martedì 18 febbraio 2014

Salario minimo e competitività.

Bruce Chatwin - photographies et carnet de voyages. Grasset, 1993

Di salario minimo garantito qui si è scritto a dicembre scorso in questo post relativo alla situazione politica ed economica della Germania. Il salario minimo garantito è uno dei punti programmatici del governo di coalizione fra i democristiani e i socialdemocratici tedeschi sorto dopo 2 mesi di trattative dalle elezioni tenute a settembre del 2013. L'accordo programmatico prevede (ancora non è stato legislativamente prodotto nulla di concreto) che la paga oraria minima garantita per ogni contratto di lavoro applicato in Germania  a qualsiasi tipologia di lavoro non sia inferiore agli 8,5 euro lorde.
Poco tempo dopo, negli USA il Presidente Obama delibera la fissazione del salario minimo da applicare da subito per i lavoratori statunitensi nella soglia di 7,25 dollari l'ora, ben al di sotto comunque della soglia degli oltre  10 dollari che alcuni avanzavano essere la quota minima da stabilire. Naturalmente anche negli USA, così come già scritto nel post relativo alla Germania, le argomentazioni contrarie alla fissazione di un salario minimo non sono mancate di prodursi.



Il maggior esponente scientifico contrario all'introduzione ed estensione del salario minimo garantito è il prof. Giuseppe Sabia, associato alla San Diego State University.  Il prof. Sabia pare, da quanto riporta il NYT,  essere stato lautamente finanziato con 180 mila dollari dall'Isttuto per le Politiche del Lavoro al fine di  produrre dati scientifici che comprovassero della inutilità e dannosità dell'applicazione di una quota minima da corrispondere ai lavoratori.

Naturalmente intorno agli scritti del prof. di economia Sabia si è prontamente sollevata una schiera di altrettanti studi, in particolare prodotti dal prof. Saul D. Hoffman, che ne contestavano la validità scientifica e metodologica. Anzi, Hoffman giunge a conclusioni completamente differenti, ovvero i suoi studi e dati sostengono  l'esatto contrario: l'introduzione del salario minimo è stato utile per la tenuta sociale e reddituale della popolazione americana, in particolare di quella larga fascia di popolazione che trova occupazione soprattutto nei servizi e nei lavori di scarsa competenza intellettuale e di specializzazione professionale bassa.

Employment Policies Institute ha dedicato un'intera sezione nel suo sito web alla questione del salario minimo garantito, il cui titolo è: le 5 cose che nessuno cosce circa il salario minimo, e che sinteticamente sono queste:


  1. ogni aumento del 10% del salario minimo fa diminuire le opportunità occupazionali nelle piccole imprese per i giovani statunitensi del 5-9%. Attualmente la disoccupazione giovanile USA ha raggiunto il livello record del 2009, ovvero il 25%.
  2. ogni aumento del 10% del salario minimo fa diminuire le opportunità occupazionali per i giovani ispanici e neri in età compresa fra i 16 e 19 anni del 6,6%. Attualmente la disoccupazione fra gli afroamericani è 4 volte la media nazionale, ed è del 26% più alta rispetto all'anno precedente.
  3. i beneficiari del salario minimo sono solo il 16,5% dei giovani, a fronte del restante 85% che continua ad essere sostenuto economicamente dalla famiglia di provenienza. Quindi la misura di impatto del salario minimo sullo stato di povertà di larghi settori della popolazione statunitense è inefficace. Molto meglio si comportano altre politiche si assistenza sociale e ai redditi. 
  4. il reddito familiare medio dei beneficiari del salario minimo è di 48.000 dollari. Quindi la politica di Obama relativa all'applicazione del salario minimo non riesce affatto ad incidere sul livello di povertà delle famiglie, che beneficiano dello strumento per una quota solo del 10%. 
  5. infine, l'applicazione del salario minimo rende ancora più difficile che talune persone scarsamente formate e professionalizzate possano accedere ad un lavoro, poichè questi lavori risulterebbero inefficienti. Quindi, il salario minimo a parere di Sabia e del suo gruppo di studio disincentivano l'occupazione proprio di quella fascia di popolazione che invece senza questa misura un lavoro certamente lo troverebbero, rendendo conveniente per l'impresa l'investimento formativo che invece il salario minimo e il relativo amento dei costi del personale disincentiva. 
In parole povere, il salario minimo ha prodotto effetti contrari rispetto a quelli che si volevano raggiungere: ha lasciato che un esercito di persone, prevalentemente giovani, poco formati e qualificati restasse senza lavoro, e che una serie di opportunità lavorative restino inoccupate.

Naturalmente l'ultima argomentazione è, sul piano meramente mercatista, illogica: se ci fosse una scarsita di manodopera per lavori di scarsa competenza (che lo studio stima in 500.000) i salari dovrebbero essere ragionevolmente accattivanti.
Il dato è invece che c'è scarsità di lavoro e tanti che lo cercano, e che senza un salario minimo garantito le politiche deflattive e di contrazione dei salari sarebbero massicce. Così che la felicità di alcuni sarebbe ancor più la disperazione di una massa di altri.

Il salario minimo, comunque, introduce alcune disparità fra i beneficiari: il costo della vita non è lo stesso se si vive in provincia o in città, se è necessario spostarsi in auto o con altri mezzi pubblici oppure lo si ha vicino la propria abitazione. Infatti, in California dove il costo della vita nelle città è esoso, la città di San Francisco  ha introdotto un innalzamento a 10,74 dollari dal 1 gennaio 2014. Lo Stato della California ha fissato a 8 dollari il salario minimo, e dal 1 luglio prossimo salirà a 9 dollari. Ogni città, inoltre, può incrementare tale soglia minima statale, così come ogni Stato dell'Unione può innalzare la soglia federale.

Ma perchè tanto accanimento contro il salario minimo? Perchè principalmente esso agisce su tutti quei lavori che non possono essere... delocalizzati in Cina o altrove! : fastfood, servizi commerciali, ecc. E in questi settori la concorrenza è spesso giocata sui costi del personale. Senza un salario minimo la concorrenza fra gli operatori del settore agirebbe tutta o quasi sui salari del personale. Invece l'introduzione del salario minimo agisce sull'imprese così che esse rendano più efficiente la loro organizzazione (per esempio, concordando grossi sconti per grosse forniture, o acquistando da aziende produttrici che si accontentano di minori margini di guadagno).
Questo spiega, in parte, perchè il declino industriale italiano  è cominciato dopo le modifiche sulla indicizzazione dei salari e degli stipendi: la concorrenza anzichè cercarla in soluzioni organizzative si è preferita ... esternalizzarla sui lavoratori. Un peccato originale che ci ha fatto cadere negli inferi.

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