sabato 31 agosto 2013

La sindrome di Papà della società capital-comunista (in questo caso... cinese)


Un sondaggio condotto dalla squadra del professore di sociologia Lu Linhui dell'Università di Pechino sui giovani cinesi e le aspettative di lavoro e di mobilità sociale hanno restituito dei dati parecchio interessanti riguardo la fiducia che i giovani ripongono nel sistema meritocratico del capital-comunismo cinese.

Il sondaggio, in verità effettuato online e non con i metodologici strumenti scientifici della rilevazione campionaria casuale, ha rilevato che l'83% dei giovani che hanno risposto ai quesiti ritiene che avere un padre potente agevola non solo la ricerca di un'occupazione in linea con le qualificazioni formative e professionali possedute, ma anche le possibilità di carriera interne all'azienda.

Quindi, per 4 giovani cinesi su 5 pensano che non serva a nulla aver studiato sodo e nelle migliori scuole, oppure essere intelligenti e lavorare con impegno, se non hai un padre che sa tirare le giuste corde.
Infatti fra i giovani cinesi è in uso una frase che racchiude l'essenza di questo atteggiamento e credenza diffuse, ed è pin die, che sta a significare "confrontare papà", o meglio "confrontare il potere di papà".

Il fenomeno del Pin Die è legato a quella seconda generazione  di uomini cinesi, ora padri, che in questi ultimi anni sono divenuti o uomini di affari o funzionari del partito e del potere politico. Questi sono cresciuti con la l'idea che studiando le scienze applicate e le tecnologie non avrebbero avuto nessun problema nel trovare un lavoro. Adesso questa idea è riprodotta solo dal 10% dei loro figli.

Il professore Lu Linhui dice che questo atteggiamento è dovuto al fatto che nella società cinese la possibilità di accedere ad un lavoro decente e con una retribuzione corrispondente alle responsabilità assunte è una possibilità che è sempre più ostacolata ai giovani che provengono dai ceti sociali più poveri. Inoltre, nelle stesse aziende, la carriera è sempre veicolata dallo stigma familistico.

Insomma, anche in Cina, come in tutti i sistemi che si dicono a parole capitalistici, la mobilità sociale e la carriera non è effetto derivante dai meriti che si conseguono prima negli studi e poi nel lavoro, ma dalle conoscenze e dal potere che la famiglia di origine possiede. Se a tutto questo si sommano le strutture burocratiche del potere politico, avere un padre che riveste un ruolo politico è giocoforza ancor più vantaggioso. Un cocktail micidiale quello fra capitalismo e comunismo, che in Cina forse segnano epilogo di una cultura, quella dell'economicismo, finalmente combinata nella sua matrice metafisica: l'ideologia e la retorica dello sfruttamento dell'uomo e del suo ambiente.

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