venerdì 17 agosto 2012

Se paesi di ferro finiscono per difendere i diritti costituzionali anche di Paesi risultati di latta



La questione che il titolo proposto lascia ancora in ombra, appare meritare un qualche approfondimento pur nel caldo agostano.

Cominciamo allora col dirci cosa appare oggi la nostra Ue.
Cosa intendevano che fosse i Padri fondatori, ma anche i leader nazionali che le diedero una forma, questo risulta abbastanza noto e chiaro: una convergenza di Stati europei democratici i quali, partendo dall’economia e dalle dogane abolite, favorissero il comune senso di appartenenza delle popolazioni tutte europee, agevolate in questo anche dal potenziamento conseguente del rispettivo benessere e convivenza equa anche nazionale.

Cosa sia, appare, invero, questione alquanto più incerta e controversa.


Anche perché una grande polvere mediatica non proprio disinteressata, in specie nostra italiana, pare avere blindato l’attuale Ue non nei valori pur se primari, ma  propri del politico e sociale, quanto dell’atto di Fede. Che, come noto, non si deve spiegare, ma si professa. E, amen.
E infatti - e per inciso quanto segue e precede viene annotato da un europeista tendenziale - al nostro livello nazionale non risulta essersi favorito, né tanto meno svolto, alcun dibattito collettivo su cosa fosse, e tanto meno su cosa si intendesse potesse divenire. La nostra Ue.

Il nostro dibattito sulla Ue, in effetti, in questi ultimi decenni, pare essersi aperto e concluso, anche dai più elevati celebranti, con l’equivalente del <ite missa est>; vale a dire con il più sobrio laico <ce lo chiede la Ue>.
E se, ce lo chiede la Ue, dinanzi al dogma che si fa? Si ubbidisce, pare e evidente.

Allora, forse appare adesso opportuno cominciare a chiedersi, e dibattere: ma cosa risulta essere diventata, in questi ultimi decenni, la nostra cara Comunità Europea dei sogni anche popolari?

Cosa appare essere diventata?

Quel che pare essere diventata la nostra Ue attuale, senza quasi che ce se ne accorgesse noi popoli europei, lo svelano meglio di tante parole forse proprio quelle foto di Gruppo di Vertici Comunitari.

Più che un consesso di Stati, appare piuttosto la foto di fine anno di classi variamente assortite come tutte: l’alunno che fa le corna non visto, l’alunno discolo che irride il compagno in disgrazia nello sghignazzo, l’alunno primo della classe serioso che quasi teme di essere toccato, l’alunno spaesato che pare ancora chiedersi: ma come ci sono capitato.


Solo che, quelle apparenti foto di gruppo, apparentemente innocenti, risultano in realtà le foto dei veri OLIGARCHI europei. I quali, senza controllo vero e senza veri vincoli con la democrazia reale, risultano usualmente fare il bello ed il brutto della Ue.

E, finita quella scampagnata tra colleghi solidali, in genere, soprattutto a sud delle Alpi, risultano ritornarsene a casa, dissimulando ai propri connazionali ruoli propri decisivi negli accordi in genere ferali, con uno sconsolato, quanto dissimulato: CE LO IMPONE LA UE.

Ma, la Ue, non dispone di Organi Parlamentari eletti? Poteri effettivi zero, in realtà, risulta per l’europarlamento eletto. (oggi, forse ridotto un Ente Inutile di lusso, per la passione di tagli Ue).
Non decide i Commissari Ue, ma ratifica in genere le relative scelte nazionali anzi di partito; non sceglie autonomamente il proprio capo di Governo (presidenza Commissione Ue), ma se lo adotta dalla stessa genesi già dei Commissari; non risulta possedere poteri di sfiducia e di revoca dei Commissari; non ha poteri prescrittivi e vincolanti sulle scelte economiche Ue. E cosa fa? SUGGERISCE, pare. Con scarso ascolto, anche. Pare ancora.

Come mai si è potuta ingenerare quella che appare un così profonda <mutazione> nella nostra Comunità di Stati, e non apparsa proprio positiva per la Democrazia elettiva reale continentale?


La mutazione intervenuta pare possa farsi ascendere all’avvento euro nella Comunità.

