lunedì 3 dicembre 2012

REPUBBLICA CECA, ELEZIONI PRESIDENZIALI SLOVENIA 2012, L'EUROPA ECONOMICA FRANTUMATA (il rapporto iAGS)

Nel caso fosse passato inosservato, la Repubblica Ceca è stato l'unico Paese europeo che alle Nazioni Unite ha votato contro l'ingresso della Palestina come osservatore senza voto all'ONU (insieme a tutto il Nord America e poco altri Paesi rappresentati da qualche isola sperduta negli oceani ma che comunque riveste un'importante funzione strategica). Come è possibile evincere dalla foto, tutti i Paesi Mediterranei, i PIIGS, i Paesi Scandinavi , Austria e Svizzera hanno votato sì. I Paesi Balcanici, le Repubbliche Baltiche, Regno Unito e Germania si sono invece astenuti. Interessante anche il voto a favore della Turchia.

Nel frattempo questa domenica 2 Dicembre, mentre in Italia eravamo impegnati a chiacchierare sulle primarie del PD, in Slovenia si votava al secondo turno per le presidenziali, dopo che al primo turno si sono recati a votare meno del 50% degli aventi diritto, così a rendere ancora più significativo il panorama democratico europeo che vede i popoli sempre più disaffezionati alle contese elettorali. 

Nella stessa scorsa settimana, inoltre, 3 organismi economici indipendenti hanno messo in seria discussione la politica fiscale ed economica europea dell'austerità.

Qui oltre scriveremo di questi tre importanti eventi.


LA REPUBBLICA CECA e il voto all'ONU

La Repubblica Ceca, insieme alla più povera Slovacchia, alla funestata Ungheria (dove sono in atto politiche di austerità sociale e fiscale chieste dalla BCE e dal FMI a fronte dei prestiti richiesti di 20 miliardi di euro e che sono stati consessi), e alla Polonia, costituiscono il Visegrad Group, la cui presidenza di turno attuale fino a giugno 2013 (che dura 1 anno) è attualmente occupata dalla Polonia. Questa unione (clicca qui per altre informazioni a riguardo) nacque nel 1991, al fine di favorire la transizione verso le forme di economia capitalistica, la democrazia, l'ingresso nella NATO e successivamente nella UE. Fra questi Paesi ci sono accordi commerciali, industriali, culturali e scientifici. E stanno anche rinforzandosi accordi di carattere militare. Inoltre, ne esiste una fondazione che promuove comuni interessi culturali e informativi. 
Il perchè la Repubblica Ceca abbia votato solitaria per il "no" al riconoscimento della Palestina come Stato osservatore dell'ONU alcuni lo rintracciano in motivazioni che hanno origine storica di buone relazioni con Israele, non ostante la parentesi nazista con l'annessione al Terzo Reich dell'area dei Sudeti, Boemia e Moravia (ovvero di più dell'attuale Repubblica Ceca). Cliccando qui potete leggervi un'opinione in proposito. Molto più sinteticamente, Praga è la capitale europea dove, invece, la UE si sta giocando il ruolo in politica estera sulla questione israeliano-palestinese e del Medio Oriente (clicca qui per capirlo). Oltre che l'interesse per le questioni energetiche sulla quali noi stiamo in questo blog insistendo e che interessano l'area fra Cipro e Israele e quella del Mar Caspio.

Meno comprensibile è invece il ruolo che, apparentemente tutto interno alle contese intra-europee, hanno voluto giocare i Paesi Mediterranei e non solo contro l'area ad influenza germanica, la quale ha votato, piuttosto compattamente, astenendosi. Lo stesso voto del Regno Unito è criptico. Ma crediamo vada tutto a definirsi nel tentativo della UE, ancora molto infantile, di esercitare una qualche influenza geopolitica autonoma, in un gioco delle parti che può venire confuso con una resa dei conti interna alla stessa UE. Lo stesso voto dell'Italia è in sè per sè ambiguo. Cercheremo di comprenderlo meglio alla fine del post.

