giovedì 27 settembre 2012

FARFUGLIAMENTI AFFATTO SALOTTIERI DEL MINISTRO FORNERO

foto di Bruno Barbey
Il ministro Fornero continua la sua battaglia, e stavolta sembra in compagnia del collega Patroni Griffi. Nei giorni scorsi ha rilasciato dichiarazioni circa l'estensione della cosiddetta riforma del lavoro anche al settore dell'impiego pubblico. Il Sole24Ore in questo articolo ne riporta alcune frasi. 
Evidentemente la legge nr 29 del 1993 deve essere rimasta inapplicata se oggi, senza pretendere di fare propaganda, si insiste su questa via.
Oltretutto è da dire che dalla sua approvazione e votazione parlamentare a metà luglio scorso le modifiche introdotte nel diritto del lavoro dal ministro Fornero hanno, silenziosamente, subito non poche sostanziali modifiche. Una fra tutte, ad esempio, riguarda quella relativa alle "false" partita iva. Ma di questo non si dice.




Ebbene, non potranno essere ritenute false tutte quelle partita iva per le professioni cui è prevista l'iscrizione agli albi. Praticamente ingegneri, avvocati, psicologi ecc ecc, che prestano molto spesso le loro abilità in forma subordinata ma dissimulate dalla partita iva, non potranno godere delle normative volute dalla Fornero in materia. E chissà in corso d'opera quanta altre modifiche ancora interverrano. Fino ad Aprile 2013 c'è tempo.
La novità però sono adesso i toni contro i giudici, i quali vanificherebbero con le loro sentenze la lettera delle norme che il ministro Fornero si è prodigata a far approvare in emergenza dal parlamento, pena le bacchettate a Monti nei consessi europei. I giudici sono accusati di ribaltare lo spirito, oltre che l'agenda, del ministro e dell'intero governo in carica. Con le loro sentenze rendono inefficaci le norme che vogliono deregolamentare il mercato del lavoro. Spiegare che i giudici applicano le leggi, e non le fanno, e che nell'applicazione delle leggi le sentenze debbono trovare motivazione valutando tutto il panorama giuridico esistente, inteso come sistema normativo del diritto italiano, la dice lunga sulla capacità, anche tecnica, di non sapere quello che si dice, o di far finta se si è autorevoli membri di accademie universitarie. Almeno verso i giornalisti che il più delle volte non sono lì per investigare la verità dei fatti e delle cose. Oltretutto, i contenuti delle conversazioni sui giudici del ministro Fornero lasciano tradire il sempre mai assopito desiderio di arruolare fra il potere esecutivo la magistratura, anche e più pericolosamente quella giudicante, poichè quella inquisitoria è già storia vecchia riuscita ed adoperata nella "lottizzazione" delle procure, fin dove è riuscito.
Quindi, il ministro Fornero ci appare essere in perfetta linea con il clima antidemocratico che negli ultimi anni ha avuto il sopravvento nel sistema politico italiano. Ovvero, una masnada di maoisti dell'ultima ora, cresciuti a pane e libretto rosso (alcuni anche a cicoria e tazebao) stanno provando in tutti i modi a modificare gli assetti democratici che nella storia europea ci siamo dati, dai tempi di Tocqueville in poi. Se poi qualcuno ne conosce di migliori applicazioni ed equilibri, noi si resta sempre attenti al confronto. Per adesso ci appare chiaro che un asse trasversale che va dalla destra alla sinistra pronuncia parole illiberali. E per i pochi liberademocratici esistenti ancora in Italia la preoccupazione è molta.

Invece, perchè nessuno dice (eccetto pochissime eccezioni) che la riforma Fornero manca completamente nell'aver messo seriamente mano alle norme che regolano l'incontro fra la domanda e l'offerta di lavoro? A cosa serve regolamentare l'uscita e l'entrata in questo stramaledetto mercato del lavoro se nulla è stato fatto (dopo i disastri riconosciuti anche tali dall'allora ministro Treu) affinchè gli espulsi dalle occupazioni potessero in tempi ragionevoli (che ricordiamo dal 2013 saranno ancora maggiormente ridotti) rientrare in altre occupazioni? Nulla di tutto ciò. O meglio, tutto lasciato alla giungla del mercato del lavoro, senza richiamo alcuno ma semmai eludendo i principi costituzionali.
Sul blog di QuiUdineLibera potete leggere un post che racconta, con scrittura diretta, l'odissea e la solitudine di coloro che non sono più appetibili, diciamo così, dal mercato del lavoro... senza che nessuno venga chiamato a responsabilità civile e sociale, cosine scritte nella nostra Costituzione, eh?!. Manco di coloro che di questa responsabilità sono chiamati a farne pratica e fondamento del proprio agire. Politico ed amministrativo.
Allora, ministro Fornero, dato che sono previsti un 10% di impiegati pubblici in meno entro meno di 1 anno, ed un 20% in meno di dirigenti pubblici nello stesso periodo di tempo, che ne dice di provare con i Centri per l'Impiego? Se la sente di licenziare il personale inutile che ricopre i posti di lavoro nei CPI, dato che oltre a rubricare lo stato di occupazione o disoccupazione e quant'altro dei lavoratori a null'altro servono? Oppure intende, come dovrebbe fare ogni buon manager e dirigente d'azienda o tecnico prestato alla politica, mettere queste persone nelle condizioni di lavorare ed assolvere ad uno dei più importanti aspetti del lavoro e del diritto di cittadinanza, ovvero la possibilità che effettivamente e realisticamente ogni lavoratore espulso dalla precedente occupazione possa ritrovare dignità libertà ed autonomia e quindi esercizio democratico delle sue facoltà di cittadino? O aspettiamo d'importare le immagini viste in Spagna ed in Grecia?

Che cosa fai praticamente per dar da mangiare alla nazione senza assassinare altre nazioni? Che cosa fai come medico contro le malattie croniche, che cosa fai come educatore per favorire la gioia di vivere dei bambini, che cosa fai come economista contro la miseria, che cosa fai come assistente sociale contro il logoramento delle madri con tanti figli, che cosa fai come costruttore per sviluppare l'igiene delle abitazioni? Ora, cerca di non parlare a vanvera e cerca di dare una risposta concreta e pratica, altrimenti tieni chiuso il becco!
La citazione è tratta da Psicologia di massa del fascismo, Wilhelm Reich, Sugar, Milano, 1971, p. 17

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