lunedì 15 luglio 2013

Le bolle e le pentole senza coperchi



La crisi finanziaria iniziata nel 2008, quando si abbatte fu anche brutale in Germania. Ma cosiddetta  ricetta del successo della politica tedesca, fatta di un'economia produttiva votata alle esportazioni, ha fatto sì che, anche nel caos scoppiato nella zona euro, i risultati della Germania restassero brillanti.
Un elemento chiave di questa ricetta è, come già scritto, la vocazione alle esportazioni: la politica estera, centrata sulla politica commerciale, ha dettato l'agenda anche interna. In cambio, l'economia tedesca è diventata dipendente dalle esportazioni.
Ma le esportazioni a Maggio sono cadute del 4,8%.



Il dato di Maggio è il peggiore, seppur anche nei mesi precedenti i risultati non erano brillanti rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Nei primi 5 mesi del 2013 le esportazioni verso il Regno Unito sono diminuite del 2,4%, e verso i Paesi in area euro del 9,6%.

Nel mese di Maggio, i Paesi nell'area euro hanno segnato il 36,6% delle esportazioni tedesche, e i Paesi dell'area europea non aderenti alla moneta unica il 20%, La Francia da sola segna il 10% delle esportazioni tedesche. E la situazione non più felice dei fratelli latini sta preoccupando i tedeschi, i quali si son visti anche le esportazioni verso il resto del mondo diminuire dell'1,6%. La paura di toccare gli abissi del 2009 comincia a farsi sentire.

Quindi, appare un po' più chiaro che l'economia della Germania non è stata salvata dai lavoratori tedeschi, o dall'ingegnosità dei dirigenti delle industrie, o dalla ricetta del successo... ma dalla FED che ha stampato denaro, dal debito pubblico e privato delle aree periferiche dell'Europa, dalla Cina e da tutte quelle politiche (come quelle di incentivazione della produzione di energia verde) sostenute da molti Paesi e che hanno veicolato il sostegno alle capacità produttive specifiche della Germania. E se la Cina continuerà a flettere in negativo le sue importazioni (il dato di Giugno segna un -0,7% rispetto al corrispondete mese del 2012, indicando una continuità già tracciata dai mesi precedenti), le prospettive non saranno affatto rosse, anche alla luce del fatto che le esportazioni cinesi verso gli USA sono diminuite del 5,4% e verso la UE dell'8,3. La stessa Germania ha diminuito le importazioni del 2,6% a Maggio 2013 rispetto a Maggio 2012.

Gli ordinativi a Maggio sono diminuiti del 2,2% rispetto ad Aprile, e a Giugno di un ulteriore 1,3%. E anche la domanda interna cala di un 2% circa. Gli ordinativi esteri calano dello 0,7%, quelli dei beni di consumo del 3,1%... il sogno della locomotiva tedesca che traina l'Europa si sta rivelando un incubo già per alcuni, ed adesso comincia a diventarlo anche per i tedeschi.

Comunque, secondo questo sondaggio, i dirigenti aziendali sono ancora molto positivi, e seppur c'è stato un calo di ottimismo, l'entusiasmo resta su livelli alti. E l'indice borsistico tedesco (DAX) segna un + 2,1%, seppur inferiore a quello del Maggio 2012. Questa la reazione alla caduta delle esportazioni, ad indicare la sempre più netta separazione fra i mercati finanziari e la realtà economica.
Il motto è resistere, almeno fino a Settembre, quando le elezioni politiche tedesche riconfermeranno l'attuale cancellierato della Merkel.
Dopo di che, un po' di nodi verranno al pettine, e saranno oltre la incerta situazione francese, la conclamata situazione delle aree europee in crisi furente, il calo produttivo della Germania con i riverberi nelle aree europee di terziarizzazione delle produzioni tedesche, la bolla immobiliare cinese insieme alla sua sovracapacità produttiva che sta innescando processi di cannibalizzazione interna, la crisi che si sta facendo sentire anche in Russia (c'è stato un sensibile calo delle vendite di auto di 1,42 milioni di veicoli in meno rispetto a Giugno dell'anno scorso), finiranno gli effetti dell'Abenomics della politica finanziaria giapponese che per adesso sta rallentando i fallimenti delle imprese giapponesi ma sta rendendo pessimisti i consumatori nipponici che si attendono un aumento dei prezzi al consumo (come del resto sta accadendo nell'elettronica di consumo). Se ci si mettono anche le patate a fare la loro parte (il prezzo è schizzato del 61% in più, dai 0,90 euro agli attuali 1,45 euro al kg), allora l'inverno che verrà sarà più duro. Anche per i tedeschi.

Insomma, è la fine di un'era e di una concezione produttiva e redistributiva?


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