LE ELEZIONI PRESIDENZIALI 2012 IN SLOVENIA

La Slovenia, che del gruppo Visegrad non fa parte e tanto meno ci sono future prospettive che ne faccia parte, seppur segnerebbe una linea di continuità almeno geografica, ha visto ieri eleggere il nuovo presidente.

 Nelle due immagini che seguono è possibile leggere i risultati del primo turno delle presidenziali slovene, e chi sono stati i candidati del secondo turno. 
Turk era il Presidente uscente, ma Pahor è stato primo ministro dal 2008 al 2011. E quest'ultimo ha vinto le elezioni con il 67% dei voti. Rammentiamo che al primo turno ha votato meno del 50% degli aventi diritto di voto. 
Il socialdemocratico Pahor si è subito affrettato a dichiarare che il prossimo governo deve vedere l'unione di tutti i parlamentari di tutte le forze politiche per risolvere i problemi 

finanziari ed economici in cui versa la Slovenia (entrata in area euro dal 2007). 

Il governo conservatore dell'attuale primo ministro Janez Jansa prevede di innalzare l'età pensionabile, riformare il diritto del lavoro in materia di assunzione e il licenziamento dei  lavoratori, tagliare i salari del settore pubblico e delle prestazioni sociali e accelerare la svendita dei beni dello Stato per frenare un deficit di bilancio stimato pari al 4,2% della produzione nazionale di quest'anno. Politiche in atto in (quasi) tutta la UE, o per lo meno in quella parte della UE con grossi disavanzi pubblici e privati.

Lo stesso governo di Pahor, precedente all'attuale, cadde per le sconfitte referendarie promosse dai sindacati contro le politiche di austerità fiscale e sociale promosse dal suo governo. L'economia slovena, fondamentalmente fatta di produzioni delocalizzate e di esportazione, è in una fase di profonda crisi, ed il deficit di bilancio è attualmente quasi del 5% annuo. Le ultime aste delle obbligazioni di Stato per 19 miliardi di euro sono andate bene e hanno scongiurato che anche questo Paese chiedesse aiuto alla UE. Il PIL è sotto di 8 punti percentuali, e la disoccupazione viaggia sul 12%. 
In questo momento, ha continuato a dichiarare Pahor, bisogna continuare con le politiche di austerità e di tagli alla spesa. Lo dice dopo che al secondo turno hanno votato ancor meno persone: solo il 42% degli aventi diritto. Una disfatta per la democrazia. 

Seppur il ruolo del Presidente della Repubblica slovena ha solo funzioni cerimoniali, è chiaro che l'operazione vuol essere il risultato di una saldatura fra le forze politiche per provare a resistere alle forze contestazioni interne e di piazza che stanno attraversando tutta la Slovenia, con scontri con la polizia e decine di arresti. 
Dobbiamo comunque precisare che il presidente uscente Turk era contrario alle politiche di austerità, e che quindi la vittoria non scontata di Pahor indica che è stato votato anche da elettori di centro destra... ma resta il fatto che è stato votato da una minoranza del Paese, anche se in accordo con le sue politiche di austerità e di tagli alla spesa pubblica (provenienti da un socialdemocratico). 

La sua vittoria, quindi, è stata anche la vittoria dell'attuale primo ministro conservatore Jansa, che delle politiche di austerità è stato ed è un forte sostenitore contro la stessa opinione dell'ex presidente. Tanto che il primo ministro, alla notizia della vittoria di Pahor, ha anch'egli auspicato che si allarghi la maggioranza e si avviino fin da subito le modifiche costituzionali e le riforme statali necessarie ed improrogabili. 
Lunedì scorso, con il pretesto di una manifestazione contro l'installazione di un autovelox per le strade di Maribor, ci sono stati i primi scontri fra polizia e manifestati, cosa che non era mai accaduta in nessuna delle precedenti manifestazioni popolari. Poi Mercoledì la rivolta è arrivata a Lubiana, e Venerdì gli scontri sono stati molto duri. Lo slogan più usato contro un ceto politico ritenuto inefficace, incapace, ingordo, corrotto e approfittatore era "siete finiti".

