lunedì 3 giugno 2013

Gli asini non volano

Francesco Montelatici (Cecco Bravo), l'asino di Balaam, c. 1650-1660

Nel nostro post il mito della produttività e quello circa la difficoltà di capire se vieni pagato per non capire abbiamo scritto della persistente solfa che sentiamo ripeterci circa l'improduttività dei lavoratori italiani, cercando di mostrare, grafici alla mano, che non è vero che i lavoratori italiani sono più retribuiti e che producono meno dei più diretti concorrenti europei (Francia e Germania), semmai il contrario. Piuttosto che le ragioni stanno tutte in




  • una produzione di merci e beni dal valore economico e finanziario che si confronta e compete con produzioni dei paesi emergenti;
  • incapacità delle imprese italiane di fare sistema e rete e cooperare, internazionalizzare le produzioni e il territorio, di meglio funzionalizzare a questi scopi le loro categorie datoriali, sempre più luoghi dove la politica e gli interessi incrociati con l'impresa collocano persone dalla dubbia e mediocre competenza;
  • la specializzazione produttiva sui beni di consumo e non sui beni e servizi ad alto contenuto tecnologico e cognitivo (leggasi anche La Nave dei Grulli), che spiega la alta disoccupazione intellettuale dei giovani italiani, le cui percentuali di laureati d'Europa sono le più basse e che non ostante tutto pagano alti tassi di disoccupazione intellettuale;
  • una politica industriale che è scivolata sempre più verso la permanente regolamentazione del diritto del lavoro e dell'accesso al lavoro, introducendo modifiche giuridiche che hanno favorito il contenimento dei salari e degli stipendi invece che le politiche di investimento organizzativo e tecnologico delle imprese: le imprese italiane sono quelle che meno investono in innovazione di prodotto e di processo;
  • una completa assenza di politiche formative che consentisse sia alle imprese che ai giovani di coniugare le loro specifiche esigenze, e di far evolvere la scuola e la formazione professionale verso soluzioni meno autoreferenziali rispetto a quelle finora incancrenitesi nel sistema formativo;
  • un ruolo del sindacato ripiegato unicamente sulla rivendicazione salariale (oltretutto inefficacemente), e non nella tutela dell'etica del lavoro e del patto di cittadinanza che sul lavoro e nelle operatività (nei luoghi del lavoro) viene a crearsi e determinarsi;
  • le politiche inflattive e svalutative degli anni '80 e '90 della moneta Lira rispetto al dollaro USA che hanno veicolato, prima dell'introduzione dell'euro e anche nei primi 2 anni di vità della moneta unica europea, politiche economiche di competitività delle produzioni industriali italiane con Paesi a emergente economia capitalistica.


Una efficace sintesi di questo quadro economico e produttivo italiano e ben leggibile su questo post del blog dedicato a Keynes e che riguarda le sollecitazioni provenienti dall'Europa rispetto alle nostre attività produttive. Consigliata anche la lettura di questo post sulla politica industriale italiana, la grande assente.

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