In quel momento, in assenza di qualsivoglia passo significativo nella condivisione di poteri e nell’economico sociale dei popoli, la Ue, pare si condannasse a divenire il Direttorio di una <Finanziaria> continentale. Una Unione di Moneta, ma senza popoli e senza democrazia elettiva vera.
Risultata affidata, e in larga parte, alla gestione fiduciaria della sua banca Centrale Comunitaria. La Bce.

Ed essendo apparso divenuta, la Ue anche attuale, un gestore professionale di capitali comunitari, non desta poi meraviglia che i suoi interessi vitali fossero e siano banche. Non a caso risultate tutelate nel protezionismo europeo più smodato. Che al confronto, il tipo di sostegno Usa, passato dal sussidio e poi ricollocazione sul mercato, pare quasi da <socialismo reale>.

E non desta altrettanto meraviglia che una Comunità di Stati, ma divenuta in realtà soprattutto una comunità di banche e finanziarie, abbia alla fine fatto il suo mestiere. Concentrare sempre più in un numero minore di mani le ricchezze in prevalenza esentasse nazionali. E, il conto, passarlo puntualmente, di volta in volta, ai popoli europei. Ritrovatesi però, questi ultimi, senza poteri e ruoli propri veri per poter discutere quelle note spese altrui che disarticolavano sempre di più lavoro e coesioni sociali nazionali.

Una passeggiata senza intralci, dunque questa della attuale Ue oligarchica risultata senza democrazia interna?

Non proprio. Non tutti gli Stati pare si sono accodati allo steso modo. Alcuni, si sono tutelati, almeno in parte, con il loro Istituto del referendum popolare vincolante sopra le più rilevanti questioni Ue. Vedi Francia, che vi ha infatti così affondato la eventuale nuova Costituzione UE.
E più o meno tutti, hanno comunque provato almeno a tutelarsi – i popoli europei – facendo uso implacabile dell’alternanza nei propri partecipanti alle Foto di Gruppo UE. Possedendo infatti, essi, poteri elettorali veri.
Ma a sud delle Alpi, la scomunica risultava arrivare puntuale a chiunque provasse ad obiettare a quel perentorio <ce lo ha chiesto la UE>. Scomuniche risultate agevolate anche dalle nostre interne pesanti manipolazioni elettorali.

Poi, risulta accadere un fatto particolarmente rilevante.

La Corte Costituzionale tedesca risulta porre fine, almeno per i partecipanti di propria competenza, alle festicciole <intime> dei vertici Ue.
Ed in che modo appare averlo fatto?

Statuendo, e oramai da mesi, che i rappresentanti governativi Tedeschi non possano assumere impegni in sede UE se non previa ratifica del PARLAMENTO TEDESCO.

UNO SCONFORTO. ALTRUI. GRANDE.
Fine dei giochi.
Anche se di parte tedesca, la democrazia elettiva, risultata espulsa dalla porta UE, appare così rientrare dalla finestra. E con la sua primizia sui tecnici. Per mano della Corte Tedesca.

Una <rivoluzione> potenziale; ed anche una <potenziale> grande occasione per tutti gli Stati aderenti. Bastava imitare la linea della Alta Corte tedesca, e il potere elettivo di controllo e di indirizzo per tutti sarebbe rientrato all’interno della Gestione UE. E della sua, nostra Moneta Euro.

Perché, la Corte tedesca ha sancito cosa i governanti  tedeschi sarebbero, da qual momento, stati inesorabilmente tenuti a fare. Ma non ha affatto detto che altri non potessero fare altrettanto.

E, allora, noi Italia, che risulta ne abbiamo concluso?

Forse, che avessero magari preso un colpo di sole i Tedeschi.
Noi, infatti, ormai già da prima dell’Euro, avevamo scoperto un <passaggio segreto> per essere sempre, e ovunque, più UE della UE stessa. Degli UE UE, forse si direbbe.

E come?

Attivando nella nostra Costituzione, zitti zitti, il passo della <gattara>.

E cosa è, mai, questo passo?

Da bambino, almeno nelle nostre zone, spesso l’uscio principale di casa mostrava, nella sua parte bassa, una toppa per così dire basculante: LA GATTARA, appunto.
Che prendeva appunto quel nome, perché da quel piccolo passo, il gatto di casa, potesse entrare e uscire dalla casa stessa a proprio piacimento e discrezione. Senza disturbare, ma anche senza dover chiedere permesso.
E quale appare essere divenuto il nostro <passo della gattara> costituzionale italiano?
L’art. 11.
Il quale articolo costituzionale, risultato nato per permettere la partecipazione italiana a Onu e Nato - e senza sue colpe invero - si è visto promosso, in audace stiramento costituzionale materiale, nel libero vai e vieni diretto ed autonomo della UE all’interno della nostra Costituzione e legislazione nazionale.
Deciso UE? Recepito già dentro, avanti un altro, risulta, più o meno,  l’andamento nostro.