IL RAPPORTO iAGS

A  Novembre è stato redatto il Rapporto dell' Indipendent Annual Growth Survey 2013, ovvero l'indagine indipendente sulla crescita economica annuale (clicca qui per il rapporto completo, e vai a pag. 36 per leggere le analisi relative all'Italia). 

Lo iAG riunisce un gruppo di economisti competenti  a livello internazionale di  tre istituti europei economico  -- OFCE (Parigi), ECLM (Copenaghen) e IMK (Düsseldorf) – ed è  pubblicato dalla Commissione europea. Il rapporto 2013 si  concentra sulle prospettive economiche dell'Eurozona e sulla sostenibilità delle finanze pubbliche fino al 2032. Questa relazione 2013 sostiene che è necessario ritardare la diffusione del consolidamento fiscale nel rispetto delle attuali norme di bilancio dell'UE. Quindi, che non è il caso di continuare con le politiche di austerità e di stretta fiscale fin qui perseguite in Italia come negli altri Paesi (fra i quali la Slovenia, ma anche l'Ungheria... per i PIIGS sappiamo come va).

Nel rapporto possiamo leggere che era inevitabile che, in una fase di recessione, i debiti pubblici aumentassero, così come i disavanzi. E che le strette fiscali e i tagli alla spesa si stanno rivelando inefficaci rispetto allo scopo. La sostenibilità dei debiti pubblici è uno scopo da perseguire in più anni, rispetto invece all'urgenza attuale di rimediare alla chiusura delle fabbriche e ala disoccupazione. 
Le strategie di austerità adottate si stanno rivelando fallaci: la Grecia ha ridotto il suo PIL del 18%, il Portogallo del 7,5%, la Spagna del 6,5% e l'Italia di quasi il 5%. E questo rende inefficace il risanamento del debito. Inoltre, le strette fiscali, l'innalzamento della tassazione, i tagli alla spesa, stanno ulteriormente degradando lo scenario ed amplificando gli effetti perversi della crisi. 
Le politiche, inoltre, sul piano del diritto del lavoro (riduzione dei salari, ecc) stanno ugualmente mangiando la coda del cane, dato che diminuendo i redditi disponibili e la base imponibile gli obiettivi di risanamento non fanno che rincorrere l'obiettivo che invece sempre appare sempre più allontanarsi: in Italia le manovre fiscali servono a malapena a pagare gli interessi sul debito, ma non riescono a invertire la rotta. Gli effetti del moltiplicatore sono peggiori del male che intendono curare. Ma di questo il panorama del dibattito italiano è pieno di interranti interventi.

Quello però che di nuovo viene sostenuto è che una soluzione provvisoria alla crisi sia in primo luogo il ritardare il consolidamento fiscale dell'area euro, lasciandolo solo a manovre dello 0,5% di PIL, da attuare però regolarmente fino al 2020. In secondo luogo, lasciare che la BCE sia prestatore di ultima istanza per i Paesi in grave deficit, così da non essere più sottoposti alle pressioni internazionali dei mercati finanziari. In terzo luogo, consentire che la BCE possa prestare denaro per le politiche di investimento. Ed in quarto luogo, aumentare il coordinamento delle politiche economiche atte a ridurre gli squilibri delle partite correnti. In particolare, le eccedenze di Germania ed Olanda, ed i deficit dei Paesi del Mediterraneo. 
Anche questo scenario ipotetico è stato già ampiamente discusso dagli economisti, ed in sostanza si tratterebbe di una ratifica delle posizioni già emerse sui tavoli europei da un anno a questa parte. Nulla di nuovo, quindi.  

