Si fa, recentemente, un gran
parlare di Riforma elettorale, qui da noi in Italia. Con andamenti peraltro da
ottovolante. Fatta, disfatta, ci siamo quasi, non se ne fa niente, accordo
imminente… Questo risulta infatti, nella sua sostanza, il titolare principale
nei media di questi mesi.
Apparso accompagnato,
contemporaneamente, senza che risulti un minimo pudore di chi risulta impegnato
nella costruzione della Torre di Babele made Italy, dalla noticina usuale sempre accanto che le nostre attuali
major della politica partito, si starebbero industriando a mettere a punto il
migliore sistema elettorale, dal loro punto di vista evidentemente, che gli garantisca comunque una forma
di maggioranza propria prevalente. Qualsiasi eventuale risultato esca dalle urne.
E
già questo, appare alquanto sconvolgente: dopo aver assistito a
maggioranze anche inverse che normalmente, in questi ultimi venti anni, giunte
a controllare il Parlamento, appaiono essersi rifatte ciascuno, a volta a
volta, un sistema elettorale preteso su
misura. Per sperare di durare meglio qualunque fosse poi il vero
livello del consenso.
E siccome in un Paese come il
nostro, a crescita zero da quindici anni, e a quasi -3% da oltre un anno poiché
<lo stanno salvando>, il consenso vero prevalente appare merce alquanto
volatile, accade allora che, qualunque legge elettorale ti confezioni su
misura, dopo che l’hai già appena usata efficacemente, scopri che però, adesso,
invece ti garantisce nel futuro poco niente.
E
se accade di scoprirti in una tale circostanza, che fai, conseguentemente?
Cambi programma, cambi gruppo
proprio dirigente, torni magari in mezzo alla tua vera gente?
In
genere pare che invece, e ormai da tempo, SI CAMBINO LEGGI ELETTORALI.
Sull’istante.
Impresa ardua di per sé farsi un
vestito adatto elettorale su misura. Figuriamoci quando ora il <sarto>
dovrebbe fare un vestito da poter indossare, con uguale soddisfazione, ad un
cliente basso, uno smilzo e alto, e un altro cicciotello.
Potrebbe,
allora, pare, anche venire fuori un’ipotesi così.
Come si poteva leggere oggi, a
pag.12 del Corriere della Sera in un articolo di Alessandro Trovino e dal
titolo:
Riforma
elettorale, primo progetto per l’intesa.
E vi si poteva leggere nel corpo
dell’articolo citato:
“ “ < (…) Un’idea d’accordo c’è già e prevede un sistema misto,
d’impianto proporzionale ma con correttivi maggioritari: i seggi dovrebbero
essere assegnati in parte con collegi uninominali e in parte con liste
bloccate.
Si
prevede anche un premio di maggioranza, che dovrebbe andare al primo partito. E
una soglia di sbarramento del 5 per cento o dell’8 in almeno tre regioni (per
favorire la Lega).
Se
l’impianto è ormai condiviso tra i tre partiti principali, restano da definire
diverse cose.
La
dimensione del premio di maggioranza, che oscilla tra il 10 e il 15. Il Pd
accetterebbe di rinunciare al premio di coalizione ma solo in presenza della
quota più alta (il premio potrebbe
spettargli secondo i sondaggi), mentre il Pdl vorrebbe tenerlo basso, intorno
al 10%
Altro
elemento da definire, la quota di ripartizione tra seggi e collegi, per alcuni
intorno al 50 per cento (ma si parla anche di 2/3 collegi e 1/3 listini
bloccati. Infine, le modalità di assegnazione dei seggi in compensazione
proporzionale e come premio di maggioranza: potrebbero essere assegnati
prendendoli dai non eletti delle liste (quindi tra i nominati, messi dai
partiti per garantire quadri e dirigenti senza appeal elettorale) oppure
ripescati dai migliori perdenti dei collegi. (…) >
Senza alcun riferimento al
giornalista citato, e il quale anzi, risulta avere fatto più che del suo meglio
efficace provando a <nuotare> dentro un altrui risultato intruglio: MA CI AVETE CAPITO NIENTE SU COME VORRANNO FARCI
VOTARE?
Eppure, se c’è una cosa che dovrebbe risultare semplice e lineare, risulta
proprio il SISTEMA ELETTORALE.
Perché
tutti, delle e dei connazionali vi si debbono indistintamente poter esprimere,
tutelare e comprendere agevolmente ed agevolmente tutti anche saper usare.
Questa volta, che facciamo, una
deroga all’uno solo per volta in cabina elettorale, ed assegniamo, un tutor di
complemento, nel seggio, e che ci segue fin nella cabina consultando il
libretto del regolamento che intanto ci sussurra nell’orecchio? E chi non
sente? Gli vota direttamente l’esperto?
Andiamo
allora, a chiedere soccorso alla Costituzione nostra vigente:
Art.
48 (…) il voto è personale e uguale, libero e segreto (..)
Intanto, ecco finalmente un
articolo scritto ben in chiaro. E che chiunque comprende certo bene.
Evidentemente, i padri costituenti non avevano l’odierno problema di mancanza
di consenso da provare a nascondere con parole a volte parse oggi altrove quasi
un non senso.
Letto,
e chiaro l’articolo costituzionale vigente, alcuni dubbi tuttavia divengono
impellenti:
Se
il voto è personale e UGUALE, come fa l’articolo costituzionale ad
andare d’accordo con i premi eventuali?
Perché, se il mio voto finisce a
valere doppio, con il Premio ottenuto, come mai farà ad essere uguale al voto tuo rimasto non premiato?
Se
il voto è personale e UGUALE, come farà l’articolo costituzionale ad
andare d’accordo persino con lo sbarramento?
Perché, se il mio voto che
esprimo, poi lo annulli in quanto ritenuto inferiore ad uno sbarramento preteso
ora d’accesso, come mai farà ad essere uguale al tuo che invece designa tranquillamente un eletto?
Se
il voto è personale e uguale, LIBERO E SEGRETO, come mai farà
l’articolo costituzionale ad andare d’accordo
con liste che altri mi confezionano già bloccate, dunque non tanto Libere, e
forse neanche tanto Segrete anche nel loro risultato?
Come
dicono? Sono solo piccolezze di dettaglio irrilevante?
Arbitro,
..Arbitro….. ma dove è finito l’arbitro
che qui pare stiano facendo goal anche con le mani….
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