mercoledì 20 novembre 2013

Disoccupazione giovanile nel mondo (il caso del contratto a zero ore!)



Quanto costa alla collettività un giovane senza lavoro, e magari scolarizzato anche oltre l'obbligo formativo previsto per legge? E quanto costa quello stesso giovane a quella collettività se questi resta disoccupato, o peggio è costretto ad emigrare per trovare un'occupazione?

I nostri contabili ministeriali dovrebbero essere in grado di computare e quantificare l'entità dell'inefficienza del nostro sistema economico-produttivo, e questa cifra basterebbe da sè a dimostrare l'inadeguatezza delle politiche finora perseguite. Forse...



Le cifre che circolano in Italia parlano di ripresa dell'emigrazione intraeuropea e internazionale dei giovani italiani. Lo sappiamo, i riequilibri economico-finanziari avvengono in parte con la compressione al ribasso dei salari e stipendi, ed in parte con la mobilità della forza-lavoro. Di questi tempi prevalentemente intellettuale, dato che quella manuale proviene dai continenti africano ed asiatico.

Stimano essere circa 40.000 i giovani ingegneri italiani che si sono trasferiti in Germania dove hanno trovato un'occupazione. Formare un giovane ingegnere quanto costerà? 100.000 euro? La Germania ringrazia!

Per coloro che invece resistono in Italia, è possibile scorgerli servire piatti in un qualche ristorante o pizzeria, oppure suonare campanelli per pubblicizzare le agenzie di vendita di forniture energetiche, sottoporsi a stage infiniti e non retribuiti, lavorando anche molto oltre il loro orario di lavoro per sostenere, come gli vien detto, la lunga coda di domande di lavoro che c'è. La speranza è l'ultima a morire... se nel frattempo qualcosa ci è sopravvissuto.

Il panorama legislativo italiano, inoltre, permette di passare, in soluzione di continuità, dallo stage a ulteriori forme contrattuali mal retribuite, alimentando la miseria delle speranze. Ci si sposta dagli stage ai contratti di formazione a quelli di apprendistato... e via fino al licenziamento definitivo per sopravvenuta morte del prodotto giunto ormai alla sua fine del ciclo di vita, oggi sempre più breve e che stabilisce la durata stessa di vita delle aziende produttrici.

Se il record di disoccupazione giovanile è Spagna, Grecia, Italia, con 1 giovane su 2 disoccupato, la media europea non sta meglio: 24%. La stessa Francia ha una disoccupazione giovanile pari a quella media europea.

Come scrive Danny Dorling qui, 26 milioni di giovani europei non lavorano e 2.400 banchieri britannici guadagnano più di 1 milione di sterline l'anno. Modello che ha fatto scuola, come ben sappiamo, anche qui in Italia, dove i premi retributivi, paradossalmente, vengono elargiti non a chi raggiunge risultati positivi ma a chi fa del proprio peggio. Noi italiani il modello lo abbiamo perfezionato!

Questo stato di cose di quella che viene chiamata Generazione di Disoccupati non è ascrivibile solo alle periferie dell'Europa (Italia, Grecia, Irlanda, portogallo, Spagna), ma anche alle periferie delle città scandinave: ogni luogo ha il suo Sud!

Gli USA non stanno meglio: il tasso di occupazione dei giovani fra i 18 e i 24 anni è appena del 54%. Il punto più basso dopo 64 anni! Ma le statistiche ufficiali parlano di una disoccupazione generale di appena il 7%, dato che dalle statistiche scompaiono tutti coloro che nelle ultime 4 settimane non hanno "attivamente" cercato un lavoro. Secondo il Bureau of Labor Statistics il tasso reale di disoccupazione è invece del 23%. Un fronte atlantico più che omogeneo e unito, non c'è che dire!

Il Regno Unito, invece, l'ha pensata molto meglio la modalità di manipolazione dei numeri delle statistiche: il contratto a zero ore. Già!
Ho un'amica che lavora da 1 anno come cameriera ai piani e addetta alle pulizie per una piccola catena alberghiera (sottinteso che è laureata da 10 anni in scienze agronomiche, e che a nulla sono valsi i curricula inviati in tutti questi anni anche per fare lo stesso lavoro qui in Italia), e ella è assunta con un contratto a zero ore, ovvero lavora alla bisogna... un po' vagamente si assomiglia al nostro contratto a chiamata, con l'unica differenza che tu sei sempre disponibile e che puoi essere chiamata a lavorare anche tutti i giorni (e per fortuna questo avviene) e con preavvisi irrisori... e se devi essere licenziata, ebbene non si rende necessario... tanto non ti fanno lavorare costringendoti a trovare un altro... contratto a zero ore!

