di Victor Wang |
L’associazione ATDAL – Over 40 “Associazione Tutela dei Diritti Acquisiti dei Lavoratori” ora ha anche un portale web ( http://www.atdal.it/).
Il fenomeno degli ultra40enni che non riescono a trovare una ricollocazione professionale (solo 1 su 4) sta assumendo forme e dimensioni tali (circa 1,5 milioni di disoccupati nella fascia di età che va dai 45 ai 65 anni) che dovrebbero preoccupare coloro che dicono di governare le sorti di questo Paese.
Invece, insieme ad un esercito di giovani senza lavoro, precari, abbandonati ad un destino lavorativo e professionale incerto, vanno ad aggiungersi tutta una serie di persone espulse dalle fabbriche e dalle imprese e che con molta difficoltà riescono a ricollocarsi professionalmente.
Nulla è stato veramente approntato, nelle nuove disposizioni di legge sulla regolamentazione del "mercato" del lavoro, rispetto a questi cittadini che vagano silenziosi fra società interinali e le aziende in cerca di un lavoro, molto spesso proponendosi per mansioni e retribuzioni competitive con gli stessi giovani in cerca di occupazione o con persone meno qualificate sul piano formativo e professionale. Ma ormai è assodato che non sono più in età "produttiva".
La "forza lavoro" ormai segue il ciclo normale di qualsiasi altro bene produttivo, il cui ciclo di vita ha una durata di non più di 15 anni. Se va bene.
Le retoriche del marketing, dell'economicismo, della contabilizzazione, dell'efficientismo razionalistico, dell'ingegnerismo produttivistico e commerciale, ormai stanno calpestando ogni residua dignità dell'uomo ed i suoi diritti di cittadinanza.
Oscurati completamente da un linguaggio e da una rappresentazione della realtà dove non c'è più posto per i valori ed i diritti dell'uomo, la politica e le imprese si dirigono a velocità massima verso il burrone dell'inasprimento dei conflitti sociali, verso la creazione di eserciti di indigenti e di emarginati. Già ora, e ancor più quando saranno più vecchi ed in stato di bisogno, senza pensioni e con un'assistenza sanitaria e sociale da medioevo.
Parallelamente, consapevoli di quel che vanno determinando come èlite solo interessata alla sopravvivenza di sè stessa, buttano legna sul fuoco e mettono i padri contro i figli, i pensionati contro i disoccupati, i giovani contro i vecchi, i lavoratori tutelati contro quelli precari, gli artigiani contro le industrie, lo Stato contro le imprese, le donne contro gli uomini. Fomentano odio, invidie, persino manifestate soddisfazioni fra coloro che adesso pensano che anche per i dipendenti pubblici toccherà la stessa sorte che ormai da tempo tocca ai dipendenti delle imprese private, quando invece anche lì si aprirà la caccia al più debole. Anche lì emergerà un'èlite che sopravanzerà coloro che magari il concorso l'han vinto per davvero con tutte le loro forze, e che amano il lavoro che fanno.
Con la complicità di tutti, lasciamo che ci conducano felici e confusi ad una guerra fra poveri, lasciamo che immiseriscano le nostre coscienze e le nostre volontà, sensibili unicamente ad un linguaggio che ha ormai ottenebrato ogni istanza civile e sociale, ogni responsabilità più ampia rispetto a quella celebrata dai budget e dai bilanci, ogni consapevolezza riguardo al fatto che non potrà essere possibile nessuno scambio anche solo economico se non riprendiamo a dare statuto alle operatività dell'uomo. E dignità alla persona.
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