mercoledì 9 gennaio 2013

L'EUROPA E' IN MANO ALLE LOBBY FARMACEUTICHE?




“La Commissione europea è più preoccupata di fare gli interessi di una casa farmaceutica americana che di assicurare la sopravvivenza di decine di malati colpiti da una grave e rara malattia del fegato?”, si domanda Libération. 


Secondo il quotidiano (cliccando qui l'articolo originale) da tre anni Bruxelles si oppone con tutte le sue forze alla messa sul mercato europeo di un farmaco, l’Orphacol, prodotto dal piccolo laboratorio francese Ctrs e in grado di evitare una morte certa alle persone colpite da una rara malattia incurabile.

L’accanimento burocratico non è spiegabile con alcuna motivazione legata alle salute pubblica, dato che il parere scientifico – e dei 27 stati dell’Ue – è unanimemente favorevole verso un farmaco di provata efficacia. A beneficiare del veto della Commissione è soprattutto un’azienda americana, Asklepion Pharmaceuticals, controllata dalla Chiesa avventista del settimo giorno. Il laboratorio statunitense ha infatti depositato una richiesta di autorizzazione per un farmaco concorrente – ma che non esiste ancora – presso l’Agenzia europea del farmaco (Aem) con base a Londra.

L’atteggiamento di Bruxelles è “incomprensibile”, ammette un funzionario della Commissione. Come sottolinea Libération, infatti, “la Commissione europea di solito si trincera dietro i pareri degli scienziati delle diverse agenzie europee”. Il quotidiano di sinistra punta il dito contro Patricia Brunko, capo dell’unità che si occupa dei farmaci presso la direzione generale “salute e consumatore” della Commissione, che pare “intenzionata ad affondare l’Orphacol”. Libération sottolinea i legami della vicenda con l’affaireDalli
è risaputo che il capo di Brunko era l’ex commissario John Dalli, allontanato in ottobre dal presidente della Commissione europea José Manuel Durão Barroso a causa del sospetti di corruzione nel settore del tabacco. “In ogni caso l’Olaf, l’ufficio antifrode della Commissione, non è stato interpellato”, sottolineano a Parigi.

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