martedì 21 maggio 2013

Per la Germania Inc. la Cina è il futuro

Distruggere il vecchio mondo; Forgiate il nuovo mondo!
Sulle fonti rinnovabili abbiamo molto scritto qui sul blog, e spulciando l'etichetta "energia" troverete scritti a riguardo, anche aspramente critici. Più recentemente abbiamo condiviso le critiche sollevate da alcuni esperti di energia rispetto alla gestione delle politiche di incentivazione delle produzioni di energia da fonte rinnovabile, nel post Chi ha ucciso le rinnovabili?

Tuttavia, alle politiche di decentralizzazione della produzione energetica (o di produzione diffusa) abbiamo riservato anche un ampio interesse positivo, inquadrando la produzione energetica da fonti rinnovabili e le prassi di efficienza energetica come una possibilità di creazione di lavoro che non passi più attraverso la produzione ed il consumo di merci ma attraverso la spesa per investimenti. In particolare ne abbiamo scritto in La riqualificazione energetica degli edifici, e in maniera più articolata ed estesa in Distretti produttivi e Territorio: il luogo della crisi. In altri post abbiamo anche messo a parte degli sviluppi tecnologici che si stanno avviando in Europa, e che vedremo se avranno risorse e attenzioni adeguate per proseguire nello sviluppo.

Tuttavia, è indubbio che l'industria europea fotovoltaica, dopo essersi ingrassata con sovvenzioni ed incentivazioni ed aver alimentato false speranze industriali, oggi segna decisamente la spirale di morte in cui versa il settore tutto delle rinnovabili.




Della crisi e dei fallimenti delle industrie produttrici di moduli fotovoltaici già abbiamo fatto tanti nomi. Alcune sono state acquisite da grossi gruppi cinesi o taiwanesi, altri sono soltanto fallite e scomparse. In Germania, come negli USA, molti gruppi industriali hanno ricevuto finanziamenti pubblici per l'apertura e l'avviamento di industrie di produzione di moduli fotovoltaici. Alcune hanno già chiuso. Altre stanno per chiudere, come la Bosch Solar Energy AG, non ostante facciano parte di grossi gruppi industriali e finanziari. 3.000 dipendenti del settore fotovoltaico della Bosch sono a rischio di restare a piedi entro il prossimo anno, dopo un buco di diversi milioni di euro nei bilanci del settore. Anche la stessa Siemens sta provando a uscire dal settore, ma non riesce a trovare un compratore per quelle produzioni e progetti industriali dove ha accordato la sua partecipazione finanziaria. 

Si sostiene che la responsabilità sia principalmente dovuta al dumping delle produzioni fotovoltaiche cinesi (cui la Germania ha massicciamente venduto la tecnologia per tutta la filiera produttiva!), seppur molte industrie e gruppi cinesi di un certo rilievo dello stesso settore sono in bancarotta 

Il mercato statunitense ha provato a difendersi dall'aggressione introducendo forti dazi (ne abbiamo dato informazione anche qui in questi post), e la stessa Europa ha provato a muoversi verso questa direzione. La Cina dal canto suo ha urlato al protezionismo di USA ed EU, e le dichiarazioni del Ministro del Commercio con l'Estero, Shen Danyang, suonano minacciose nei confronti dell'Europa, in atto di introdurre forti dazi alle importazioni non solo dei moduli fotovoltaici ma anche di altro materiale elettronico: 
"l'introduzione dei dazi da parte dell'Europa, se vera come se ne da notizia, non potrà che nuocere gravemente alle relazioni commerciali fra EU e Cina. (...) Sarà come farsi cadere un masso sul piede, e questi dazi non aiuteranno per nulla la EU ad uscire dalla crisi economica e produttiva"
Il premier cinese Li Keqiang ha persino sollecitato su questo fronte il premier greco Samaras in visita a Pechino in cerca di ulteriori investimenti dopo quelli già effettuati al Pireo da parte dei cinesi, al fine che possa spendere il proprio ruolo positivo in commissione EU per esortare l'Europa a non introdurre questi dazi. E a fine Maggio lo stesso premier cinese farà visita in Germania, Paese europeo che più di altri ha una bilancia dei pagamenti positiva nelle relazioni commerciali con la Cina, essendone il principale esportatore in quel Paese.

Ed infatti, il Ministro dell'Economia tedesco Phillip Rosler è subito corso a dichiarare che una guerra dei dazi contro la Cina sulle apparecchiature elettroniche sarebbe controproducente ed "un grave errore": non è con le minacce ma con il dialogo che sarà possibile trovare una soluzione negoziata con la Cina, dice Rosler. Infatti, i tedeschi non sono preoccupati che chiudano qualche fabbrica di moduli fotovoltaici e qualche installatore si riconverta o spenga l'attività, quanto della massa di merci che verso la Cina esporta. Soprattutto ora che il mercato europeo è molto contratto per i motivi che sappiamo. E fra queste esportazioni vi sono le ultime commesse per la tecnologia necessaria per la produzione di tutta la filiera del fotovoltaico, di cui la Germania è diventata leader (lo era l'Italia, prima che mandasse a ramengo questo ed altro!).

Anche Ulrich Grillo, Presidente della Federazione delle Industri Tedesche, avvertì che questa era la strada da seguire: 
L'industria tedesca con la sua alta percentuale di esportazioni dipende dai mercati aperti

Insomma, per la Germania Inc., la Cina è il futuro, una via di fuga dal caos economico europeo, con una popolazione doppia rispetto a quella europea, ed un mercato in forte espansione. Un'altra insidiosa frattura nell'Europa delle produzioni! Oltretutto,  leggasi qui, i maggiori investitori in Germania sono, nell'ordine: Usa, Svizzera e Cina. Gli investimenti finanziari in Germania degli USA nel 2011 sommano al 24% del totale investito dagli stranieri. E nel 2012 gli investimenti totali sono aumentati complessivamente del 3% rispetto al 2011. 

Meditate, gente. Meditate!, 

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