WHAT IS RESILIENCE?
Ciao,
ci siamo lasciati con lo scritto intitolato
"Crisi di Sistema:.." , il tempo e passato ed il blog NOI ha
fatto strada, aumentando i visitatori, gli iscritti e soprattutto il numero di
approfondimenti: COMPLIMENTI!!.
Mi ri-aggancio allo stesso ultimo post cercando di
approfondire il concetto di RESILIENZA che tanto mi sta a cuore per la
sua capacità di dare una visione e spiegazione del mondo
attuale, della sua crisi , dando inoltre i possibili approcci a
cui l'umanità puo fare ad oggi riferimento per definire il proprio
agire sia su piccola scala (individuo) che su grande scala (società
globale).
Sarebbe bello invitare il Sig. Buzz Holling.....
Vi invito intanto a vedere il video seguente:
Si tratta della capacità di un ecosistema di tollerare
un disturbo senza collassare in uno stato qualitativo differente.
Uno dei concetti più affascinanti e cruciali della scienza
della sostenibilità è quello di resilienza, al quale sono dedicati interi centri
di ricerca (da quasi tre anni esiste a Stoccolma, il prestigioso Stockholm
Resilience Institute, vedasi il sito www.stockholmresilience.org ) ed anche uno
straordinario coordinamento internazionale di tanti autorevoli istituti
scientifici ed università, coinvolte nell'approfondimento teorico e pratico
della resilienza.
La Resilience Alliance (vedasi il sito
www.resalliance.org) è proprio un' alleanza scientifica tra diversi autorevoli
enti, università ed istituti, nata nella seconda metà degli anni Novanta,
ispirata dal lavoro del grande ecologo Crawford (Buzz) Holling , e che ha dato
vita ad un' interessantissima rivista disponibile gratuitamente on line e
scientificamente referata, dal titolo "Ecology and Society",
precedentemente chiamata "Conservation Ecology", che si pone, come
obiettivo, la raccolta di riflessioni, analisi e ricerche destinate ad una
scienza integrata della resilienza e della sostenibilità ( vedasi il sito www.ecologyandsociety.org).
Il concetto ecologico di resilienza è stato pionieristicamente introdotto da
Crawford Holling, sin dai primi anni Settanta, e definisce la capacità dei
sistemi naturali o dei Social Ecological Systems (i sistemi integrati ecologici
ed umani), di assorbire un disturbo e di riorganizzarsi mentre ha luogo il
cambiamento, in modo tale da mantenere ancora essenzialmente le stesse funzioni
, la stessa struttura, la stessa identità e gli stessi feedback. Il sistema ha
la possibilità quindi di evolvere in stati multipli, diversi da quello
precedente al disturbo, garantendo il mantenimento della vitalità delle
funzioni e delle strutture del sistema stesso.
La resilienza, ricorda Holling, è misurata dal grado di disturbo che può essere
assorbito prima che il sistema cambi la sua struttura, mutando variabili e
processi che ne controllano il comportamento.
La resilienza di un ecosistema costituisce quindi la sua capacità di tolleranza
di un disturbo senza collassare in uno stato qualitativo differente che è
controllato da un differente set di processi.
In precedenza in ecologia il concetto di resilienza è stato utilizzato in
maniera molto simile al modo in cui viene utilizzato in ingegneria. Infatti il
noto ecologo Eugene Odum (nel suo volume "Basi di ecologia", edito
nel 1988 da Piccin) afferma :"La stabilità di resistenza rappresenta la
capacità di un ecosistema di resistere alle perturbazioni (disturbi) e
mantenere la sua struttura e funzione intatte. La capacità di resilienza
rappresenta la capacità di recupero quando il sistema è modificato da
perturbazione."
L'intera trattazione ecologica di Odum riprende la natura cibernetica degli
ecosistemi ed egli è stato indubbiamente un pioniere nell'applicazione
all'ecologia dei moderni avanzamenti scientifici che negli anni
Sessanta-Settanta vi furono nell'analisi dei sistemi, nell'energetica e nella
cibernetica (lavoro in cui ebbe un ruolo molto rilevante anche suo fratello
Howard Odum - sia Eugene che Howard sono purtroppo scomparsi nel 2002).
Lo stesso Eugene Odum, nel testo già citato, ad un certo punto, scrive:
"Con l'incremento di uno stress, il sistema, sebbene controllato, potrebbe
non essere capace di ritornare esattamente allo stesso livello di prima.
Infatti C.S. Holling (1973) ha sviluppato una teoria ampiamente accettata, per
la quale le popolazioni e, per inferenza, gli ecosistemi hanno più di uno stato
di equilibrio e dopo una perturbazione spesso ripristinano un equilibrio
differente dal precedente."
