giovedì 17 luglio 2014

UBER è un nome per cane

Studio del movimento-Man Walking da Étienne-Jules Marey , 1890


Ogni importante progresso o innovazione tecnologica che arriva sul mercato è quasi sempre oggetto di proteste e dell’attenzione da parte del legislatore

così parla in questa intervista la General Manager di UBER Italia Benedetta Arese Lucini.
Fatto sta che UBER già da tempo ha scatenato le proteste da parte dei taxisti già da molto tempo, e le loro ragioni sono nel fatto che questo servizio fa concorrenza sleale a quello offerto da loro. Cerchiamo di capire il perchè di queste ragioni, sfrondando le argomentazioni dalle ideologie e le retoriche che nei giorni scorsi alcune trombette liberiste de' noialtri (vedi Oscar Giannino) hanno suonato, e che riproducevano i suoni delle parole del GM UBER Italia.  Ed in particolar modo, cerchiamo di capire se questa UBER è veramente una star-up innovativa di un qualche giovane e brillante innovatore di mercato, oppure un grande affare per le solite... lobby.



Cosa sia UBER lo trovate sinteticamente descritto già su Wikipedia:

Uber è una startup con sede a San Francisco, (USA). L'azienda fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso la sua applicazione software mobile (app) che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti.
La società è presente in decine di città in tutto il mondo.
Le auto possono essere prenotate con l'invio di un messaggio di testo o usando l'applicazione mobile, tramite la quale i clienti possono inoltre tenere traccia in tempo reale della posizione dell'auto prenotata.
Uber è stata fondata da Travis Kalanick e Garrett Camp nel 2009. Il prodotto viene lanciato ufficialmente a San Francisco nel 2010.
Successivamente, la società ha progressivamente ampliato la copertura del servizio ad altre città.
Nel dicembre 2011, Travis Kalanick ha dichiarato che per soddisfare la crescente domanda su Uber, l'azienda avrebbe coperto, nei mesi successivi, 25 nuove città al di fuori degliStati Uniti.
Il sistema di calcolo del costo della corsa è simile a quello dei taxi, calcolato in base alla distanza percorsa (se la velocità è maggiore a 17 km/h), o in base al tempo trascorso (se la velocità è minore della soglia appena citata). Il pagamento, tuttavia, non è effettuato direttamente tra il conducente e il cliente, ma direttamente tra quest’ultimo e Uber, attraverso una carta di credito.
I prezzi sono più alti rispetto al servizio Taxi, e Uber spiega che tale differenza è causata dalla grande puntualità degli autisti, dalla comodità garantita dall’uso dell’App e dalla qualità generale (auto, comfort, ecc.) del servizio offerto.

Quindi, io sono a MIlano, necessito di un'auto a noleggio, la cerco attraverso la mia applicazione sul mio smartphone, ne tengo traccia dei tempi di raggiungimento presso il mio punto di partenza, e poi pago tranquillamente con carta di credito e non in contanti e, soprattutto, non direttamente al taxista. Il servizio costa un po' di più, ma ho dei vantaggi e dei servizi che i taxisti a volte non riescono ad offrire, come ad esempio la tempestività rispetto alla chiamata, la scelta dell'auto, un conducente che è al mio esclusivo servizio, una modalità di pagamento snella.

I taxisti lamentano però che queste auto di fatto non partono da un garage, come la dicitura del servizio racconta essendo un servizio di auto a noleggio, ma sono già per strada... e quindi il servizio di UBER è pari a quello dei comuni taxi seppur non viene ad essere regolamentato come il servizio di taxi. E non prevedendo i costi di esercizio e di licenza che invece sopportano i taxisti.
I sostenitori del libero mercato (soprattutto quello degli altri, non il proprio che invece è più che regolamentato!) sostengono che sono le remore delle solite lobby e corporazioni italiane che ostacolano ogni innovazione di mercato al fine di tutelare le proprie rendite di posizione. In USA invece...

In USA invece si pensa che siano dei campioni delle libertà. E siccome UBER nasce negli USA, in California precisamente per poi estendersi nelle maggiori città statunitensi, è bene raccontare un po' cosa accade là, e verificare un po' se da quelle parti il mercato della mobilità nelle città attraverso i servizio di taxi è liberalizzato oppure è regolamentato.