Ma, se la Germania ora non marcia più nello stesso Dogma del <ce l’ha detto la UE>, cosa succede ad un Paese, posto a sud delle Alpi, che si è adesso anche <inventato> un Commissario ad acta interno del <ce l’ha imposto la UE>, per risultare i primi della classe in consueta obbedienza acritica?

E cosa succede se, quel medesimo paese a sud delle Alpi possegga anche un proprio debito pubblico di 2000 miliardi di euro, (diciamo duemila, per arrotondare i decimali senza troppo timore di sbagliare, perché questo debito, cresciuto di 6 miliardi anche a giugno su maggio di quest’anno, cresce sempre; anche mentre scriviamo e leggiamo, in forza di <risanamento> in corso..)?
E cosa succede se quel medesimo Paese adesso  mostra un crollo della fiducia dei mercati finanziari mondiali nei propri confronti, da far salire, in circa poco più di un anno, il differenziale dei nostri interessi su quelli tedeschi, per collocarlo, da circa 250 a 450/550 di spread corrente? Che in ripercussione di bilancio interno italiano fanno poco meno di cento miliardi così ora divenuti necessari per gli interessi sul debito da ricollocare?

Un guaio grande, succede, si presume, per un gruppo dirigente interno che risulta avere una sola GRANDE PROPRIO IDEA, in cambio del non cambiare niente degli assetti e privilegi nazionali interni vigenti.

E quale appare, questa grande idea tutta nostra?

Ma è chiaro: convincere <mamma Germania> ad adottare una parte <orfanella> del debito italiano attuale. Diciamo MILLE MILIARDI di euro, per non apparir smodati?
Lo adotti come meglio crede, col Fondo salva Stati, con la Bce, per posta o per delega; faccia come crede.
In cambio, le offriamo vassallaggio permanente nazionale. Del popolo, mica di classe dirigente, ben inteso.

Ma il Parlamento tedesco scricchiola, in vero di poco entusiasmo. All’Idea.
E intanto, forte del dettato della propria Corte, vincola la Cancelliere a sottostare alle direttive vincolanti del proprio parlamento nelle sedi UE.

Un DISASTRO.
In specie per chi, pare attendeva la <manna> non nel deserto, ma pare piuttosto, al valico del Brennero…

Allora forse si comprende meglio come sia stato possibile che il nostro premier, in genere apparso assai bene accorto, si sia potuto spingere, agli inizi di questo agosto, a provocare, e proprio su uno dei maggiori giornali tedeschi, l’incidente italo tedesco apparso forse più grave dalla fine della guerra.

Risultava infatti dichiarare il nostro premier, in una sua intervista a Der Spigel - come riportava il Corriere della Sera del 6 agosto a firma di Andrea Garibaldi :

<< (…) Se avessi dovuto tenere in considerazione le posizioni del Parlamento italiano, dal quale avevo avuto indicazione di far passare gli eurobond, non avrei dovuto dare il consenso italiano nell’ultimo consiglio Europeo (…).>>

E tanto per essere forse ben compreso, risulta che il medesimo premier anche proseguisse – dallo stesso citato articolo del Corriere Sera – in Der Spiegel :

<< (…) ogni governo ha il dovere di guidare il proprio parlamento, perché se i governi eseguissero <<esclusivamente le decisioni dei parlamenti, la rottura dell’Europa sarebbe più probabile della sua integrazione. (…)>>

La costernazione indotta appare grande, anche da italiani.
Un premier italiano in carica che afferma spavaldamente su di un giornale straniero di essersi fatto beffa, in sede UE,  delle direttive e dei poteri costituzionali del proprio parlamento nazionale …

E che rincara la dose con una tesi apparsa <orripilante>. In sostanza, che la integrazione UE può proseguire solo se in mano ad Oligarchi illuminati che, nel farlo, emarginano i Diritti e Poteri dei rispettivi parlamenti nazionali elettivi….