Crawford Holling ha avuto senz'altro il merito di aver applicato all'ecologia
gli avanzamenti delle analisi dei sistemi adattativi complessi, fornendo
all'ecologia stessa e, conseguentemente, alle discipline dell'ecologia
applicata, della gestione degli ecosistemi ed alla visione integrata di
ecologia, economia e scienze sociali (e quindi della scienza della
sostenibilità), contributi di grandissimo livello e spessore.
In un articolo apparso "Ecology and Society" Holling insieme ai noti
studiosi Brian Walker, Stephen Carpenter e Ann Kinzig hanno fatto il punto sui
concetti fondamentali che determinano il comportamento dei sistemi ecologici e
sociali (i cosiddetti Social-Ecological Systems).
Gli studiosi della resilienza riconoscono quattro caratteristiche della
resilienza, definite latitudine, resistenza, precarietà e panarchia.
La latitudine è l'ammontare massimo in cui un sistema può cambiare
senza perdere la propria abilità al recupero (prima, quindi, di oltrepassare
una "soglia" che, una volta passata, può rendere difficile o impossibile
il recupero stesso).
La resistenza costituisce invece la facilità o la difficoltà di
cambiare il sistema, o meglio, quanto e come il sistema è complessivamente
resistente rispetto al cambiamento.
La precarietà indica quanto sia vicino l'attuale stato di un
sistema ad un limite o una soglia.
La panarchia (termine coniato dagli studiosi del gruppo della
resilienza e sul quale è apparso nel 2002 un volume con lo stesso titolo,
curato da Lance Gunderson e Buzz Holling , "Panarchy" edito da Island
Press, che richiama il dio greco Pan) è un termine che viene utilizzato per
ricordare che, a causa delle interazioni a diverse scale, la resilienza di un
sistema ad una particolare scala dipenderà dalle influenze degli stati e delle
dinamiche alle scale che hanno luogo al di sopra o al di sotto del sistema
stesso.
Un concetto che può essere considerato un po' l'inverso della resilienza è
quello della vulnerabilità. La vulnerabilità ha luogo
quando un sistema ecologico o sociale perde le sue capacità di resilienza
divenendo quindi vulnerabile al mutamento che precedentemente poteva essere
assorbito.
In un sistema resiliente il cambiamento ha la potenzialità di creare
opportunità di sviluppo, novità, ed innovazione. In un sistema vulnerabile
persino piccoli cambiamenti possono risultare devastanti. La vulnerabilità si
riferisce perciò alla propensione di un Social-Ecological System, di soffrire
duramente delle esposizioni agli stress e agli shock esterni. Meno resiliente è
il sistema, minore è la capacità delle istituzioni e delle società di adattarsi
e di affrontare i cambiamenti.
Attuare politiche di sostenibilità vuol dire apprendere come gestire
l'incertezza, adattarsi alle condizioni mutevoli che si presentano ma,
soprattutto, evitare di rendere sempre meno resilienti i sistemi naturali ed i
nostri sistemi sociali.
Siamo in un mondo in cui l'umanità sta giocando un ruolo preminente nel
modificare i processi della biosfera, dal livello genetico alla scala globale.
Abbiamo un'estrema necessità di mitigare il nostro impatto sui sistemi naturali
e di essere in grado di adattarci alle nuove situazioni, con grandi capacità di
apprendimento e flessibilità.
Le politiche di sostenibilità basate sulle migliori conoscenze scientifiche
transdisciplinari dovrebbero diventare la priorità delle agende politiche
internazionali. Il costo ambientale, economico e sociale che potremmo pagare,
se ciò non dovesse aver luogo, potrebbe infatti essere altissimo.
Il concetto ecologico di resilienza è stato pionieristicamente introdotto da Crawford Holling, sin dai primi anni Settanta, e definisce la capacità dei sistemi naturali o dei Social Ecological Systems (i sistemi integrati ecologici ed umani), di assorbire un disturbo e di riorganizzarsi mentre ha luogo il cambiamento, in modo tale da mantenere ancora essenzialmente le stesse funzioni , la stessa struttura, la stessa identità e gli stessi feedback. Il sistema ha la possibilità quindi di evolvere in stati multipli, diversi da quello precedente al disturbo, garantendo il mantenimento della vitalità delle funzioni e delle strutture del sistema stesso.
La resilienza, ricorda Holling, è misurata dal grado di disturbo che può essere assorbito prima che il sistema cambi la sua struttura, mutando variabili e processi che ne controllano il comportamento.
La resilienza di un ecosistema costituisce quindi la sua capacità di tolleranza di un disturbo senza collassare in uno stato qualitativo differente che è controllato da un differente set di processi.
