martedì 16 ottobre 2012

L'ORO DELLA GRECIA E QUALCOS'ALTRO (per esempio uno spettro si aggira per l'Europa)



La Grecia è al 6° anno consecutivo di recessione economica, un esercito di disoccupati ha tempo per fabbricare molotov da lanciare ai piedi della polizia (il 55% dei giovani è disoccupato!), gli stipendi e le pensioni sono state dimezzate per preparare il terreno alla prossima thailandizzazione di tutto il sud Europa al servizio della terziarizzazione produttiva del nord Europa ... però ha ORO!




L’anno scorso, la società canadese Eldorado Gold Corp. ha sborsato 2,4 miliardi dollari per acquisire Goldfields europee  e Skouries Olympias in Grecia. Eldorado possiede anche il progetto di Perama Hill. Le tre miniere interessate è previsto producano 345,000 once all'anno. La società australiana Gloria Resources Ltd. sta sviluppando la sua miniera Sapes sempre in Grecia con una produzione prevista di 80.000 once all'anno. Le quattro miniere insieme produrrebbe 425 mila once di oro entro il 2016, ovvero circa  750 milioni di euro al prezzo di oggi, rendendo la Grecia il più grande produttore di oro in Europa.

1700 posti di lavoro per 1.170.000 disoccupati dichiarati.

"Pensiamo che la Grecia abbia il potenziale per essere un produttore d'oro importante", ha detto il Presidente  della Gloria, mr. Jeremy Wrathall.  Eduardo Moure, direttore generale della Eldorado per la Grecia, ha pronunciato parole simili. "Penso che la gente si renderà  conto che questa attività è parte della soluzione", ha detto, convinto che avrebbero capito e resosi conto che ” l'estrazione può essere una forza positiva per il cambiamento."

Il turismo è di gran lunga la più grande industria e datore di lavoro in Grecia. E nel luglio 2011, il Ministero dell'Ambiente ha premiato con diversi titoli le società proprietarie delle miniere d'oro.

Una di queste miniere della Skouries Olympias è ai piedi del monte Athos. Sito di interesse archeologico e di offerta turistica. 

Alla fine di marzo alcuni manifestanti locali occuparono la strada che conduce alla cava Skouries sul monte  Kakkavos . Poi, nel vicino villaggio di Ierissos, una riunione del consiglio comunale convocato per discutere il progetto è stato interrotto da manifestanti che hanno rovesciato auto e combattuto battaglie di strada con la polizia in tenuta antisommossa che erano stati portati lì per mantenere le cose sotto controllo. Un membro del comitato di protesta in seguito ha dichiarato  al giornale Kathimerini , "Una completa cessazione delle attività di estrazione è l'unica azione che siamo disposti ad accettare da parte dello Stato."

Le Associazioni di soggiorno locali, le cooperative e i gruppi di professionisti locali hanno presentato sei ricorsi al Consiglio di Stato greco, la più alta corte della Grecia, per fermare l’ulteriore attività mineraria, sostenendo che avrebbe distrutto le foreste locali e l'ecosistema. Il 24 luglio, il giudice ha rigettato il primo ricorso sulla base del fatto che l'investimento sarebbe "molto utile per l'economia."

Il 6 agosto, la polizia in tenuta antisommossa e attrezzata con  proiettili di gomma e gas lacrimogeni ha disperso i manifestanti che hanno sfilato dal villaggio di Ierissos verso la miniera Skouries, dove gli operai avevano cominciato ad abbattere alberi. Il 9 settembre, gli eventi hanno preso una brutta piega quando i manifestanti, alcuni locali, altri spostati in pullman da Salonicco, hanno cercato di raggiungere la miniera. La polizia ha sparato gas lacrimogeni. I manifestanti hanno gettato razzi e bombe molotov. Un certo numero di incendi sono scoppiati. Alcune persone sono rimaste ferite. La polizia ha arrestato diversi manifestanti e sequestrato più di 50 bombe incendiarie.

