Benjamin Marshall - Daniel Lambert (1770-1809) |
Nel solo ultimo mese i leader mondiali provenienti da 12
paesi, tra cui Stati Uniti, Australia, Giappone, Vietnam, Nuova Zelanda e Messico, si
sono impegnati a firmare la Trans-Pacific Partnership (TPP) entro la fine
dell'anno. Dall'altra parte del globo, nel frattempo, l'Europa ha firmato un
accordo di libero scambio con il Canada. E per di più, nonostante tutto il
clamore per le accuse di spionaggio della NSA e GCHQ dei leader nazionali europei, gli Stati membri
dell'UE più sono affrettati a garantire
che le ricadute dello scandalo non produrranno alcun deragliamento dei colloqui in corso per l’istituzione di
questo accordo sul Trade Transatlantic and Investment Partnership (TTIP), un trattato che
avrebbe effettivamente un peso enorme
dato che mette insieme, in un enorme zona di libero scambio, i paesi che
con la sommatoria dei loro PIL fanno quasi la metà del PIL del mondo.
Infatti, il presidente del Parlamento europeo, Martin
Schulz, ha già suggerito che potrebbe essere necessario sospendere
temporaneamente i negoziati - non per la preoccupazione di unire troppo queste
aree del mondo, né per ripicca alle recenti notizie di spionaggio dei
dipartimenti privati e pubblici USA, ma piuttosto per paura che proseguimento
dei negoziati nel clima attuale possano alimentare il sentimento anti-libero
scambio:
"Se tali eventi continuano, e per di più notizia viene
fuori, temo che quelli che sono contro l'accordo di libero scambio in linea di
principio diventeranno la maggioranza ", ha detto Schulz durante il
vertice europeo della scorsa settimana." Il mio consiglio è di fermarsi un
attimo e discutere come possiamo evitare un tale sviluppo."
Naturalmente, Schulz si riferiva al reale rischio che nel prossimo Parlamento Europeo eletto alle porte dell'estate 2014 siedano una serie di forze politiche contrarie a questa istituzione europea, effetto in parte dell'astensionismo massiccio che favorirà queste formazioni, ed in parte per l'incapacità delle formazioni politiche riferibili alla tradizione popolarista e socialdemocratica di governare questa fase di transizione e di decrescita controllata.
Tutto ciò pone la domanda: perché all'improvviso tutto questo ritrovato entusiasmo per più libero scambio? Ancora più importante,
perché tutta questa segretezza? Perché i nostri leader disperatamente
riconfigurando le strutture giuridiche del commercio globale senza né
consultare i loro rispettivi collegi di voto o anche divulgare ciò che è
effettivamente in palio nelle trattative?
Dopo tutto, anche dalle stime ufficiali (che, diciamocelo,
tendono ad avere un forte orientamento verso l'alto) i benefici economici dei
trattati commerciali saranno trascurabili, nella migliore delle ipotesi. Nel
caso del TPIP, l'UE e gli Stati Uniti possono aspettarsi un beneficio, (magari
dopo fino a dieci anni), di € 100.000.000.000 di spinta ai rispettivi PIL.
Nel frattempo, nella regione Asia-Pacifico si prevede che il
TPP apra enormi nuove opportunità per le grandi e piccole aziende.
Tuttavia, mentre i potenziali benefici del nuovo accordo
commerciale dovrebbero essere enormi almeno sulla carta, questi non possono
ancora essere divulgati al pubblico. Come il responsabile degli affari
commerciali USA Ron Kirk ha recentemente detto alla Reuters, è ancora troppo presto per fare questo. Ma ciò non vuol
dire che "non ci sarà un tempo, una volta che abbiamo approvato il testo,
che noi si possa - come abbiamo fatto con altri accordi - essere in grado di
rilasciare dichiarazioni più estese a riguardo ."
Il messaggio appare chiaro: andate tranquilli a letto, i governi sono sotto stretto controllo!
Per i pochi insonni, invece, la vera partita di questa nuova e globale era del libero commercio (o del protezionismo corporativo?) appare essere un'altra.
Secondo Andrew Gavin Marshall, questi nuovi accordi hanno poco a che fare con il vero e proprio libero scambio e commercio, ma semmai con l'espansione dei diritti e dei poteri delle grandi imprese nazionali e multinazionali:
Le aziende sono diventate potenti soggetti economici e politici - in competizione in termini di dimensioni e ricchezza con grandi economie nazionali del mondo - e, quindi, hanno assunto un carattere spiccatamente 'cosmopolitico'.
Secondo una classifica pubblicata da Global Trends, nel 2012
il 58 per cento dei 150 delle più grandi entità economiche del mondo erano
corporazioni. Essi comprendono società che si occupano di petrolio, gas naturale
e major minerarie, le banche e le imprese di assicurazione, i giganti delle
telecomunicazioni, colossi dei supermercati, le case automobilistiche e le
aziende farmaceutiche.
