venerdì 20 settembre 2013

Il Paese delle Meraviglie e il Bosco delle Pere



Questo è il Paese delle Meraviglie, ed i suoi abitanti hanno tutti lo stesso nome, e che non è Alice. Ma Caduti dall'Albero delle Pere.



Il Ministro dell'Istruzione Carrozza, dopo la denuncia de La Repubblica del concorso truccato a Cardiologia  all'Università la Sapienza di Roma, interviene dichiarando che adesso tutti i concorsi prevederanno prove nazionali, così che si possa prevenire e ovviare alle baronie locali che "sistemano" nelle università (ma è prassi in ogni dove nell'apparato dello Stato) i propri raccomandati.
Naturalmente è una modalità, quella del concorso "centralizzato" per pianificare ancora meglio su un unico tavolo "politico" le candidature e i relativi vincitori.

L'altra sera, a cena da amici, una ricercatrice della Bicocca senza remora alcuna ricordava di come il suo concorso le fosse stato cucito addosso, e di come avesse interdetto ogni altra partecipazione concorrente perchè "non c'era trippa per gatti". E ci crediamo. Ma nel racconto  e nelle analisi di cui si faceva attiva portavoce, con aria sconsolata continuava a dire che una volta le baronie avevano un metodo decisionale che faceva un po' così: uno a te, uno a me ed uno bravo. Oggi neanche più quello bravo. Vogliamo sperare che lei fosse una di quelli bravi, una delle ultime prima che avvenisse il cambio di passo.

Se potessimo ognuno di noi conoscere l'albero genealogico e la rete relazionale di ogni collocato pubblico attraverso concorso (per chiamata diretta non ne vale manco la pena prendersi l'impegno, come accade in maniera eclatante con la collocazione dei medici dirigenti nelle divisioni e dipartimenti negli ospedali), sono certo che scopriremmo che la prassi comune e diffusa (salvo rare eccezioni che... confermano la regola) è quella della collocazione "privata" al lavoro.
E francamente non vedo cosa ci sia da indignarsi se, un dipartimento universitario, un ufficio pubblico, una funzione pubblica, le direzioni e i posti impiegatizi di banca attraverso le fondazioni e i relativi controlli politici, e tutto quanto orbita nel controllo "politico" dell'accesso alla posizione lavorativa, è "previsto" che coloro che debbono stabilire la loro successione "sistemica" lo facciano adottando dei criteri di perpetuazione del metodo. Ogni sistema fa tutto ciò che è utile alla perpetuazione del codice e del dominio cognitivo fin là adottato. Certo, può anche prevedere delle forme di riadattamento e di evoluzione, ma esse non prevederanno mai la completa messa in discussione del "linguaggio" del sistema. E' una questione di efficienza del sistema, autoriferita certo, ma sempre di efficienza si tratta. E questa efficienza "tiene" finchè le circostanze interne ed esterne lo consentono... come un normale e comunissimo organismo biologico. Qualcuno potrebbe obiettare che però questa gente è collocata "privatamente" ad una posizione lavorativa la cui retribuzione avviene con i soldi pubblici... ma è un dettaglio questo.

Internamente ogni sistema tiene finchè l'apoptosi  è funzionale alla riproduzione generale del sistema stesso: va via un barone e ne prende il posto il suo degno successore. Si deve fare un concorso pubblico, e si assumono persone che hanno degnamente servito la causa. Si devono fare assunzioni tutte nuove per lo sviluppo di una parte del sistema e c'è la corsa alla raccomandazione e alla spartizione cencelliana dei posti messi a concorso... E allora?! Finchè funziona, finchè il sistema non impazzisce... così continuerà a funzionare. E quando impazzisce è perchè la sua riproduzione non è più funzionale alla sua perpetuazione... muore perchè, come la riproduzione cellulare di un tumore, diventa tutto "abnorme" e autoriferito, non ha più nessuna connessione con l'ambiente, anzi l'ambiente lo sollecita in modalità che non trovano più nessuna decodificazione e ricodificazione... Il sistema non è più resiliente, ma si dirige più o meno velocemente verso la sua morte.

E mi pare questo essere il destino finale di sistema, nello stato tumorale della sua riproduzione. Un sistema che ormai risponde solo ed unicamente a sè stesso e a null'altro. Che si moltiplica e si estende, nel suo processo metastatico, in ogni dove ed in ogni anfratto anche periferico del sistema, e che come ogni tumore ormai ne coordina e ne detta le regole di riproduzione anche ai margini lontani dello stesso,  anche  in subsistemi i cui codici organizzativi e riproduttivi sono differenti.

Lo Stato, nella sua moderna organizzazione giuridica  delle relazioni sociali e quale organismo nato affinchè si rendesse possibile  affrancarsi dai capricci personalistici del sovrano, oggi è stato "colonizzato" dalle logiche predatorie del turbo-capitalismo finanziario maturo. Anch'esso, lo Stato, risponde alle logiche predatorie dell'indifferentismo monetaristico, alle logiche dell'equivalenza impersonalistica, ai computi velocissimi e provvisori della voracità nomade. Ogni sensibilità etica, ogni assunzione conservatoria della regolazione equilibrata delle dinamiche riproduttive della Legge ha ceduto il campo al linguaggio della "rivoluzione", al permanente e  capillare rivoltamento di ogni cosa, alle perturbazioni umorali delle piattaforme mercatiste, e dove ogni senso comune e ogni specificità identitaria deve scomparire affinchè possa celebrarsi il funerale festoso dello stesso. Lo stesso "mercato" sembra essere la quintessenza organizzativa della sindrome maniaco-depressiva, la sintesi organizzativa di un disturbo bipolare.

Ora, cadere dagli alberi delle pere non ci porterà a scovare un altro Newton che nel frattempo sosta all'ombra degli stessi. Semmai sarà lo riscoprirsi "contadini" che potrà, forse, metterci nelle condizioni di superare lo stato patologico in cui versiamo. Se ce ne sarà ancora l'occasione ed il tempo... grulli.

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