Il colpo di audacia <disperata> appare così rovinoso, che in mezzo allo sdegno dei parlamentari tedeschi di ogni schieramento (il signor Monti rispetti il Parlamento, titolano i giornali tedeschi), si dissocia anche la Commissione giurando di essere più che ligia ai dettati dei Parlamenti eletti.

Tutto un abbaglio antiitaliano, liquida la nostra stampa amica interna.

Tanto solo polvere ed abbaglio, nello spericolato altrui tentativo di modificare ruoli e poteri costituzionali altrui, da costringere anche il portavoce della Cancelliere Merkel a dichiarare sull’istante:

“”
<< Le decisioni dei governi devono avere una legittimità democratica. La cancelliere è consapevole che in Germania i testi di legge devono essere sostenuti dal Parlamento, che deve essere coinvolto nella loro elaborazione.>> 
E’ con questa frase che il portavoce di Angela Merkel <<sconfessa>> le dichiarazioni di Monti allo Spiegel. “”
come si leggeva sempre sul Corriere della Sera del 7 agosto a firma di Mara Georgolet.


E come mai, un ex rettore, ed un ex commissario ue, può essere incorso in un infortunio così enorme, quasi da far apparire risibili quelli del precedente governo?

PROBABILMENTE, PER SCONFORTO. Da spingere ad esorcizzare, in qualche modo, il vincolo costituzionale tedesco al loro di governo. Quasi che risulta, tra le righe, implorasse i parlamentari tedeschi: lasciate fare accordi duttili e ristretti a noi governanti, e non vi ponete troppo di mezzo voi poteri elettivi, altrimenti….

Un finimondo di proteste sdegnate, l’esito emerso.


E, intanto, il parlamento tedesco, rincara la dose nella tutela dei suoi vincoli eventuali costituzionali interni su accordi tra Governi UE.

Il parlamento tedesco approva infatti a maggioranza i recenti accordi del vertice UE sul Fondo detto salva Stati, in specie.
Ma, alcuni parlamentari, adiscono alla Alta Corte Federale Tedesca perché voglia valutare se quei medesimi accordi presi in sede UE, non violino principi costituzionali nazionali.

La costernata attesa italiana, se pur dissimulata, straripa. Non si può chiedere ancora aiuto, non si può <affittare> la nazione Italia al Cavaliere Bianco esterno che si adotti in cambio il debito. Non pare resti molto altro da fare che un periodo di Ferie. In Svizzera.

La Corte Tedesca, forse dirà sì, forse dirà no. Non assume questo la principale rilevanza.

Così facendo - sebbene autorevoli giornali italiani parlino di una Comunità <finita ostaggio> delle decisioni della Corte Tedesca – in realtà ha fissato un grande palo di ancoraggio nella attuale risultata deriva democratica comunitaria:
Le decisioni dei governi in sede UE, debbono sottomettersi ai parlamenti nazionali (almeno per il proprio di Parlamento); le decisioni al riguardo, anche se votate da parlamenti nazionali, restano sempre suscettibili di successiva valutazione di Costituzionalità da parte delle alte Corti nazionali (ameno di quella tedesca).
Ostaggio? Di chi? Delle Costituzioni nazionali vigenti e mai abrogate? E della prevalenza del potere elettivo sui poteri di Gestione?


Offrendo efficaci ancoraggi di tutela anche nostri, momentaneamente risultati di <latta>, se lo vorremo, all’interno delle compatibilità reali della nostra di Costituzione nazionale.

Così sancendo, per la legge del più forte, che la futura UE, almeno per parte tedesca, o sarà basata su poteri elettivi reali costituzionali anche nazionali, o non sarà.
Una tutela apparsa tanto rilevante anche per noi italiani. Se la vorremo positivamente imitare.

Ma per il momento, la nostra Rendita affamata, risulta osservare sconsolata l’inerte <gattara costituzionale> nostra, dalla quale però non si scorge ancora entrare a presa diretta niente dalla UE….

Noi risaneremo autonomamente il debito nostro, sperabilmente in accodo UE, e nella piena democrazia, sovranità, e costituzionalità italiana. E, chiuderemo anche la apparsa abusata <gattara> nazionale in costituzione.
L’Italia non è in vendita. E’ Comunitaria per tendenza, ma nella sovranità del suo popolo sovrano ed elettore. UNICO A CUI APPARTIENE

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