Royal Dutch Shell, una società delle maggiori nella
classifica, ha registrato 2012 i ricavi che hanno superato il PIL di 171 paesi,
diventando così il 26 ° più grande operatore
economico del mondo. Si colloca davanti a Argentina e Taiwan, pur
impiegando solo 90.000 persone. Infatti, i ricavi combinati delle cinque
società petrolifere più grandi (Royal Dutch Shell, ExxonMobil, BP, Sinopec e
China National Petroleum) erano l'equivalente del 2,9 per cento del PIL
mondiale nel 2012.
Imbarazzante!
Perchè dovremmo restare sorpresi che queste grosse e grasse società energetiche e finanziarie vogliano ancor più crescere e fare profitti, dopotutto è inscritto nella loro ragion d'essere, (seppur sociopatica).
Insomma, per dirla con le parole di Marshall, attraverso gruppi di pressione e politica stiamo assistendo al più massiccio avvio e consolidamento del più ambizioso progetto globalista euro-atlantico sotto l'effige libero-scambista... a netto favore della ubiqua logica aziendale applicata in ognidove.
Alla base di questo modello è il concetto di base che i
profitti aziendali e dei rendimenti degli investitori devono sempre sostituire tutte le preoccupazioni per l’ interesse
pubblico. In quanto tale, come OpenDemocracy ha sottolineato, la risoluzione delle controversie sotto TTIP legittimeranno
gli investitori UE e le società statunitensi ad impegnarsi in litigiose guerre giuridiche di
logoramento fra investitori privati e Stati nazionali al fine di limitare il potere dei governi su entrambe le sponde
dell'Atlantico:
Migliaia di società dell'UE e degli Stati Uniti hanno affiliati attraverso tutto l'Atlantico; sotto TTIP possono adesso più di prima costringere i propri governi ad astenersi da normative a loro non piacciono.
E le pressioni affinchè anche questi arbitrati di natura giuridica civilistica e privata vengano estesi anche al diritto del lavoro sono forti. Siamo di fronte alla polverizzazione completa del diritto, alla giungla giuridica, all'assenza di qualsiasi fonte normativa di riferimento, al prevaricazione della forma contrattuale sulla pubblicità del diritto!
E così, proprio come è accaduto ai Trattati Europei, o alla NAFTA o al GATT o alla stessa WTO, nessuno chiederà almeno il parere del pubblico, nel frattempo disorientato, divertito e distolto su interessi di chiacchiera null'affatto divertente.
E per una buona ragione. Infatti, come il defunto Sir James
Goldsmith ci avvertì circa il GATT, il NAFTA e la fusione delle nazioni europee
sovrane nella UE in questa intervista stranamente profetico con Charlie Rose,nel 1994 , la loro applicazione porterà alla distruzione di milioni di posti di
lavoro della classe media e alla scomparsa dell'agricoltura tradizionale (come è
successo in Messico) e delle imprese locali, piccole e artigianali. E chi, sano di mente - a parte,
ovviamente, i nostri padroni aziendali e i loro servi politici - potrebbe mai
votare per questo?
Tuttavia, la nuova generazione di trattati commerciali va
ben al di là di ciò che è stato previsto per il NAFTA e GATT. Quello che in
definitiva cercano è quella di trasferire quel poco che resta della nostra
sovranità nazionale, alla sede dei più grandi conglomerati multinazionali del
mondo. In breve, è l'ultimo colpo di grazia, il colpo finale di Stato. Non un
solo colpo verrà sparato, ma quasi tutto il potere verrà sequestrato e
trasferito in mani private - e tutto ciò facilitato dai nostri
rappresentanti eletti, che, con la firma di questi trattati, abdicheranno definitivamente le loro responsabilità di rappresentare e tutelare gli
interessi degli loro circoscrizioni di voto. Salvo, a parole, nei consessi parolai.
Secondo quando trapela da questi accordi, le nuove regole limiterebbero i governi nella regolazione di tali
servizi pubblici come utilities, trasporti, sanità e istruzione, comprese le politiche
che limitano lo scopo di garantire un accesso ampio e universale a quei bisogni
essenziali .
E da quanto scrive AlterNet, i trattati commerciali prevedono, (sui 29 capitoli scritti di cui solo 5 relativi ad veri e propri accordi commerciali mentre il resto sono vere e proprie politiche protezionistiche):
- estendere i diritti d'autore sui marchi aziendali a 120 anni, controllando capillarmente internet e la fruizione dell'informazione!
- far diventare la BigPharma il monopolista del settore farmaceutico
- impedire e/o limitare il commercio del petrolio e del gas così da favorire il fracking e la relativa espansione di questa tecnologia, oltre che la sua commercializzazione
- proibire le tasse di transizione fiscale e le politiche di speculazione finanziaria internazionale
- estensione della protezione alla delocalizzazione verso i Paesi aderenti
Insomma, mentre le menti delle donne e degli uomini sono tenute occupate dall'assenza delle politiche dei loro politicanti, i re del mondo preparano il nuovo assetto globale del mondo per legge, e un nuovo tipo di distopia somigliante a quel totalitarismo invertito che descrisse Sheldon Wolin.
ispirato dalla lettura di Don Quijones, tradotto e arricchito.
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