La questione ha diviso la comunità locale e nazionale in due. Entrambe le parti brandiscono le loro argomentazioni  a sostegno dei loro punti di vista. Ci sono quelli che temono che l'estrazione degradi l'ambiente, la predominante attività turistica  e rovini la loro vita, lasciando poi alle spalle, dopo che l'oro si sarà  esaurito, danni incalcolabili dal punto di vista ambientale, sanitario ed occupazionale. Sono preoccupati che il cianuro di sodio venga  utilizzato per estrarre l'oro dal minerale estratto, e che potrebbe contaminare l'acqua potabile e l'aria. A sostegno di questa tesi sono i membri della sinistra Syriza, gli Ecologisti Alternativi, i Verdi Ecologisti, e altri gruppi di sinistra.
E ci sono quelli, tra cui molti locali, che sostengono che le miniere porteranno a dei benefici economici e credono che le preoccupazioni ambientaliste siano esagerate. Si dice che le nuove tecnologie non richiedono cianuro per estrarre l'oro. E Eldorado continua a sottolineare che aderirà a tutte le normative ambientali e di altro tipo previste in Grecia ed in Europa.

Il problema è però che la maggior parte della popolazione locale e nazionale greca non ha per nulla fiducia nel ceto dirigente politico ed amministrativo attuale, anche alla luce della estesa corruzione ed impunità che nel Paese vi regna (condizione oltretutto molto diffusa, quella della sfiducia nel proprio ceto politico, anche in Spagna e in Italia). E manifesta parecchia insofferenza verso i leader tedeschi e degli organismi finanziari internazionali, vedasi i fatti accaduti durante la visita di Merkel e della Troika l'altro giorno, dove si sono inscenati fatti molto gravi dal punto di vista simbolico (la Germania rappresentata con bandiere naziste date alle fiamme - vedasi cliccando qui quanto scritto in tempi precedenti da Costantino Simonelli - e manifesti con la Merkel vestita da SS con scritto "FRAU MERKEL GET OUT").

La Merkel certamente sapeva già quale sarebbe stata l'accoglienza a lei riservata, e lo sapeva già il governo greco che ha predisposto una zona rossa controllata da 7.000 poliziotti in tenuta antisommossa e armi con proiettili di gomma e gas lacrimogeni. E certamente le dichiarazioni avvenute dopo il breve incontro di 1 ora con Samaras fanno intendere che poco ci si è detti oltre le parole di circostanza, e che nulla è cambiato per la Grecia. 

Il primo ministro Antonis Samaras l’ha accolta in aeroporto. Poi il loro corteo si è diretto verso il Maximos Mansion,  dove hanno chiacchierato per un'ora. Probabilmente non hanno nemmeno tentato di risolvere i problemi complessi della Grecia, come i luoghi comuni nella loro dichiarazione congiunta alla stampa lasciano intendere.

La Grecia è in un "periodo molto difficile", ha detto Merkel, ma dovrebbe "finire quello che ha iniziato," altrimenti "le cose saranno ancora più difficili." Si tratta di fare tutto questo per "i nostri figli e nipoti." Poi, ha brutalmente ricordato che "Certo, non siamo i rappresentanti della Troika".


"L'Europa è una casa comune per tutti noi", ha detto Samaras inaugurando la dichiarazione congiunta - Anche se i greci stanno ancora "sanguinando" , la Grecia "ha voltato pagina", e Merkel, ha "mostrato rispetto per i nostri sacrifici", ed ha migliorato la sua "immagine nella stampa internazionale". Così lo scopo della breve visita di Merkel in Grecia era quello di migliorare la sua immagine?

