martedì 22 maggio 2012

L'ANTI-POLITICA DI GRILLO


Per coloro che ricevono questo post per mail, il link del video del 2007 dell'ultimo spettacolo di Grillo è qui.
Continuo a ritenere che è un anti-politico, esito analitico che ricavo dai suoi discorsi, il cui ordine è:

  1. il primato della società, in ogni sua forma auto-organizzata e quale espressione della sua autonomia e sussidiarietà, rispetto alle fissazioni istituzionali della ripetitività autoritaria giuridicamente derivata;
  2. la persistenza ed insolubilità del conflitto nella realtà fisica come in quella ideale;
  3. la inscrizione dell'uguaglianza sociale nello stato di libertà ed indipendenza individuale che può emergere unicamente nell'auto-organizzazione delle ineludibili contraddittorietà interne alla società:
  4. la determinazione della giustizia sociale attraverso il lavoro collettivo e l'organizzazione razionale della società che da se stessa realizza in modo spontaneo e naturale, e per mezzo della conoscenza diffusa e della consapevolezza della provvisorietà dell'esercizio di questa ragione collettiva e della forza collettiva che ne risulta;
  5. la contrapposizione della forza collettiva e della ragione sociale verso tutti coloro che la trasformano in forza coercitiva e/o coattiva e in ragione assoluta;
  6. la delineazione del concetto del diritto di proprietà a partire dal concetto di possesso, ovvero di uso di qualsiasi bene a fini giustificativi economico-sociali. Quindi, nè meramente privati ed esclusivistici nè tanto meno collettivi, poichè queste forme vengono vanno ad inquadrarsi come esiti dispotici del capitalismo o del comunismo, risultati storici di annientamento dei conflitti intrinseci alle dinamiche sociali e quindi essenzialmente contro natura e la realtà delle cose umane;
  7. il ruolo sussidiario della proprietà, in qualità di esercizio ed uso del bene, rispetto al lavoro ed all'opera di trasformazione della materia;
  8. tali assunti paradigmatici fanno assumere lo Stato come luogo di esercizio della volontà politica diretta dei cittadini e non come espressione "proprietaria", rappresentativa, di questa volontà che viene esercitata per conto di questi;
  9. se la libertà soggettiva trova la sua reale espressione nelle dinamiche anche conflittuali della società, sarà allora questa mobilità dell'azione sociale diretta ad ogni livello materiale ed intellettuale che deve essere conservata e sostenuta: la multiformità e la pluridimensionalità sono i principi regolatori del progresso umano, e che non debbono essere risolti e/o aboliti;
  10. posto che nulla può abolire o risolvere le contraddizioni intrinseche esistenti nelle dinamiche sociali, la vita associativa e la forza sociale si deve differenziare e rendere autonoma da qualsiasi potere esterno: i cittadini devono controllare direttamente le loro sorti future senza l'interposizione di alcuna altra forza politica che se ne fa interprete;
  11. la società quindi cammina da sola senza bisogno di nessun potere politico che la rappresenti;
  12. dunque, la politica in rapporto alla vita sociale sta a ciò che il capitale è in relazione al lavoro: un'alienazione della forza collettiva;
  13. il politico, ed il luogo di esercizio della sua espressione che è lo Stato ed ogni altro luogo che ne è forma organizzata e rappresentativa (partiti, burocrazie, ecc), sono lo strumento di perpetuazione dell'espropriazione della vitalità della società;
  14. la dimensione auto-governativa delle società e dei popoli viene quindi a contrapporsi alla dimensione autoritaria dello Stato come alle stesse forme "giacobine" che riflettono un'immagine indeterminata di "popolo" in chiave trascendentale e sacrale, poichè entrambe le forme suddette sono volte alla conservazione e al rafforzamento di se stesse attraverso la centralizzazione e unificazione delle pluralità della vita collettiva;
  15. quindi lo scontro fra sociale e politico è ripiegato nelle dimensioni dello scontro fra lbertà ed autorità, fra società reale e società ufficiale, fra mutamento storico perpetuo e le fissazioni e reiterazioni delle forme di condensazione degli equilibri, fra le forme di autogestione che vedono i direttamente interessati occuparsi del governo delle cose di pertinenza e le forme separate e gerarchicamente definite della gestione della cosa pubblica;
  16. se ne viene a determinare un'organizzazione policentrica e federalista di ogni elemento di espressione della società, sia economica che di governo;
  17. questa organizzazione federalista prende le mosse non da una rivoluzione politica ma invece da una rivoluzione economica: al posto dei Governi le organizzazioni industriali, al posto delle leggi i contratti, al posto del potere politico le forze economiche;
  18. da questo primato dell'esercizio sociale della proprietà dei beni ne discende l'emancipazione popolare, la libertà e l'uguaglianza sociale, ovvero la costituzione di un sistema sociale liberale, decentrato, federativo, repubblicano, egualitario, progressista. Solo la proprietà (così come l'abbiamo intesa) può controbilanciare la potenza politica, solo l'uso dei beni di proprietà a fini sociali può creare le condizioni di solidarietà economica e di mutualità sociale, la giustizia come equilibrio e reciprocità nei e fra i popoli che ne esercitano direttamente le applicazioni.

Come altrimenti interpretare le sue ultime dichiarazioni: oggi la democrazia ha vinto contro il capitalismo!
Come altrimenti interpretare il dato di fatto che la lista promossa da Beppe Grillo raccoglie voti proprio nelle aree geografiche dove la Lega e Berlusconi hanno sempre fatto il pieno di voti e dove è più forte un'istanza popolare  e libertaria una volta raccolta dalla sinistra?





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