In questo modo, con i contratti a zero ore, i datori di lavoro possono ovviare dal darti le ferie, pagarti la malattia, retribuirti la maternità... perchè se sei malato resti a zero ore, se sei incinta resti a zero ore, se devi andare a casa a trovare i tuoi resti a zero ore... Non è schiavismo, è di più: macchinismo applicato all'uomo! Ingegnerizzazione del tempo di vita e sua funzionalizzazione agli scopi produttivi. E senza alcuna responsabilità che travalichi quella meramente individuale, poichè quella, anche solo quella, pubblica è completamente scomparsa, e relegata alla mera manifestazione della forza. Lo Stato è ricondotto al suo primitivismo politico!

Ma cari giovani (e anche la folta schiera dei non più giovani che ingrossano le cifre statistiche oltre che gli ostelli dei poveri), non abbiate a male: anche nei Paesi emergenti come la Turchia la disoccupazione giovanile raggiunge la quota del 30%... e lì la statistica la fanno un po' all'acqua di rose, no?!
Anzi, rincuoratevi: come potete leggere qui, anche in Turchia la disoccupazione giovanile è soprattutto quella dei laureati.Anche lì prima hanno detto che essere formati avrebbe consentito maggiore mobilità sociale e introduzione ai lavori meglio retribuiti, per poi scoprire che tutto era solo propaganda e che le imprese che lì hanno investito e producono non abbisognano di persone capaci intellettualmente e in grado di produrre valore, ma solo di persone disponibili a ridurre i costi ancor di più di quanto già consente quella legislazione e quel mercato del lavoro importatore di produzioni iperstracotte peggio che qui in Italia e a basso contenuto tecnologico e intellettuale.

Tutt'altro accade in America Latina: qui sono i giovani non formati a trovare serie problematiche di occupazione. La cosiddetta Generazione Ni-Ni (Nè-Nè) secondo stime assomma a 21 milioni di giovani, tutti poco formati e molto spesso preda della delinquenza e della criminalità organizzata. Rappresentano il 25% complessivo dei giovani latinoamericani.
Qui il nesso causa effetto è evidente: la scarsa possibilità di trovare un lavoro nell'economia ufficiale, insieme a politiche poco attente al recupero sociale e alla formazione scolastica e professionale, lasciano un esercito di donne e di uomini in mano alla criminalità.

Questo il quadro complessivo (quello della condizione dei giovani nella Russia e nelle ex repubbliche baltiche è stato scritto altrove in questo blog). Una condizione che appare essere innaffiata stabilmente dalle lacrime di coccodrillo dei politici di turno che se ne occupano e ne parlano, insieme ai giornalisti di trombetta e di fanfara che l'accompagnano e che fanno da colonna sonora al bla bla bla della retorica politicista, che a nessuno sembra veramente avere anche un minimo di senso dello Stato, della coesione sociale e dell'ordine pubblico e sanitario.

Anzi,  l'attuale ceto dirigente mostra tutta la sua inadeguatezza a governare questa fase economica dovuta in parte alla crescente automazione delle produzioni (sempre più di massa e valorizzate sull'apparente minor prezzo di acquisto  e non sull'efficienza e il beneficio futuro del bene, anzi molto spesso inefficiente da questi punti di vista), in parte dai processi di delocalizzazione governati dai presupposti di cui prima (riduzione dei costi per la competitività sui prezzi e non sull'efficienza del prodotto) e questo enorme debito pubblico e soprattutto privato che ha finora sostenuto la produzione di tutta questa spazzatura a basso costo e il suo accumulo presso alcuni territori a fine del loro brevissimo ciclo di vita.
E questa inadeguatezza la stanno pagando tutti coloro che sono stati estromessi dal lavoro e i giovani che non ci sono entrati e non vedono possibilità di entrarci, tanto che non solo stanno sacrificando ormai 4 generazioni al totem dell'autoregolazione del mercato, ma stanno proprio sigillando il loro (il nostro!) destino.






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