Quando un giornalista gli ha chiesto quale fosse lo scopo della sua visita, Merkel ha risposto che "Sono venuta qui per capire la situazione sul terreno". "Uno stretto contatto porta ad una maggiore comprensione. Che cosa significa la visita per i Greci, non lo so. "
Così è andata. Non ci sono risposte di alcun tipo. Hanno passeggiato al Mansion presidenziale e ha detto "ciao" al presidente Karolos  Papoulias  prima di dirigersi verso l'Hilton per un incontro con gli imprenditori provenienti da entrambi i paesi. I primi ministri devono portare a casa il "maiale", di cui sappiamo non si butta niente. Merkel viaggiava con una delegazione di alti dirigenti ed imprenditori per incontrare i magnati locali in vista di  affari. Con le privatizzazioni in agenda in Grecia, sicuramente ci saranno alcune offerte da effettuare, e alcune discussioni preliminari da fare. La discussione all'Hilton ha avuto bisogno di più ore di quelle dedicate al ristrutturazione del debito pubblico greco.


Forse la Germania è preoccupata per la sua economia, e dei suoi mercati di esportazione, e, soprattutto, Merkel per le elezioni politiche del prossimo anno. Sarebbe più facile per lei restare al potere se la Germania non si trovasse in una profonda recessione per via del prosciugamento delle esportazioni.

Quando la crisi finanziaria degli USA nel 2007-8 ha colpito l'Europa, e in misura minore la Cina, i clienti della Germania hanno smesso di chiamare  i centralini delle fabbriche tedesche. Nel terzo trimestre del 2008, il PIL è crollato del 2,1% su base trimestrale, e nel primo trimestre del 2009, di un orribile 3,8%. Annualizzati, queste due cifre sono da svenimento per i cultori del PIL e della crescita. A questo si aggiunga la già compressa domanda interna, attuata con le precedenti politiche fiscali e finanziarie che sono l'unica cosa certa che adesso stanno esportando in Europa.
Gli industriali tedeschi e la Germania  sono stati salvati non per il proprio ingegno e il duro lavoro di cui si fanno fregio, e non per il loro modello economico ritenuto superiore, ma per lo stimolo e la frenesia a vendere obbligazioni dei cosiddetti PIIGS e per il drenaggio internazionale di liquidità finanziaria che ha consentito di pagare l’emissione di titoli di stato tedeschi a tasso inferiore all’inflazione. Liquidità che sta consentendo di spendere denaro pubblico per sostenere l'occupazione (le assunzioni pubbliche sono cresciute), e avviare i piani di dismissione di parecchie industrie ad acquirenti internazionali in forma "tutelata" dallo Stato (vedasi tutta la filiera del fotovoltaico per esempio, i cui maggiori player tedeschi sono passati di mano a società coreane e cinesi e russe, stessa sorte oltretutto in fase di accadimento in Italia, seppur in misura molto minore e che riguarda, come in Germania, solo marchi storici - Q-Cell in Germania, Helios Technology in Italia, per fare 2 esempi).




Gli ordini di macchine utensili, uno dei settori chiave chiave  in Germania,  è sceso dell'11% rispetto al mese precedente, con ordini per l'esportazione in calo del 6%. Le cause: l'incertezza, il rallentamento della Cina, il fiasco zona euro. Ma gli ordini interni precipitano del 18%.
A questo si aggiunga il massacro dell'industria automobilistica. Le vendite di nuove autovetture, come misurato dalle immatricolazioni, ha registrato una  vertiginosa caduta del 10,9% da settembre dello scorso anno. Le vendite di auto tedesche avevano finora avuto una buona tenuta, nonostante la crisi, ed il dato delle vendite era rimasto positivo fino all'estate. Ma luglio non è stato buono. Ed Agosto è stato ancor  peggio. E l’enorme calo di settembre spingerà  le previsioni di vendite per l'anno ancor più profondamente in negativo.
Ci sono stati alcuni vincitori, in particolare la coreana Kia (+44%) e Hyundai (+15,2), così come Porsche e Audi-Mercedes hanno a malapena fatto un qualche guadagno. La lista dei perdenti è stata più lunga e include oltre la nostra FIAT anche la BMW e la leader di mercato VW (e le case francesi tutte). La Ford è scesa del 8,8% e la Opel del 13,2%. I  veicoli commerciali (autobus, camion e trattori) hanno calato le vendite del 15%, i trattori in particolare sono precipitati del 25,8%.