In precedenza in ecologia il concetto di resilienza è stato utilizzato in maniera molto simile al modo in cui viene utilizzato in ingegneria. Infatti il noto ecologo Eugene Odum (nel suo volume "Basi di ecologia", edito nel 1988 da Piccin) afferma :"La stabilità di resistenza rappresenta la capacità di un ecosistema di resistere alle perturbazioni (disturbi) e mantenere la sua struttura e funzione intatte. La capacità di resilienza rappresenta la capacità di recupero quando il sistema è modificato da perturbazione."
L'intera trattazione ecologica di Odum riprende la natura cibernetica degli ecosistemi ed egli è stato indubbiamente un pioniere nell'applicazione all'ecologia dei moderni avanzamenti scientifici che negli anni Sessanta-Settanta vi furono nell'analisi dei sistemi, nell'energetica e nella cibernetica (lavoro in cui ebbe un ruolo molto rilevante anche suo fratello Howard Odum - sia Eugene che Howard sono purtroppo scomparsi nel 2002).
Lo stesso Eugene Odum, nel testo già citato, ad un certo punto, scrive: "Con l'incremento di uno stress, il sistema, sebbene controllato, potrebbe non essere capace di ritornare esattamente allo stesso livello di prima. Infatti C.S. Holling (1973) ha sviluppato una teoria ampiamente accettata, per la quale le popolazioni e, per inferenza, gli ecosistemi hanno più di uno stato di equilibrio e dopo una perturbazione spesso ripristinano un equilibrio differente dal precedente."
Crawford Holling ha avuto senz'altro il merito di aver applicato all'ecologia gli avanzamenti delle analisi dei sistemi adattativi complessi, fornendo all'ecologia stessa e, conseguentemente, alle discipline dell'ecologia applicata, della gestione degli ecosistemi ed alla visione integrata di ecologia, economia e scienze sociali (e quindi della scienza della sostenibilità), contributi di grandissimo livello e spessore.
In un articolo apparso "Ecology and Society" Holling insieme ai noti studiosi Brian Walker, Stephen Carpenter e Ann Kinzig hanno fatto il punto sui concetti fondamentali che determinano il comportamento dei sistemi ecologici e sociali (i cosiddetti Social-Ecological Systems).
Gli studiosi della resilienza riconoscono quattro caratteristiche della resilienza, definite latitudine, resistenza, precarietà e panarchia.
La latitudine è l'ammontare massimo in cui un sistema può cambiare senza perdere la propria abilità al recupero (prima, quindi, di oltrepassare una "soglia" che, una volta passata, può rendere difficile o impossibile il recupero stesso).
La resistenza costituisce invece la facilità o la difficoltà di cambiare il sistema, o meglio, quanto e come il sistema è complessivamente resistente rispetto al cambiamento.
La precarietà indica quanto sia vicino l'attuale stato di un sistema ad un limite o una soglia.
La panarchia (termine coniato dagli studiosi del gruppo della resilienza e sul quale è apparso nel 2002 un volume con lo stesso titolo, curato da Lance Gunderson e Buzz Holling , "Panarchy" edito da Island Press, che richiama il dio greco Pan) è un termine che viene utilizzato per ricordare che, a causa delle interazioni a diverse scale, la resilienza di un sistema ad una particolare scala dipenderà dalle influenze degli stati e delle dinamiche alle scale che hanno luogo al di sopra o al di sotto del sistema stesso.
Un concetto che può essere considerato un po' l'inverso della resilienza è quello della vulnerabilità. La vulnerabilità ha luogo quando un sistema ecologico o sociale perde le sue capacità di resilienza divenendo quindi vulnerabile al mutamento che precedentemente poteva essere assorbito.
In un sistema resiliente il cambiamento ha la potenzialità di creare opportunità di sviluppo, novità, ed innovazione. In un sistema vulnerabile persino piccoli cambiamenti possono risultare devastanti. La vulnerabilità si riferisce perciò alla propensione di un Social-Ecological System, di soffrire duramente delle esposizioni agli stress e agli shock esterni. Meno resiliente è il sistema, minore è la capacità delle istituzioni e delle società di adattarsi e di affrontare i cambiamenti.
Attuare politiche di sostenibilità vuol dire apprendere come gestire l'incertezza, adattarsi alle condizioni mutevoli che si presentano ma, soprattutto, evitare di rendere sempre meno resilienti i sistemi naturali ed i nostri sistemi sociali.
Siamo in un mondo in cui l'umanità sta giocando un ruolo preminente nel modificare i processi della biosfera, dal livello genetico alla scala globale. Abbiamo un'estrema necessità di mitigare il nostro impatto sui sistemi naturali e di essere in grado di adattarci alle nuove situazioni, con grandi capacità di apprendimento e flessibilità.
Le politiche di sostenibilità basate sulle migliori conoscenze scientifiche transdisciplinari dovrebbero diventare la priorità delle agende politiche internazionali. Il costo ambientale, economico e sociale che potremmo pagare, se ciò non dovesse aver luogo, potrebbe infatti essere altissimo.
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