sabato 19 maggio 2012

USA IMPONE DAZI AL 249% SU MODULI FOTOVOLTAICI CINESI:




Il caro collega Simone Castronovo, in un gruppo di discussione sulle fonti energetiche rinnovabili, ci mette a parte di questa notizia che vi riporto:

(AGI) - Washington, 18 mag. - Dopo lo yuan, il surplus commerciale e i diritti umani, un nuova controversia accende la miccia nei rapporti sino-statunitensi.
L'amministrazione Obama ha annunciato pesanti misure antidumping sull'importazione di pannelli solari dalla Cina.
Le tariffe imposte oscillano dal +31% al +249% e sono destinate a 60 importatori cinesi tra cui spicca la Suntech, leader mondiale del settore, e Trina Solar.
Le tariffe annunciate giovedi' si sommano ai dazi del 2,9%-4,73% in vigore da marzo
Se, come aggiunge più avanti, ci aggiungiamo 40 miliardi di dollari di finanziamento che il governo cinese ha investito nel settore in appena 3 anni, e i crediti d'imposta alle industrie esportatrici del 15%... altro che dazio del 5 o 10 % sarebbe equo.
Gaetano Mangione, con serenità e la saggezza della parola libera, ci scrive che leggere più poesia ci avrebbe aiutato a capire prima quello che stavamo costruendo con le nostre stesse mani.

Infatti scrive:

Innanzitutto non dobbiamo dimenticare che questa situazione è stata creata dagli stessi occidentali alla ricerca perenne di riduzione dei costi.Questa ricerca, soprattutto in Italia, è iniziata tanto tempo fa e le regole di procurement, oggi in vigore nella stragrande maggioranza delle aziende, non fanno altro che mortificare la produzione locale a vantaggio di quella orientale dove, di fatto, vige uno stato di schiavismo nei confronti dei lavoratori. Per farsene un'idea basta dare un'occhiata ai cicli di produzione che Steve Jobs ha imposto ai produttori cinesi con buona pace di una Apple marchiata USA. I risultati, per altro, sono sotto gli occhi di tutti. Prima di andare a cercare improbabili classi politiche di indubbia moralità (ma ricordatevi che già Macchiavelli diceva che la politica non ha morale) si dovrebbero attuare una serie di provvedimenti che impongano la riscrittura delle modalità di gara imponendo in primis il fattore dei parametri di qualità. Niente di nuovo, basta guardare al Giappone, oppure più banalmente alla gare World Bank dei Caraibi dove la negoziazione economica viene fatta solo a valle di una selezione tecnica e solo con il tecnicamente migliore. Su questo piano i cinesi sono battibilissimi. Il materiale che è arrivato in Italia è talmente scadente che in molti casi non ha potuto nemmeno essere messo a dimora. Se poi volete qualche chiarimento più crudo provate a chiedere ad ENEL cosa ne pensa delle forniture cinesi per i componenti dei contatori oppure della produzione di stampi e quadri per centraline di bassa da mettere in strada. Provate anche a chiedere cosa ne pensano i principali EPC quando provano a compare trasformatori di tipo step up per la rete di alta tensione. I prezzi sono allettanti ma senza contare il fatto che la consegna è a parte e che il costo è a carico dell'acquirente. Questo senza contare che le caratteristiche degli avvolgimenti, degli isolatori ecc è talmente scadente, senza parlare del raffreddamento, che non passerebbero mai un test operativo. Tanto è vero che da qualche anno, in Italia, i principali EPC (sono i grandi installatori d'impianti di produzione di energia da rinnovabile) non comprano, con clausole contrattuali, materiale di produzione cinese. Se volete comprare qualcosa di decente dalla Cina dovete prepararvi a comprare a prezzi europei materiale franco fabbrica a cui aggiungere il carico delle spedizione. I cinesi sono bravissimi a mettervi in un angolo accampando il fattore tempo, perchè quando l'azienda si accorge dell'errore è troppo tardi, non ha alternative e deve accettare le forche che gli vengono imposte. Sono cose che aziende italiane, anche di rilievo, hanno già visto e pagato. Qualche AD ha già minacciato di annullare le gare se il procurement aggiudicherà nuovamente gare di forniture a società cinesi.
Bisogna costringere a inserire nelle procedure di acquisto fattori qualitativi ed eliminare la dizione "massimo ribasso". L'anno scorso ci sono state gare di carattere strategico che sono andate in aggiudicazione con fattore di massimo ribasso contro l'affidabilità tecnica. La struttura di fornitura/acquisti in Italia non sta solo subendo costrizioni dal sistema bancario ma anche dalla struttura di acquisto dei conglomerati industriali che a loro volta acquistano da un numero sempre più ristretto di fornitori che stritolano le piccole e medie aziende, che non hanno fatturato sufficiente per partecipare in maniera diretta. Si stanno formando cartelli di acquisto e di vendita non dichiarati ma facilmente individuabili e chi ne è fuori non sopravvive, chi è dentro non è detto che sopravviva perchè non viene richiesto valore aggiunto ma body rental per qualsiasi tipo di fornitura. Questo spiana la strada a cinesi ed indiani da cui noi compriamo volentieri cose da buttare via quasi immediatamente dopo averla comprate e pronti, con il portafoglio sanguinante, a ricomprare altri articoli magari più cari. Ruskin, povero Ruskin, aveva ragione e nessuno gli ha mai creduto veramente.

Rifiuti: ecco qual è il prodotto più fabbricato e venduto. Soprattutto da quando siamo tutti diventati operatori di mercato smettendo di essere produttori di qualcosa. Come non darti ragione, Gaetano?


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