lunedì 30 aprile 2012

DOMANI E' SEMPRE. 1 MAGGIO

Domani è sempre.
1 Maggio. Festa del Lavoro.

Dall'Istat ricaviamo che:
Al netto dei cassaintegrati ordinari, a febbraio l'occupazione è diminuita dello 0,3%.
Ed anche le ore lavorate sono diminuite dello 0,8%.
Il costo del lavoro è aumentato del 2%, il doppio delle retribuzioni.
Le ore di CIG su 1000 ore lavorate sono anch'esse aumentate di più di 6 ore su 1000 lavorate, ed in totale a febbraio le ore di CIG erano 33,4 ore su 1000 lavorate.
La quota percentuale dei dipendenti in attesa di rinnovo del contratto è diminuita nel marzo 2012 al 32%, contro il 59% che era nel 2007, quando ancora l'economia "tirava". Ma è indicativo verificare che nel 2009, già a crisi conclamata dai fatti finanziari statunitensi, la percentuale dei contratti collettivi non rinnovati era appena al 16%.
Nel settore pubblico i contratti scaduti sono il 100%.



Gli occupati sono poco meno di 23 milioni di cui la metà solo al Nord. Di questi 6,8 milioni a NordOvest, e poco più di 5 milioni al NordEst. Il Mezzogiorno conta 6,2 milioni di occupati, scavalcando il Centro con i suoi 4,8 milioni di occupati.
Gli occupati dai 15 ai 24 anni sono appena 1.175.000 (il 5% degli occupati). La metà è concentrata al Nord. Dell'altra metà, sempre il Mezzogiorno ha 100.000 giovani occupati di questa fascia di età in più rispetto al Centro.
Le ore di lavoro nelle aziende con almeno 10 dipendenti, fatte 100 quelle del 2005, sono diminuite in tutti i settori, ad eccezione dei settori di fornitura di energia gas ecc, e nelle professioni tecniche e scientifiche. Nelle imprese con almeno 500 dipendenti tutti i settori sono prossimi ai livelli di ore lavorate del 2005. L'unico settore che non è fermo al 2005 è solo quello energetico, che è cresciuto.

Energia, quindi. Quello che il mercato domanda è energia.
Ma se andiamo a verificare chi da lavoro al settore energetico con i suoi consumi, scopriamo che non è l'industria (che ha conservato i consumi energetici degli anni '70 per via del processo di ammodernamento tecnologico ed impiantistico e del processo di deindustrializzazione, a fronte anche di un aumento della produttività), ma il settore dei trasporti e dei consumi familiari, che rispetto agli anni '70 sono raddoppiati o quasi, nonostante auto ed elettrodomestici più efficienti.
Forse l'industria potrebbe ripartire proprio da qui?
Forse il lavoro potrebbe recuperare il senso dell'operatività e della realizzazione che racchiude come parola se ripone attenzione all'energia?





1 commento:

Giuliet ha detto...

Solo il lavoro rende liberi.
La crisi è soprattutto interiore, e per quella non c'è cassa integrazione.
Giuliet