Ma pensate che tutto ciò sia possibile? 
Non con questa architettura dell'Europa. Infatti, ogni Stato sembra fare un po' come gli pare (vedi la mappa dell'immagine in alto), ed utilizza i giochi nello scacchiere internazionale a seconda delle pressioni che vuol esercitare, lasciandosi fragili appigli per soluzioni che vedano tutta l'Europa occupare una posizione possibile nel quadro geopolitico internazionale.
Piuttosto, c'è da dire che annullare quest'Europa fatta di tavoli di discussioni permanenti fra primi ministri, con veti incrociati e reciproci, di burocrati (41.000) che costano quanto le misure di austerità promosse e che non producono nulla di buono, e ripristinare la centralità del Parlamento Europeo e, cosa nuova, la formazione politica di un governo europeo (che sostituisca l'inefficace e inutile Commissione, e che venga nominato da un Presidente della UE, eletto questi dal Parlamento come accade per il nostro Presidente della Repubblica o per quello germanico, e che riceva da questi la fiducia su una precisa agenda governativa).

In Europa se ne viene fuori con più politica e meno burocrazia ed economicismo. Altrimenti la deflagrazione sarà la conseguenza inevitabile. La scarsa propensione al voto è ormai l'indicatore della frantumazione democratica che sta attraversando tutta l'Europa.



4 commenti:

kthrcds ha detto...

Una recente ricerca condotta dal Centro Europa Ricerche (Cer) in convenzione con l'Ires Cgil rileva che il reddito delle famiglie ha registrato una perdita di 90 miliardi in 7 anni.
«La perdita di reddito "non è imputabile all'inflazione, ma al venir meno dei fattori di dinamica intrinseca […] come ad esempio l'aumento delle retribuzioni e dell'occupazione, la stabilizzazione della pressione fiscale. [anche] se si potesse tornare alle dinamiche del periodo 1992-2007, "bisognerebbe comunque aspettare fino al 2036 per recuperare il potere d'acquisto pre-crisi". [...] "per contrastare una recessione sempre più depressione, occorre adottare al più presto una strategia [...] che possa alleggerire il peso del fisco sui salari e sulle pensioni"».

La situazione in cui ci troviamo è conseguente alla demenziale adozione dell'euro. Siamo soffocati da una crisi che è partita 4 anni fa dagli Usa, e quando si è riverberata nella Ue è deflagrata a causa della rigidità dell'euro, delle regole che ne disciplinano l'impiego, e dell'incapacità della classe dirigente europea, a partire dall'ottusa Merkel, di concepire una strategia d'uscita diversa dalla classica imposizione di misure restrittive a carico dei ceti meno attrezzati a negoziarne le condizioni.
Purtroppo in Italia lo spauracchio dello spread e la palese inettitudine del clown di Arcore hanno favorito l'imposizione di un governo composto da una setta di seguaci di von Hayek, capeggiata da un teorico liberista, più puntiglioso che brillante, che ha elaborato a tavolino un concetto di sviluppo ricalcato da quello inaugurato da Reagan negli Usa negli anni 80, e che era già fallito mentre lui era impegnato nelle rifiniture.
Di conseguenza la strategia di sostegno ce la scordiamo, l'economia italiana agonizza, e ciò che per il professor Bagnai era lampante un anno fa è finalmente evidente anche al finto tonto di Francoforte, Draghi, ossia che “ora la crisi tocca la Germania”.
In effetti l'economia tedesca sta perdendo colpi: -2,9% nel consumo al dettaglio registrato ieri. Ed è solo l'inizio, perché l'aver impoverito i Piigs a suon di austerità ha provocato la diminuzione del volume delle importazioni dalla Germania, e di conseguenza la «produzione industriale tedesca a dicembre [2011] ha registrato un calo mensile del 2,9% mentre gli analisti indicavano una contrazione più contenuta pari allo 0,2%».
E quindi «La recessione non è solo più un problema dei paesi del Sud Europa: a settembre la produzione industriale crolla dell'1,8%».
E mentre i tedeschi scoprono di non essere poi così furbi come pensavano, in Grecia la situazione precipita, dopo che il parlamento greco ha approvato altre misure in stile “tassa sul macinato”, che hanno provocato le sacrosante proteste della popolazione.
“Stop agli scioperi contro l’austerità”, è la risposta di Merkel alle proteste della popolazione greca, nel suo intervento al parlamento europeo riunito lo scorso 7 novembre a Bruxelles.
A dimostrazione che l'Ue è governata da persone inadatte, Merkel ha poi dichiarato che "ogni euro speso deve creare il valore aggiunto che porta alla crescita e all'occupazione".

kthrcds ha detto...

