sabato 27 luglio 2013

La città è (apparentemente) tranquilla



La situazione non dev'essere per nulla facile se ad una penna come quella di Massimo Franco del Corriere viene chiesto di prendere una posizione netta in favore dell'attuale governo e contro l'unica forza politica che nel Parlamento, all'interno delle regole democratiche e parlamentari e non sovvertendole come si vuol far intendere, cerca di fare opposizione all'ampia maggioranza governativa del "rinvio permanente".



Il giornalista oggi sul Corriere scrive:

L’ostruzionismo sul primo «decreto del fare» del governo, al quale non si esclude possa seguire quello sugli altri quattro, sta rallentando i lavori della Camera e provocando uno spreco di denaro pubblico.

Ora, che l'esercizio della democrazia venga fatto passare per spreco di denaro pubblico, a fronte della marea di denari pubblici che, in forma clientelare parassitaria e corrotta, viene quotidianamente effettuata dal centro e da ogni periferia dell'Italia, è una caduta civile e politica che deve destare preoccupazione e parecchio sospetto. E' di questo scorso mese, ad esempio, l'emergenza giudiziaria sulle indagini della magistratura sulla rete di corruttela che il Consorzio Nuova Venezia ha negli anni tessuto intorno al MOSE. Ed ogni giorno in Italia se ne sa una nuova sullo stato di decadenza giuridica e civile di questo maltrattato Paese. Fresco di giorni è l'arresto dell'intera famiglia Ligresti. Evidentemente Massimo Franco deve aver perso la bussola per essersi esposto a così tanta rivendicazione di efficienza finanziaria dello Stato. Oppure non deve aver mai incrociato nei corridoi del palazzo di Via Solferino i suoi colleghi Stella e Rizzo. Oppure, molto più probabilmente, deve aver fatte sue le preoccupazioni che attraversano un potere inadeguato ed autoreferenziale che non può, nel paradosso che incarna nella sua impotenza, fare altro che non-decidere. E quindi, finalmente, l'ha trovata... la bussola.

Questo governo meglio e più degli altri sta continuando nell'operazione di esautorazione del ruolo del Parlamento nella funzione di rappresentazione della volontà popolare, iniziata dagli stessi partiti attraverso prima le modifiche delle leggi elettorali in senso maggioritario per garantire quella che viene definita "la governabilità", e col colpo finale togliendo il diritto politico all'elettorato attivo di votarsi, in forma diretta e consapevole, i propri rappresentati parlamentari con l'eliminazione del voto di preferenza. Questo potere rappresentativo ormai solo di sè stesso è unicamente  preoccupato, ahinoi, di garantire la conservazione delle proprie posizioni asfissianti e di tutti coloro che ne costituiscono il blocco sociale che ha imbruttito la cultura politica, oltre che civile, dell'Italia. 

Il delirio di Massimo Franco, che si riconosce nella specularità che rintraccia nelle posizioni che contrasta col suo scritto, è bene leggerlo, e fissarselo nella memoria. Poichè ormai questo potere sta chiedendo a tutti, ma proprio a tutti, di prendere posizione netta e favorevole per il colpo di grazia che vuole darsi alla democrazia.
Massimo Franco sembra non accorgersi che ormai da tempo il potere esecutivo ha inglobato anche quello legislativo, e che a botta di fiducie la funzione legislativa è stata espulsa dal Parlamento e cooptata dal governo, da qualsiasi governo sia in carica, non ostante i parlamentari siano di esclusiva nomina dei partiti che ne costituiscono poi le oligarchie esecutive. Ma evidentemente non si fidano manco di quelli che hanno messo lì loro. E in questa appena iniziata legislatura, di sette e congiure di palazzo ne abbiamo viste a non finire, e certamente lo spettacolo non finirà a breve ma anzi proseguirà all'infinito, come una telenovela alla quale ci siamo nell'immaginario abituati, almeno finchè questi resteranno  e resisteranno maggioranza del Paese. 

