Ripubblichiamo su N.O.I. quanto oggi scritto sul suo blog, Phastidio.net, da Mario Seminerio, perchè troviamo interessante che le posizioni più liberal e centriste del PD (come altresì alcune speculari posizioni a destra) oggi siano le più favorevoli all'introduzione di patrimoniali straordinarie, strizzando così l'occhio alle posizioni politiche più ortodosse sia di destra che di sinistra su questa specifica politics.
Indipendentemente dalla caratura ideologica delle persone da cui provengono tali proposte, e che non vogliamo, a differenza di Seminerio, velocemente relegare nel luogo comune che potete più avanti leggere da Voi, pensiamo invece che sia l'ennesimo assalto all'arma bianca al ceto medio, che oggi vede trasversalmente impegnate personalità vecchie e nuove del ceto politico che ci governa, e di quello che non ci governa ma che da questo assalto vorrebbe sperare di ricavarne statuto di legittimità politica.
In altre parole, l'impegno, questo sì straordinario, a rinsecchire le posizioni sociali più democratiche del Paese, favorendo quelle più da sottoproletariato, tanto care a certa destra e certa sinistra che fa politica più di pancia che di testa.
Buona lettura
A volte la
vita riserva sorprese. Ad esempio, scoprire che il responsabile economico del
Partito democratico, Stefano Fassina, è contrario alla
famosa patrimoniale straordinaria, allineandosi con Vincenzo Visco. Per
contro, numerosi esponenti “moderati” o sedicenti tali confermano le loro
suggestioni di piccoli Richelieu della gioiosa macchina da guerra duepuntozero,
oltre alla loro altrettanto robusta insipienza economica.
Fassina,
si diceva. Il quale ritiene che la patrimoniale straordinaria sarebbe
inutile: “visto che i grandi patrimoni sono all’estero, questa tassa finirebbe
per essere depressiva ed iniqua”. E la cosa appare già un enorme passo avanti
sulla strada della razionalità economica. Perché se esiste una caratteristica
strutturale della nostra sinistra, è quello di vedere “ricchi” ad ogni angolo
di strada, e comprendere solo a danno compiuto che per produrre gettito servono
grandi numeri, ed i grandi numeri si ottengono solo tosando la classe media,
che viene silenziosamente assimilata ai “possidenti”. Fassina suggerisce una
patrimoniale ordinaria, non è chiaro se ignorando che essa esiste già, o se
suggerendo maggiore progressività.
Inopinatamente
ma non troppo, Fassina viene scavalcato a sinistra dal gruppo dei cosiddetti
“lettiani”, e più in generale dagli ex popolari.Francesco Boccia se la prende con Visco, che qui appare
il nume tutelare della posizione di Fassina, arrivando addirittura ad accusarlo
di aver contribuito al fallimento dei controlli fiscali, illo
tempore, per mancato incrocio dei dati di liquidità (chissà che
intendeva Boccia, qui) e di patrimonio. Enrico Morando e Giorgio Tonini si schierano a favore della
patrimoniale straordinaria, per andare a “punire” quel famoso 10 per cento che
possiede il 45 per cento della ricchezza del paese, che quindi per definizione
di qualcosa deve essere colpevole. Ma Morando non era quello liberal?
Né manca l’ormai abituale Rosy Bindi: lei, da
Monti, una patrimoniale “vera” l’avrebbe “comunque pretesa”, qualunque cosa ciò
significhi. E se ce ne fosse una sul fanatismo ideologico privo di basi di
conoscenza, la signora Bindi sarebbe sul lastrico ed espropriata. Ma
evidentemente il richiamo della foresta del pauperismo cattocomunista ha ancora
radici molto profonde, nel Pd.
Noi restiamo fiduciosi che, prima
o poi, anche nel Pd (con la sicura eccezione della Bindi) riusciranno a capire
che Imu e imposta sulle attività finanziarie sono già patrimoniali ordinarie,
che hanno (almeno la prima) carattere progressivo, che i capitali sono mobili e
tendono a lasciare il paese, se martellati fiscalmente. Una patrimoniale
ordinaria ha astratto senso se inserita in un quadro di riordino del prelievo,
con corrispondente riduzione della fiscalità sul reddito, che è più distorisva.
Peccato essere in guerra, e non poter ragionare secondo queste categorie dello
spirito: l’immagine speculare di chi chiede privatizzazioni immediate in questo contesto di mercato. Al paese serve
soprattutto realismo e meno ideologia, da qualunque parte provenga.
A margine,
vi segnaliamo la nuova proposta Amato-Bassanini di riduzione dello
stock di debito attraverso una serie di misure composite, tra le
quali figura anche l’accordo con la Svizzera sui capitali illecitamente migrati
verso la Confederazione, la valorizzazione delle concessioni demaniali (auguri)
e, cosa molto più sfiziosa, l’introduzione di un vincolo
di portafoglio agli
investimenti delle casse previdenziali degli ordini professionali, il cui
patrimonio oggi è investito in titoli di stato per solo il 10 per cento del
totale. Questa misura appare piuttosto illiberale, ma se pensate al modo in cui
alcune casse hanno investito le proprie disponibilità nel passato,
forse il vincolo di portafoglio appare una forma di tutela degli iscritti.
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