(segue)
È ormai evidente che la volpe di Amburgo non sa come uscire dal tunnel in cui ha ficcato la Germania, assieme al resto d'Europa.

Spero vivamente di sbagliarmi, ma temo che ci si stia avvicinando a passi rapidi alla deflagrazione violenta dell'EZ, la cui responsabilità ricade su tutti i politici europei che insistono sulla demenziali linea del “rigore”, su tutto il circo mediatico che li appoggia, e su coloro che insistono a chiedere “più Europa”.

N.O.I. - Nuova Officina Italiana ha detto...

gentile kthrcds, perchè non ci scrive all'indirizzo mail così da conoscere il suo indirizzo ed invitarla a scrivere autonomamente di quello che pensa della attuale situazione, postando interventi mirati sui temi che ritiene debbano essere letti e discussi? Come ben saprà, qui Bagnai lo leggiamo. Ma altrettanto chiaramente alcuni fra N.O.I. pensano che l'uscita dalla moneta unica produrrebbe significati riverberi sul piano della partita geopolitica che, anche intorno alla moneta unica e all'Europa, si sta giocando. Certamente per l'errore strategico di una Germania che proprio non riesce a pensare il suo ruolo globale se non in termini di egemonia europea, funzionalizzando così la sua politica estera a quella d'oltremanica e atlantica. Ma si sa, l'ultima produzione filosofica è tedesca, e quella francese stenta a essere più che soltanto critica. La Germania non facendo il bene dell'Europa per nulla affatto. Anzi, ne sta minando il disegno. In primo luogo per le pressioni provenienti dall'area del radicalismo cattolico e liberale, ed in secondo luogo dall'incapacità delle forze sociali e popolari di prospettare un modello differente che possa pienamente giocare un ruolo autonomo nello scacchiere globale, svezzandosi dall'americanismo di maniera e dalle velleità e cominciando a camminare con i propri passi, anche segnando una differenza nei confronti di Russia e Cina, e connettendosi di più con tutto il sudamerica e con l'India.
Ad ogni modo su questo blog, come spero si sia chiaramente inteso, la libertà è non solo professata ma esercitata. Quindi, posizioni differenti non possono che arricchire il dibattito e le analisi della attuale situazione, italiana, europea ed internazionale. Non siamo una setta, nè tanto meno contiamo di diventarlo.
L'attuale posizionamento della stragrande maggioranza (è proprio quasi il caso di dirlo, a fronte dei massicci NON-VOTI che stiamo registrando e segnalando nella etichetta ELEZIONI in diversi Paesi europei) degli elettori europei contro la Unione monetaria (che si riverbera sulle elezioni interne) merita di essere meglio investigata ed approfondita. Da tutti i punti di vista, poichè possono essere motivo di riflessione ulteriore per ognuno di coloro che scrivono liberamente nel blog, ed il cui valore è fondativo.
Se poi ritiene che sia sufficiente continuare a commentare i post del blog, non possiamo che esserLe grati.

kthrcds ha detto...

La cortesia è cosa che apprezzo molto. E lei è persona cortese, dunque preziosa. Tra l'altro, quando ho visto la pagina iniziale del suo blog, con l'eloquente foto delle mani di chi vive del suo lavoro, ho pensato che qui si trattassero argomenti rappresentativi dell'interesse comune, e in effetti è così.
Come avevo già detto in altra occasione la sua proposta di collaborare mi interessa. Devo solo organizzarmi meglio. Mi farò sentire via mail con l'anno nuovo.
A risentirci.