E dovremmo fidarci noi di questi parlamentari? Dovrebbe il popolo italiano fidarsi di una serie di nominati dalle oligarchie del potere che non godono manco della fiducia delle stesse oligarchie quando, rivelandosi anche l'ingegnerismo elettoralistico insufficiente per la conservazione del potere e l'allontanamento di ogni istanza di controllo democratico del Paese dai luoghi di esercizio della democrazia, si vuol mettere mano all'art. 138 della Costituzione che regolamenta le forme di modifica della Carta Costituzionale?

Mentre taluni attendono che il sistema (si) compia, nell'oggettivazione hegeliana di chissà quale spirito, la rivoluzione verso l'ignoto dell'Assoluto, quello che realmente sta accadendo è che il sistema si sta lasciando governare da sub-sistemi incapaci della funzione, per i domini cognitivi propri che vorrebbero invece estesi ai principi organizzativi e strutturali più ampi. Che il sub-sistema economico e finanziario, che è intrinsecamente debole per la prassi stessa che ne regola l'esposizione al rischio e che ne governa le relazioni cognitive e le tecniche di significazione, abbia preso il pieno governo dell'intero sistema, della città,  e che invece spetta e spetterebbe alla politica attraverso le dialettiche e le regole del gioco che possano consentire al sistema stesso la sua evoluzione verso forme più inclusive (e non esclusive!), deve tutti preoccuparci. 

Benvenuta, quindi, l'opposizione che spreca denaro pubblico, se questa ha consentito, mentre una parte degli italiani che possono sono distratti dalle ferie e accaldati dall'anticiclone africano Caronte, di far slittare la modifica dell'art. 138 della Costituzione a Settembre. Poichè è preoccupante che un governo, che non nè ha le funzioni, deliberi con la fiducia parlamentare, e quindi senza dibattito, la modifica della Costituzione. Ovvero, stanno gettando la maschera, sotto la quale cominciano a sudare freddo, e provano a garantirsi la persistenza e la conservazione annullando ogni istanza contraria a questo obiettivo. Operando di notte, al buio cui sono ormai abili e abituali operatori e produttori.
E' il razionalismo economicista che prova l'assalto finale all'organizzazione della complessità della polis e del suo bene. Il sovietismo mortificante dello strutturalismo economicistico che tutto piega all'indifferenza del numero così come all'astrazione e alla metafisica del potere organicistico. E' la battaglia finale della quintessenza del materialismo che si sposa con l'essenza della tecnica, e che non stanno queste nell'affermazione che tutto è solo materia e risoluzione tecnica, ma piuttosto in una determinazione metafisica per la quale ogni cosa appare solo ed unicamente come materiale da lavoro. E' la fine del pensiero.

<< Il pensiero volge alla fine quando si ritira dal suo elemento. (...) L'elemento è ciò che propriamente può: il potere. Esso (il potere) si prende a cuore il pensiero e lo porta alla sua essenza. Il pensiero è il pensiero dell'essere. (...) Prendersi a cuore una "cosa" o una "persona" nella sua essenza significa amarla, volerle bene. (...) Questo voler bene è l'essenza autentica del potere che può non solo fare questa o quella cosa, ma anche lasciar "essere presente" qualcosa nella sua provenienza, cioè far essere. (...) Potere qualcosa qui significa conservalo nella sua essenza, mantenerlo nel suo elemento. >>
M. Heidegger, Lettera sull'"Umanismo"


1 commento:

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Sono totalmente d'accordo con te.
Tuttavia, a differenza di te, non mi sorprendo per niente epr il comportamento di Franco, che già da lunga data ha ampiamente mostrato la sua totale svendita al potere.
Complessivamente, credo che la stampa sia uno dei peggiori settori dell'establishment italiano, la lista dei giornalisti che hanno tradito la propria funzione è molto lunga, si fa prima a citare coloro che si salvano, una lista molto più breve.