La prima città ad applicare la Legge Haas del 1937, tuttora in vigore, che regolamentava il servizio di taxi fu New York. L'allora sindaco Fiorello H. La Guardia con decisione applicò subito questa legge nella sua città, prevedendo che i taxisti fossero provvisti di una regolare licenza, là chiamata "medaglione", al fine di tutelare i potenziali utenti: "non vi dovete preoccupare - diceva il sindaco alla sua popolazione cittadina -  che i taxisti siano dei folli o degli stupratori o dei ladri. Noi abbiamo previsto una licenza di servizio, il medaglione, per rassicurati che questa eventualità non accada".

Insomma, anche nel Paese delle Libertà il servizio di taxi è regolamentato dalle leggi, e lo si può esercitare solo se in possesso di una regolare licenza, che nella città di New York oggi è prezzata a 625.000 $ circa. Tanti soldi.

Bisogna premettere che UBER non è l'unico servizio alternativo a quello dei taxi disponibile sul mercato statunitense. Ci sono anche altre applicazioni e servizi simili, come Sidecar e Lyft. Anche questa sono delle start-up, e Lyft in particolare è nata anch'essa a San Francisco come UBER, seppur non ha avuto la stessa fortuna di quest'ultima. E questa fortuna  non è data dal caso o dalle capacità dell'imprenditore, anche se elementi essenziali  ma non sufficienti, ma dalla capacità di investimento... ovvero dai denari.
Ad ogni modo, tutte queste società di noleggio stanno erodendo gli affari dei taxisti, e si stanno dimostrando essere un grande affare. Un così grande affare tanto che a Washington DC lo scorso 25 Giugno i taxisti di tutta la città ha... scioperato. Tanto e quanto fanno le nostre lobby italiane del settore che questo #Statoladro  come lo chiama @Ogiannino tutela e privilegia. E i giornali ne han dato notizia. Anche un particolare Magazine, il Clutch Magagine in questo articolo qui. Vi riporto questo articolo rispetto ai diversi quotidiani e giornali della Capitale Federale degli USA perchè trovo particolarmente interessante l'incipit dell'articolo (per non dire del resto): "Ieri a Washington DC il traffico era una tempesta di merda".

Perchè era una tempesta di merda? Perchè i taxisti della città Capitale Federale degli USA stavano protestando per la concorrenza sleale delle società come UBER, Lyft ecc. L'articolista si lancia subito nel chiarire che egli è contrario a questa protesta, in primo luogo perchè è un razzista. Eh sì!, poichè la maggioranza di questi taxisti che hanno immobilizzato la città è nera, e questi neri che guidano i taxi sono indisposti ad utilizzare la carta di credito dicendo che non gli funziona, offrono un servizio che molto spesso è sotto le aspettative dell'utente e dei costi sostenuti, e bla bla bla. Ma non preoccupiamoci, continua solerte l'articolista, presto società come UBER e compagnia bella faranno piazza pulita di questa marmaglia di privilegiati e corporativi.

Ecco, abbiamo in un qualche modo anche parziale rintracciato le guide ideali, ma poco pratiche, di taluni nostri neoliberisti di strapazzo. Il sindacato USA dei taxisti protesta, blocca le città, e si comporta come tutte le lobby e le corporazioni che trovano nelle leggi e nelle regolamentazioni la loro forza e legittimità. Anche nella Patria del Libero Mercato!, a riprova di ciò che in questo altro post abbiamo già scritto: il mercato è un mito. Ma di miti ne abbiamo anche altri... quello della produttività, quello della crescita, ... aggiungetene voi di miti... siamo affollati di miti tanto quanto di geni in questo Bel Paese!

Ma ritorniamo a UBER. Quello che non ci raccontano è cosa è veramente UBER!

UBER non è un emozionante sforzo imprenditoriale di un brillante giovane californiano (spero di trovare il tempo anche di fare due parole su queste chiacchiere delle  start-up e dei makers!). Almeno non più. poichè i tre principali azionisti di UBER sono: la Goldman Sachs, Amazon e Google!