Per il settimo mese consecutivo le produzioni sono in calo, e quando le commesse saranno tutte esaurite ed evase ci sarà il tracollo. 

L'occupazione è sotto pressione. I datori di lavoro stanno cercando di ridurre i costi. Ma non è facile. Ci sono trattative in corso per ristabilire il lavoro a tempo parziale ( Kurzarbeit ). Lufthansa ha appena annunciato che vorrebbe  tagliare  la sua forza lavoro attraverso prepensionamenti e dismissioni. Anche il Monster Employment Index, che  ha segnato negli anni precedenti sempre numeri positivi , aveva ad agosto il suo indice risalito del 7%, ma solo su base mensile, dato che ora è in calo del 3,2% dal suo picco nel mese di aprile.
L’indice destagionalizzato degli ordinativi, che è sceso 1,3% nel mese di agosto a confronto con luglio, è previsto vada ancor peggio. Gli ordini per l'esportazione solo in una fase di stagnazione,  e che in zona euro sono ancora in calo del 12,6% su base annua. Ma gli ordini interni sono scesi  del 3% complessivo, e del 6,8% per i beni strumentali.
Con la contrazione degli ordini e l'aumento delle scorte, l'industria tedesca si trova ad affrontare alcune sfide. I consumatori sono diventati parsimoniosi. I Titani aziendali  preannunciano dati deludenti. Così la Metro AG, il più grande rivenditore e grossista della Germania, ha solo emesso un avviso di guadagni , accusando la debolezza nei suoi principali mercati. 



La Francia non è messa meglio.

Le tassazioni appena introdotte da Hollande sui redditi che superano il milione di euro, la Tobin-tax e l'inasprimento della tassazione sulle imprese sta mettendo in attesa e in congelamento gli investimenti previsti  e programmati dalle imprese (seppur questi fattori si sommano alle incertezze dello scenario continentale ed internazionale, dato che la Cina viene data in frenata). Chi può va in Lussemburgo (il paradiso societario e fiscale europeo) o a Londra. 


Gli imprenditori e coloro che investono in esse vedono queste misure di Hollande “come un atto di vendetta da parte di coloro che gestiscono il governo o che vivono fuori di esso" ha detto Philippe Villin, un banchiere d'investimento vicino agli imprenditori. "La Francia che sta prendendo rischi e sta investendo il proprio denaro nei posti di lavoro di domani, e che potrebbe perdere tutto, ha la sensazione di essere respinta dalla Francia che è più protetta", ha aggiunto Agnes Verdier-Molini, direttore di iFRAP-

La France du affari ha smesso di respirare ", come ha scritto Chamboredon. Il  Sercices Activity  Index è sceso. Le aziende hanno risposto tagliando forza lavoro ad un tasso più veloce che dal dicembre 2009.  E l'indice composito, che unisce il servizio e gli indici di produzione, è il più basso dal marzo 2009 , quando si pensava che la profondità della crisi finanziaria era al suo livello massimo.

Il Presidente Hollande è sceso nei gradimenti al 41%, certamente sempre meglio del 10% del premier spagnolo Rajoi.

Lo scenario richiede una politica coraggiosa. Gli esercizi ragioneristici, tanto cari ai contabili della finanza che nulla sanno di produzione e di processo produttivo, cominciano a segnare il passo.
Oppure, sanno perfettamente dove dirigersi. O meglio, dirigerci.
Forse verso la mimesi, quella identificazione proiettiva, con il carnefice ritenuto tale e che tanto sta affascinando la Grecia, e che forse si chiama Alba Dorata, con tanto di simboli solari e croci vagamente uncinate poi incendiati nelle piazze dai dimostranti. 

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