lunedì 4 giugno 2012

TENDENZA DEMOGRAFICA ITALIANA, DEBITO SOVRANO E RI-MODELLAMENTO DEL SISTEMA DI WELFARE

Sull'ipotesi degli Stati Uniti di Germania ho già scritto Nella Guerra del Peloponneso. E l'idea sembra fare breccia, da quanto si scrive oggi su Phastidio in replica puntuale a Zingales sul Sole24Ore. L'autore dello scritto, Mario Seminerio, anch'egli bocconiano come Monti e mio coetaneo oltre che omonimi tutti, non la manda a dire: Germania, facciamo l'affare, prenditi l'Italia.
Dobbiamo convenire con Zingales e Seminerio, se analizziamo le tendenze demografiche dell'Italia, che il nostro territorio che sta diventando, più degli altri d'Europa, un Paese per vecchi. E le schede che seguono non ci dicono niente di buono.


Lo IIASA è un Istituto austriaco che produce rilevazioni statistiche tendenziali nei settori energia e cambiamento climatico, dati che sono in stretta relazione con le tendenze demografiche mondiali (e di aree geografiche) e scenari produttivi differenti (dal più bruno ed inquinante, al blu fino allo scenario green appunto più verde), di cui sotto ne potete vedere la tassonomia.


Ebbene, per tutti e tre gli scenari, il futuro demografico dell'Italia è di riduzione dei suoi abitanti, con una previsione al 2100 di 40 milioni di abitanti rispetto agli attuali 60 milioni (grazie ai figli degli immigrati!), e la cui tendenza al decremento demografico si andrà già ad avvertire in questa decade. 
Qui sotto la proiezione:


Non crediate che gli altri Paesi Europei non abbiano tendenze di decremento demografico... ma non così vistose. Ad esempio, vediamo di confrontarci con la Germania



Come è possibile vedere, la Germania nella peggiore delle ipotesi conserverà un tasso di crescita pari a 0, o appena e di poco superiore.

Con la Francia, invece, le differenze appaiono più vistose. 


La Francia rallenterà la sua crescita demografica a 0 per 2 scenari produttivi ed energetici su 3. Nello scenario hard, addirittura, incrementa la popolazione.

Per l'Italia, come dice Zingales, la possibilità di risanare il nostro debito pubblico è veramente chimerico. E' per questo che tutti si esercitano in soluzioni a volte anche estemporanee per la sua soluzione.

Mi si potrebbe obiettare che la nostra produzione di ricchezza potrebbe riuscire sufficiente a ripagare il debito... Riponete le speranze. Non c'è trippa per gatti... che ha l'asma.






Insomma, mentre i cugini francesi e i teutonici lo triplicano, noi italiani se riusciamo ad incrementarlo del 50% dobbiamo recarci in pellegrinaggio a San Gennario!
Unica consolazione per i lettori "green" è che lo scenario più ecologico è quello che consentirà di produrre, secondo lo IIASA, maggiore ricchezza. Ma qui in Italia noi avremo principalmente da scambiarci cateteri. 

Quindi, tutto il sistema di Welfare sta per saltare: un Paese pieno di vecchi senza assistenza sanitaria e senza pensioni, se è vero che già attualmente, secondo le statistiche sanitarie, questi siamo demograficamente, e che il 73% degli attuali italiani in età compresa fra i 65 anni e i 75 anni soffre già cronicamente di una patologia, ed il 50% di 2 (stessa fonte dell'altro link).

Allora significa che l'Italia deve reinventarsi un sistema produttivo e di solidarietà sociale tutto suo, particolare, se non vuole scivolare fra i Paesi occidentali e democratici con le minori tutele dei diritti di cittadinanza. Cosa ci inventiamo? Andare in pensione a 70 oppure a 75 anni... magari trasportati dalle autoambulanze con appese grosse fiale di farmaco? 

La buttiamo là: 
  1. le pensioni sono erogate dallo Stato che le paga attraverso la tassazione diretta dei redditi e dei patrimoni, e non come avviene adesso attraverso il monte contributivo.
  2. si comincia a lavorare massimo a 24-25 anni, età media massima cui un sistema scolastico efficiente dovrebbe consentire ad una ragazza o un ragazzo di laurearsi (e non la sfiga come sproloquiò il viceministro Martone), e di immettersi subito nel lavoro produttivo (anche se ne è previsto un ulteriore tempo di specializzazione formativa che verrà acquisita sul campo). In ogni caso, non prima dei 16 anni.
  3. a 55 anni si va in pensione tutti con un minimo reddito garantito, uguale per tutti e al limite de reddito stabilito quale soglia di povertà. Chi ha avuto la fortuna di guadagnare di più, potrà invece che comprarsi il SUV accendersi una polizza assicurativa che gli consenta di conservare lo stesso o quasi tenore di vita di quando lavorava. Fra coloro che non hanno mai lavorato come dipendenti ma come liberi professionisti è fatta libera scelta di rinunciare alla pensione e continuare le attività redditizie in proprio, così come coloro che dopo il collocamento a riposo volessero continuare come liberi professionisti a prestare le loro attività. Naturalmente pagando un po' meno tasse a seconda dell'età: diciamo un meno 10% fino a 65 anni, poi 15% fino a 75, e magari se sei stato bravo ed in salute finisci di morire senza pagarne affatto più di tasse.
  4. tutti i pensionati che all'età di 55 anni volessero ancora rendersi utili e lavorare, integrando le loro pensioni, possono accedere a lavori di pubblica utilità, pagati dallo Stato o dalle municipalità come l'assistenza ai grandi vecchi, ai disabili di ogni genere, l'insegnamento nelle scuole tecnico-superiori e di formazione professionale, la manutenzione delle strade e dei luoghi pubblici, la sanità preventiva e primaria (quella che dovrebbe essere la cosiddetta medicina generale) e specialistico-ambulatoriale per le acuzie che non richiedono la ospedalizzazione (naturalmente se si è fatti i medici clinici e seri ed in esclusività negli ospedali), le attività burocratiche statali (l'impiegato di contabilità se si è stati dei ragionieri in aziende, o impiegati di biblioteca se si è stati ex insegnati di lettere o maestre alle scuole). 
  5. I redditi che questi pensionati che decidono di continuare a lavorare fino a massimo 75 anni, se le condizioni di salute lo consentono, potranno percepire un reddito pari ad una quota che non superi il 100% di quanto già percepito con la pensione.
E' fantasioso? Il rischio di trovarsi in braghe di tela lo è molto meno. O ci inventiamo un sistema sostenibile, che ridistribuisca i redditi più equamente, faccia entrare nel mondo del lavoro i giovani non quando sono già smonati dai troppi precariati ma nel pieno delle loro energie produttive, si consenta attraverso una riqualificazione formativa di poter fare ad un'età ragionevole lavori che abbiano una utilità sociale e di comunità, o altrimenti i conflitti che si genereranno in Italia saranno ancora più funesti per questo Paese.
Qualcuno potrebbe anche dire che potremmo riprendere a fare ingressi di forza lavoro... ma ci siamo dimostrati essere un Paese che in fatto di integrazione ha fatto vincere a Treviso e alla giunta Gentilini la medaglia d'oro. E questo la dice lunga sulle nostre politiche di integrazione. Oppure potremmo avere più occupati di quanti ne abbiamo adesso (che contiamo il numero di occupati fra i più bassi), ma chi la sostituisce la famiglia e il parentato che nel frattempo supplisce al Welfare che in Italia non c'è e non c'è mai stato?

Il concorso di idee è aperto... ma il tempo stringe.






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