Tre multinazionali hanno fatto la fortuna, la crescita e gli affari di questa applicazione e di questo servizio. Insomma, altro che battaglia contro le corporazioni e i corporativismi delle piccole imprese di taxi... qui abbiamo dei colossi mondiali che entrano in tutte le stanze del potere, tanto è vero che il serivizio orami è esteso in più di 35 importanti città degli USA e la proposta di legge per regolamentare questo servizio resta accantonata sulle scrivanie del Congresso. Tanto quanto restano accantonate sulle scrivanie dei Parlamenti di Parigi o di Roma o di Londra o di Berlino e delle altre Capitali europee.

C'è chi sostiene, come Anthony Wiener su Business Insider, che questo sia l'ennesimo attacco alla classe media e ai piccoli imprenditori. Questi colossi del ridesharing certamente consentono ad alcuni che non possono permetterselo di fare il lavoro di "taxista" senza "medaglione", ma butta sul lastrico coloro che posseggono una licenza ed un mezzo proprio per l'attività imprenditoriale di taxista poichè si vedono erodere parte del mercato da questi nuovi non regolamentati taxisti senza licenza dei servizi di ridesharing. Questi piccoli padroncini quali sono i taxisti gialli devono battagliare contro una schiera di... piccolissimi dipendenti qualsiasi (si fa per dire, dato che vengono pagati a corsa anche questi come liberi professionisti)  che utilizzano le loro auto private per scopi commerciali e di servizio pubblico senza sottoporsi a tutta una serie di regolamentazioni che invece i primi devono ottemperare. Weiner sostiene che la battaglia dei taxisti sarà destinata a fallire così come fallirono le case discografiche produttici di CD che si opponevano alla musica scaricata da internet in formato MP3, mentre invece dovrebbero organizzarsi anche loro con applicazioni simili così da poter garantire lo stesso servizio. E di conseguenza, regolamentare l'utilizzo di queste applicazioni, che troverebbero specificità di utilizzo per ogni città. E' un'idea... ma sempre di regolamentazione si tratta. Ma ci pare che nella savana (o nella giungla, come preferite) della deregolamentazione è sempre il più forte che prevale. E quando tutti i pesci piccoli saranno finiti nella pancia dei pesci più grossi, certamente le poche orche e balene rimaste firmeranno una tregua di non aggressione... strettamente regolamentata! Ma fino ad allora c'è tempo per ridurre i piccoli padroncini con licenza a condurre un taxi a meri esecutori di un comando da... app! Da taxisti a ... chauffers!

Secondo l'Ufficio di Statistica del Lavoro degli USA ci sono 233.000 persone che si guadagnano da vivere facendo i conduttori con licenza per taxi. E nel 2012 il loro reddito medio era di 23.000 $, sotto la media di 30.880 $ delle famiglie americane, secondo l'Ufficio Censimento USA. Insomma, non proprio degli straricchi corporativisti che difendono i loro privilegi.
Mi dispiace, ma non ricavo ancora dei dati sui guadagni medi dei noleggiatori di ridesharing. Ma credo siano anche inferiori... altrimenti sarebbero migrati tutti verso redditi più paradisiaci.

E questo non lo penso solo io, ma anche Alexandra Le Tellier quando scrive (citando) che il servizio di ridesharing Lyft è buono per l'utente, ma molto meno per la massa di disperati che cercano lavoro e che offrono questo servizio attraverso le loro auto private per fini commerciali, per arrotondare i loro ridotti redditi perchè sono part-time o perchè un lavoro lo hanno perso. Taxisti compresi che non riescono più a sostenere i costi di acquisto delle licenze. Insomma, sembra di leggere un libro di John Steinbach... Furore, per la precisione. Leggetelo, se non l'avete mai fatto: fu tutto già scritto, ed il copione è sempre lo stesso.


1 commento:

grandavide ha detto...

mah, neoliberisti ci sarete voi che difendete un servizio pubblico privatizzato, reso obsoleto dalla polverizzazione della classe media e che oggi gode di privilegi medievali. marx parlava di effetti del progresso sui processi di produzione. oggi i cosiddetti marxisti non trovano di meglio da fare che prendere le difese dell'elettorato di alleanza nazionale.