totale della competitività all'acquisto di qualche nuova macchina più efficiente e all'inventiva personale per l'innovazione di prodotto. Investimenti, tra l'altro, che per più della metà assommano a meno di 10.000 euro. Solo il 22% del campione ha speso più di 50.000 euro.
Parallelamente abbiamo assistito, attraverso diverse tecniche, al contenimento del costo del lavoro al fine di conservare una qualche competitività nel mercato dei beni, e lo si è fatto in due diverse modalità, una complementare all'altra: attraverso la precarizzazione e la polverizzazione dei contratti di lavoro da un verso, attraverso le sanatorie degli immigrati extraeuropei senza permesso di soggiorno presenti sul territorio nazionale e le massicce quote d'ingresso previsti al fine di avere manodopera, anche poco qualificata, per per le fabbriche italiane ed ad un costo retributivo contenuto. Gli effetti sono oggi che le nostre retribuzioni sono fra le più basse d'Europa, le imprese non sono state incentivate a formare e qualificare il loro personale (pochi laureati nelle PMI), la nostra competitività è meno che africana, i giovani passano da un lavoro all'altro inquinando la loro posizione pensionistica e contributiva passando fra diverse gestioni separate dell'INPS, e adesso con un gran numero di lavoratori extracomunitari  senza lavoro... insomma, un esercito di sottoproletari che, dopo le svalutazioni della moneta che fu la lira, sono serviti a rallentare il collasso economico italiano, nell'inezia generale di tutta la classe dirigente politica, imprenditoriale, amministrativa e sindacale.
L'impoverimento sociale e culturale della popolazione italiana penso sia stato indotto attraverso l'assalto al lavoro ed all'imprenditoria piccola e media, resa asservita alla grande industria ed oggetto di fenomeni di terziarizzazione che tanto male hanno fatto ai territori, impoverendo quest'ultimi di competenze, inquinando urbanisticamente le zone industriali, insidiando le logiche proprie del lavoro artigiano e piccolo-imprenditoriale per come lo conosciamo nelle sue più corrispondenti e leali espressioni, impedendo a questo ceto imprenditoriale di riuscire ad esprimere una classe dirigente ed amministrativa che fosse all'altezza delle sfide che si stavano affacciando nei mercati globali, ed invece accettando e sostenendo espressioni politiche che nulla hanno potuto oltre il solleticare la pancia l'egoismo ed il cinismo delle persone. Tutta una serie di errori commessi fin dagli anni '80, e consolidati più nettamente dagli anni '90 in poi, oggi fanno gridare all'anti-politica ed al populismo. Ma il fenomeno delle "escort" che non provengono più da famiglie povere cosa sarebbe? E le nuove formazioni professionali parassitarie nel campo finanziario cosa sarebbero? E la mentalità antisociale, individualista, sempre pronta alla compromissione, che è così diffusa ed ha incancrenito le menti degli stessi giovani, come la chiamereste?
Fenomeni di Sottoproletariato.
E a chi giova ?
Non ai cittadini e a tutti coloro che del lavoro e dei frutti delle fatiche sanno riconoscerne il valore. Profittevole invece proprio a coloro che mortificano il lavoro, e che paradossalmente da questo impoverimento sociale e culturale (oltre che economico) ne hanno tratto e ne traggono vantaggio. E la reazione popolare che registriamo per la maggiore si esprime nell'impropero, quanto mai indicativo, "andate a lavorare!". 
Un modello umano nuovo che doveva riuscire funzionale ad un modello produttivo e consumistico, e un modello sociale funzionale ad un ceto amministrativo e dirigente inadeguato, che raccolgono e consolidano la non partecipazione per un verso, e dall'altra il riflusso elettorale e una attenzione alla cosa pubblica in forme improvvisate dal punto di vista della  progettazione e della gestione amministrativa. Questo sono state la liste autonomiste sia nell'Italia Settentrionale come  nel Meridione d'Italia, o le liste personalistiche che vediamo sempre più emergere e diffondersi, come se la cosa pubblica fosse un affare ... privato. Appunto.
E in questo bailamme emergono e si rafforzano le posizioni giacobine e di tali Roberspierre all'ultima moda che più che altro si convincono di quello che dicono, veicolando bene il risentimento di un popolo abbandonato al proprio destino di impoverimento culturale, sociale e di cittadinanza. Oppure di Masaniello di ritorno, che al Meridione hanno un fascino antico e mai assopito. Certamente, il popolo italiano con il suo voto esprime lo stato di confusione ed dissociazione cognitiva, dato che con il suo voto politico del 2008 non portò in parlamento liste partitiche di minoranza, per poi nel 2011 eleggere come sindaco, in città di caratura europea, candidature e uomini espressione di quelle stesse liste.


Intanto anche in queste elezioni amministrative parziali si assiste ad un ulteriore riflusso dell'esercizio del diritto di voto che, seppur in maniera più contenuta rispetto a quanto abbiamo notato nelle altre elezioni europee consumate in questi giorni (ad eccezione della Francia), sta a segnalare la sfiducia della popolazione nella classe dirigente amministrativa. L'affluenza alle urne è più bassa, 68%. 
L'altro dato significativo è la dura sconfitta elettorale che il PDL deve adesso elaborare, erosa in parte dall'astensionismo, ma molto di più dovuta agli errori prodotti in questi anni da un processo di selezione della classe dirigente completamente inadeguata ed avulsa dai territori, scollata completamente dalla realtà del paese, produttrice di un senso civico che adesso la punisce e che altri si son fatti trovare pronti a raccogliere. Stesso errore, oltretutto, commesso dal centrosinistra e dal partito che maggiormente ne esprime le sorti ed i destini, seppur le primarie per un verso (con candidati del PD che perdendole ne hanno salvato i risultati complessivi di coalizione e di parte) e il frazionamento alla sua sinistra in formazioni che provano a segnare una discontinuità a parole di cui si avvantaggiano, ne confermano la profonda crisi. 
Un dato però mi pare in continuità con il passato, ovvero l'incapacità diffusa da parte del popolo italiano di percepire e rivivere la partecipazione politica come impegno e responsabilità. Gli italiani, in questi giorni di campagna elettorale, la parola che più pronunciavano era "sfiducia". Ed un  popolo sfiduciato è un popolo piegato a derive conservatoriste, a sfarinamenti sociali, a ripieghi estemporanei e disorganizzati, a reazioni  criminali come quelle che oggi hanno visto vittima l'a.d. di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. E soprattutto disposto a cedere la propria sovranità e il proprio diritto di cittadinanza al primo che passa, anche senza passaporto europeo. E questo sarebbe grave, perchè di Europa abbiamo bisogno, anche se migliore di questa. Ma le sollecitazioni centrifughe di queste elezioni sottopongono l'Europa a forti rischi di deriva, e rischiano di riverberarsi negli stessi stati nazionali,  indebolendo ulteriormente la posizione del continente europeo nel quadro geopolitico internazionale.

P.S.
E' di queste ore la rinuncia, da parte del leader di Nuova Democrazia, a formare un nuovo governo per la Grecia. Il partito di maggioranza relativa in pochissime ore ha rimesso il mandato. Adesso sarà il turno del leader del Pasok, che entro 3 giorni deve sciogliere le riserve per la formazione, veramente difficile, di un governo.

P.S.S.
I voti alle liste del Movimento 5 stelle, sostenute dal Beppe Grillo, indovinate da dove vengono? Da Sarego, paesino di 6.500 abitanti in provincia di Vicenza nel profondo NordEst che esprime, per adesso, il primo sindaco del Movimento


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