martedì 14 maggio 2013

Mediterraneo, gas e crisi nord-africana e del Medio Oriente

A commento di un post del blog di Vincenzo Cucinotta avevamo segnalato il viaggio di Berlusconi negli USA (l'occasione era l'inaugurazione di un qualcosa promosso da Bush figlio a sua memoria), mentre Letta dopo essersi consultato con Napolitano aspettava di nominare i ministri finchè il Cavaliere non fosse ritornato dal viaggio. Berlusconi all'evento negli USA presso la corte di Bush era l'unico politico nazionale europeo ancora in attività, dato che Aznar, Blair e compagnia bella sono in pensione.

Al ritorno di Silvio Berlusconi, finalmente Letta può nominare i ministri, e agli Esteri nomina una persona dall'inequivocabile legame internazionale, la radicale Bonino. I radicali sono sempre stati filo-occidentali e strettamente legati ad Israele. Una storia un po' diversa rispetto, per esempio, a quella di Andreotti o di Moro o di Craxi. Chi oggi paragona il governo Letta I ai passati governi democristiani e/o del pentapartito compie solo esercizi retorici. Perlomeno questa è la percezione.



Nel frattempo in Libia, un giorno sì e l'altro pure qualche bomba scoppia ai cancelli delle ambasciate, tanto che qualcuno sostiene che la Libia sia nella mani di Al Qaida. 

In Egitto la situazione non è migliorata. I conti pubblici sono al disastro, così come riporta il blog di Mario Seminerio, ed alla già surriscaldata situazione politico-sociale presto si sommerà anche quella economico-finanziaria. 

Dei fatti della Siria sappiamo dai giornali nazionali che non possono fare a meno di tacere, dato che il Segretario di Stato degli USA John Kerry è stato la scorsa settimana in visita prima a Mosca, e subito dopo in Italia dove ha incontrato il ministro Bonino, così per verificare se è "tutto OK". In attesa dell'incontro a Ginevra in Giugno.

David M. Rodriguez, nuovo capo dell'AFRICOM, a pag. 5 e 6 di questo documento è abbastanza esplicito nel lanciare l'allarme di quanto sta accadendo nella fascia nord-africana e nel Mediterraneo. Seppur la minaccia non è direttamente rivolta agli USA, certamente lo è per i Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo, dice il generale. E la situazione è calda se anche il Corriere deve darne, sottovoce e sinteticamente, informazione. Anche perchè l'Italia è coinvolta come base logistica più prossima al Nord-Africa.

Dal sito di Silendo, infine, veniamo a conoscenza, oltre che di quanto finora scritto, anche del ruolo strategico che riveste il Marocco, che finora ha avuto un ruolo sempre dietro le quinte negli interventi contro Al Qaida  ma che in questa occasione potrebbe invece richiedere una più attiva partecipazione, almeno stando a quanto la letteratura degli studi strategici da alle stampe. 

Questo attuale governo proverà a riprendere per l'Italia quel ruolo strategico internazionale  che nel frattempo ha perso. I fatti della Libia del passato recente e del presente sono a dimostrarlo. Certamente in questo contesto internazionale non roseo, la Russia ci sembra che resti a guardare. E a non fare nulla che possa raffreddare la situazione sia nel Nord-Africa che in Medio Oriente, dato che da questa situazione potrà sempre scaturire l'affare di rifornire di gas quella parte dell'Europa che se ne approvvigiona anche dall'Africa. Ovvero l'Italia in primo luogo. La stessa Turchia sta intensificando le relazioni commerciali con lo SCO, oltre che con Israele, così come ce ne da notizia Pietro Acquistapace (nostro collaboratore) sul suo blog.

Avendo gli italiani nei 20 anni trascorsi pensato a fare festini privati e ad acquistare a rate anche il televisore, adesso non possiamo che rimetterci nelle mani altrui per venirne fuori. USA da una parte, e Giappone dall'altra, sono attualmente i nostri "partner" più vicini alla nostra situazione di collasso economico. La Francia sta provando a governarsi la situazione in Mali, che non si è risolta come programmato ma che comunque ha messo in sicurezza i giacimenti di uranio. Anche se è  proprio da quell'intervento militare non ottimamente gestito che oggi si determinano le situazioni sopra descritte in Nord-Africa. La Germania continua a non interpretare al meglio il suo ruolo egemone in Europa, altrimenti non si spiegherebbe la instabilità che va seminando, sia economica che politica, nell'area europea che non riesce direttamente a dominare.
Speriamo di non trascorrere i successivi 20 anni a discutere di moneta unica (1 e 2 ).

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