sabato 26 aprile 2014

L'indignazione e l'impotenza - di Leonardo Tinelli

'Perpetual Fluidity' by Michael O’Gorman

“POLITICA E CULTURA”
PER LA PRESENTAZIONE
del I° e II°  volume degli “Scritti interni” dell’Associazione Culturale “Vittorio Tinelli – Parole e cose nuove”


L’indignazione radicale supponente, (i. e. l’umanissima, troppo umana, impotenza) sono alla base di quanto costituisca la necessità dello spostamento del cadavere della politica che bisogna portare a termine. Mentre proprio l’indignazione supponente, la migliore delle risorse ideologiche di cui l’Occidente dispone, non consente di avvicinare per nulla il caso in questione e in generale impedisce che alcun atteggiamento scientifico a proposito si imponga.


La maturità di un atteggiamento che comporti vicinanza alla grave crisi della politica che viviamo, impone, invece, che si faccia leva sulle risorse che hanno consentito di stare vicino alla malattia, alla mancanza di salute che ogni opera umana comporta. Facendo nostra quella dimensione dell’interrogare, del chiedere e del mettere in tensione gli atti di conoscenza e comprensione che accompagnano sempre l’agire degli uomini, anche quando il pericolo incomba e la riuscita rimanga contrastata.

Che questa sia la dimensione umana più diffusa e migliore dove al supporre viene sostituito il fare, oggi si concede per evidenza, ma, a maggior ragione, si deve riconoscere come non sia possibile finire di dire e raccontare gli atti che lo contraddistinguono.
È ciò che l’Occidente identifica con il termine cultura. Ovvero quella dimensione etica che non ha confini e che è in grado di contenere ogni operatività umana per come questa è destinata a sopportare ogni trasformazione e rincorra senza tregua ogni divenire.

Mettere la cultura, la materia stessa dell’operatività umana a informare la politica è dunque lo stesso obbligo di intenderla ed esercitarla. Addirittura si deve pensare in Occidente che cultura, la base etica di ogni errore, ovvero la stessa necessita del comprendere la nostra natura, sia la politica. È, infatti, impossibile separare ciò che si ritiene distribuibile e ciò che si intende come indivisibile. Il distribuire, come lo stesso partecipare, non possono essere intesi come separati a far capo ad una fenomenologia adattiva che comporti messe in scena per gradi o per opportunità di quanto il rappresentare vi corrisponda. È vero, invece, il contrario. Per l’agire politico è indispensabile che l’intenzione corrisponda alla natura delle cose. In questo modo si resta vicini alle cose e le si intende condividendole interamente. Avendo cognizione che della ricchezza, ad es. è impossibile finire di dire tutto se non dicendolo!!! Se non continuando ad interrogarsi sul come la ricchezza cresca e come, e per quali ragioni, diminuisca, mentre non sappiamo se sta diminuendo o se sta accrescendosi!!!

Non sarà sufficiente, dunque, ogni passato, ogni cultura e tutto il nostro manchevolissimo navigarci se non si resti disponibili al sorprendente nuovo che la vicinanza alle cose comporta e sempre comporterà.
L’agire politico, dunque, non è mai una applicazione, una derivazione di potenza, un potere, addirittura una teoria, se non compromettendosi e negandosi. Ovvero, l’agire politico non sopporta per sé, mentre le concede per ogni istante suddivisibile, tutte le sostituzioni che la supponenza della mente umana inventa pur di evitare un pericolo o favorire una condizione di vantaggio.

Questo atteggiamento sembra oggi indispensabile e vincente. Le tante figure d’accatto, che dominano la politica in Europa, lo confermano e consentono che pericolo e vantaggio vengano tolti dalla umana impotenza, troppo umanamente cedevole e si innestino, sostituiti nel loro stesso significato, addirittura nel loro stesso valore, nella loro forza, nella supponenza indignata che chiede immediata soluzione a ciò che si teme quale pericolo e a ciò che si desidera come vantaggio, spostando la più piccola frazione di tempo astratto nel prima o nel poi.  Dando luogo così, al tempo quotidiano, al tempo del mondo, al tempo delle trasformazioni, mancando questi, inevitabilmente, di ogni stessità e ripetizione, di ogni mondo avvertito e di ogni necessità del trasformare medesimo che annulla, al contrario di quanto si crede, ogni tempo frazionabile.

La ripresa della necessità dell’agire politico, dunque, si basa sugli elementi etici che costituiscono il “sotto” imprescindibile dell’umana natura e che si esprimono immediatamente in forme culturali sulle quali traccia umana è stata lasciata.

Gli scritti interni dell’Associazione culturale “Vittorio Tinelli – Parole e cose nuove” vogliono essere un contributo a proposito. Nati, come dice Vittorio Tinelli per il suo “Quaderni forbici e fantasia”, nel “silenzio”, ma dove l’operatività, questa volta della mente, piuttosto, come nel suo caso, delle mani, non meno che all’intelligenza di tutti sono dedicati. E come l’infinito accosto delle forme per i suoi ritagli, non può che essere offerto, quale dono impossibile da trattenere presso qualcuno, a chi ancora non lo ha mai pensato, alla stessa maniera, alla mancanza che si farà intelligenza, queste pagine sono consegnate, perché dalla mancanza sono nate e quella contengono degnissima! Mancanza come straordinaria ricchezza che l’attività della mente ha sempre nelle sue potenzialità adattive.
Fino a poter dire che la politica sia il dono migliore, che gli uomini si scambiano reciprocamente tutti.


La presentazione dei due volumi disponibili anche in CD, avrà luogo domenica 10 Maggio alle ore 18,30 presso il Chiostro di San Domenico a Noci (BA). A tutti i convenuti sarà consentita lettura e commento delle scritture raccolte nei volumi.

Nessun commento: