martedì 8 aprile 2014

Oltre le destre e le sinistre di sistema: più poveri ma più dignitosi



Insomma, anche in Ungheria si fa capotto:



Dopo l’ennesimo trionfo, con 133 seggi su 199, Orban può andare dritto per la sua strada: da un lato, una politica economica autonoma e nazionalista, che riporti in mani ungheresi il sistema bancario e i settori strategici (energia in primis); dall’altro, una politica estera disinvolta, che strizzi l’occhio alla Russia di Putin, senza disdegnare investimenti esteri generatori di lavoro, come nel settore dell’automotive. È uno scenario lontano dall’Europa, quello che si profila in Ungheria, dove le destre nazionaliste e populiste hanno intercettato il consenso dei cittadini. Un consenso conquistato alle spalle di Bruxelles ma al quale, seppure involontariamente, l’austerity ha dato man forte.

Così chiosa l'articolo online de Il Fatto Quotidiano.
Ed appena ieri finalmente altri chiosavano che è arrivato il tempo di togliersi dalla mente e dalle aspettative i fasti delle magnifiche sorti e progressive.
Un paradigma decade con buona pace di Smith Marx e compagnia cantante, e con il rischio di trascinarci tutti negli inferi cui è destinato.
Nella lettura consigliata da Seminerio nel suo scritto citato sopra di Larry Summers si fa cenno ad una terza via d'uscita:

The third approach — and the one that holds the most promise — is a sustained commitment of policy to raising the level of demand at any given level of interest rates through policies that restore a situation where reasonable growth and reasonable interest rates can coincide. To start, this means ending the disastrous trends towards less and less government spending and employment each year, and taking advantage of the current period of economic slack to renew and build out our infrastructure. In all likelihood, if the government had invested more over the last 5 years, our debt burden relative to income would be lower today given the way in which economic slack has hurt the economy’s long-run potential, so it would not have imposed any burden on future taxpayers.
Raising demand also means seeking to spur private spending. There is much that can be done in the energy sector to unleash private investment on both the fossil fuel and renewable sides. Regulation that requires the more rapid replacement of coal-fired power plants will increase investment and spur growth as well as help the environment. And it is essential to insure in a troubled global economy that a widening trade deficit does not excessively divert demand from the U.S. economy.
Secular stagnation is not an inevitability. With the right policy choices, we can have both reasonable growth and financial stability. But without a clear diagnosis of our problem and a commitment to structural increases in demand, we will be condemned to oscillating between inadequate growth and unsustainable finance. We can do better.

Ebbene, noi in Italia andiamo da tutt'altra direzione:

l'energia da fonti rinnovabili dal 35,2% del 2011 è decaduta al 29,8%
l'energia da carbone dal 14,9% del 2011 è aumentata al 18,5% nel 2012.
l'energia nucleare (importata) dall'1,9% del 2011 al 4,6% del 2012

E' ora di chiudere definitivamente questa parentesi funesta, smettendola di ascoltare le sirene dell'astensionismo che fanno il verso di controcanto al sistema attuale, e voltare decisamente pagina. Qualunque essa sarà, ci offrirà comunque un mondo nuovo. Più povero, ma più dignitoso!






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