Ma ci siamo resi conto che nel frattempo siamo diventati tutti a pieno titolo operatori di mercato? Affittiamo case, produciamo energia, possiamo chiamare a tutte le ore il nostro broker per acquisire e vendere titoli di borsa, compriamo obbligazioni con i nostri TFR, cambiamo fornitore di energia al telefono con un solo "si", godiamo della libertà di scelta sanitaria, prosperiamo nella portabilità dei nostri numeri di telefono di cellulare o dei nostri mutui e conto correnti...
La prima volta che senti pronunciare in Italia questa categoria fu nel 2006, da colui che era all'epoca ministro dello sviluppo economico, l'on. Bersani. Da allora, quest'uomo di e in buona fede, non si è mai stancato di assegnare alla sua ed altrui agenda politica come principale priorità di governo quella delle liberalizzazioni.
E' innegabile: siamo più liberi. Più liberi di consumare. Come cittadini, nell'esercizio del nostro diritto di cittadinanza. Ma di fatto sprovveduti nella giungla delle offerte commerciali, vincolati ad essere meri "pagatori" del diritto di cittadinanza che via via acquistiamo da quello o quell'altro erogatore di servizi... di cittadinanza. E con una politica che prova, nella disperazione alla quale si è costretta da 32 anni, a porvi rimedio introducendo elementi di competizione che - è inevitabile - si riverberano nelle nostre condotte e nelle nostre coscienze, e di fatto dimostrando in questo disperato porvi rimedio che le asimmetrie di mercato crescono sempre più e che non possono colmarsi con le "libertà" riconosciute al cittadino-consumatore ad una mobilità fra operatori di servizi e nel mercato.
Oggi possiamo decidere dove andare a farci curare, anche se abbiamo l'ospedale dietro casa.
Oggi possiamo acquistare l'energia da una miriade di fornitori di gas e di elettricità, anche se nulla comprendiamo di diritto civile e di contrattualistica.
Oggi possiamo decidere di cambiare banca e senza ulteriori oneri portare con il nostro conto corrente anche il mutuo accesso per l'acquisto della casa dalla vecchia banca, anche se magari fra 1 anno saremo costretti a rimetterci in "marcia" (lunga).
Finalmente siamo operatori, anzi manager, di mercato. E del nostro diritto di cittadinanza.
Peccato che nell'acquario, nonostante gli sforzi che alcuni compiono per introdurre la cosiddetta concorrenza, i pesci che vi nuotano hanno però dimensioni differenti, posseggano informazioni e formazioni differenti, competenze e capacità di valutazione diseguali. Le cronache sono piene di casistiche che denunciano l'asimmetria esistente fra gli erogatori di servizi e i consumatori.
E' anche per questi motivi che il poter essere cittadini, e quindi anche il diritto di cittadinanza, non possono esaurirsi nella funzione di esercizio dei meri diritti del consumatore ... di servizi di cittadinanza. Se così fosse, non avremmo questo disperato bisogno di politica, ovvero di scelte!, che oggi vediamo denunciare nell'arena elettorale e politicista nel modo scomposto che sappiamo.
Come cittadini non siamo più liberi se possiamo scegliere di andare a curarci a 1000 chilometri di distanza. Come cittadini non siamo più liberi se un'organizzazione economica qualsiasi dissimula di erogarci il meglio anche se nel frattempo magari sottopaga i suoi dipendenti per essere più competitiva oppure ci infila le mani nell'altra tasca.
Ed infine, come cittadini, ognuno di noi, non possiamo continuare a deplorare ciò che poi, come operatori di mercato, pretendiamo di realizzare ed ovvero il migliore affare possibile. Magari a spese di un altro cittadino-consumatore.
Quello che riusciremo a conseguire è solo ammalarci di dissociazione. Il migliore affare possibile per chiunque voglia venderti qualcosa: parlare alla metà di te più... conveniente.
1 commento:
"Cittadino-consumatore" è un'ignominia.
E detto questo, ho detto tutto.
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