foto di Erich Hartman |
Nell’iniziare questa mia collaborazione alle pagine di N.O.I. Nuova Offcina Italiana, mi sono trovato a chiedermi quale potesse essere il primo argomento da affrontare tra i tanti, e rilevanti, che premono sul nostro quotidiano anche individuale attuale.
Poi, ho rammentato quanto mi
aveva colpito anche la la prima volta che mi ero affacciato in N.O.I. da
lettore: il logo, con il suo richiamo ad un articolo della nostra Costituzione.
Anche perché, qualunque cosa si
ritenga di voler affrontare o sottolineare, non riesci a farlo se prima non hai
ancorato e condiviso in quale paese sei e quale paese vuoi. E questo, risulta
appunto la sua Costituzione.
La nostra Costituzione è sorta
dai sacrifici di tanti, e dalle speranze di tantissimi, dopo una guerra persa e
con l’alleato sbagliato accanto. Ed essa, ha segnato il percorso sul quale si
voleva ancorare la ricostruzione e lo sviluppo della società politica e sociale
economica italiana.
Perché, le Costituzioni non
appaiono esercitazioni di diritto astratto: ma i segnali stradali fondamentali
in un viaggio comune e solidale di una Comunità coesa che si riconosce anche in
nazione.
Esse, le Costituzioni delle
democrazie, ed anche la nostra tra di esse, hanno segnato il passaggio dai regimi autoritari e di censo
alle democrazie di tutti.
Esse, hanno aperto le porte
all’Evo moderno dell’essere umano, donna uomo senza differenze, potenzialmente
pari nella corsa della vita. E di certo comunque pari nelle scelte elettorali
fatte con voto individuale.
Esse, sancendo anche il diritto
basilare a sperare ciascuno di noi in un “Lavoro” equo e positivo come concorso
personale alla propria vita ed alla nazione. Perché risulta il Lavoro, ed i
redditi equi che concede, la leva essenziale su cui abbiamo lasciato la servitù
prevalente, esterna o familiare, per affrancarci uomini e donne libere di
scegliere, vivere, consumare lecitamente, e votare.
Non a caso, le Costituzioni
democratiche non sono state mai <regalate>; ma sempre conquistate.
Con sacrifici duri, lotte di
ideali, testimonianze di tanti. Così è sorta infatti quella inglese, quella
francese, quella americana; ed anche appunto la nostra attuale.
Merita ricordare che il nostro
stesso Risorgimento risulta aver fatto tutto perno, fino all’insurrezione
diffusa nel rifiuto, sulla richiesta di concedere Costituzioni.
PERCHE’
E’ LA COSTITUZIONE che trasforma il suddito in cittadino
pari che governa con il voto, e conosce i propri diritti e doveri collettivi ed
individuali.
Come appare allora oggi la
nostra, di Costituzione?
Sul piano dei diritti
fondamentali, dei principi e dei diritti e doveri collettivi ed individuali,
direi una grande Costituzione rimane. Visibile tanto più oggi, dove tanti
sistemi anche in democrazia arretrano vistosamente sul piano dei diritti e dei
principi basilari.
EPPURE, SE BEN GUARDIAMO LA
NOSTRA COSTITUZIONE RISULTA SOTTOPOSTA AD UNA INSIDIOSA PROVA D’ESISTENZA.
Da parte di chi la voglia
cambiare, in parte o molto? Non direi. Chi si propone di cambiare apertamente,
esercita un legittimo diritto potenziale. Subordinato all’esistenza di consenso
popolare prevalente.
Il vero tarlo che appare
invece, ancora oggi erodere la sostanza della nostra Costituzione a mio parere
si chiama: Costituzione Materiale.
Chi di noi, specie i più anziani,
non ha sentito dire, o letto anche su media autorevoli, e più volte nel tempo:
questo in realtà non si potrebbe, ma è invalsa una prassi di Costituzione materiale
che l’ammette.
In altre parole, questi
comportamenti sarebbero vietati dalla nostra Costituzione; ma poiché da tempo
non ottemperiamo a quelle prescrizioni, esse, sono state di fatto modificate od
abrogate da una tacita prassi abituale. Divenuta essa stessa così Costituzione
efficace. O sua variante. Senza il disturbo di cambiarla, la Costituzione
reale.
Ma in questo modo, si va
cessando di essere un paese costituzionale, per tornare un paese a gestione
paternalistica od autoritaria prevalente, che si interpreta la Costituzione,
alla fine, come gli pare.
Cioè, senza tanti annunci,
abbiamo abrogato in questo modo la certezza dei diritti appunto COSTITUZIONALI.
Cioè certi, sicuri, inviolabili: appunto Costituzionali. I nostri.
Ecco che allora si comprende come
abbiamo potuto immettere a <presa diretta> nel nostro ordinamento tante
disposizioni e accordi europei anche intesi in variante automatica e prevalente
alla nostra di Costituzione.
Mentre altri paesi europei, anche
di più antica tradizione, sono passati e passano usualmente per referendum
prima di quelle stesse incorporazioni nazionali.
Ecco perché, gli ultimi possibili
accordi di vertice Ue, stanno in parcheggio alla Corte Costituzionale tedesca
che deve deciderne la ammissibilità con la propria di Costituzione.
Ecco perché, ancora qui da noi,
entro un trentennio di risultata smodata manipolazione delle leggi elettorali,
siamo potuti arrivare perfino ad un Sistema elettorale vigente da anni, che
elimina non solo la preferenza confezionando liste bloccate più adatte a Regimi
autoritari; ma siamo arrivati a concedere un premio tale elettorale, idoneo a
consegnare la maggioranza parlamentare a minoranze elettorali. E come sarebbe
mai potuto accadere se avessimo ottemperato a: ogni elettore un voto uguale?
L’attuale parlamento ne appare lo
spaccato plateale.
Una lista prende la maggioranza
parlamentare con il premio smodato che concede. E così facendo cancella voti e
seggi altrui altrimenti conquistati.
Ma quella maggioranza però, poi
si spacca in scissione. Ormai da oltre un anno. E accade l’impensabile. I seggi
parlamentari risultati regalati in premio all’elezione, risultano ora
<regalati> in parte alla residua maggioranza, ed in parte
all’opposizione. Appare stravagante constatare che in un rispetto
Costituzionale, quella sorte del premio elettorale – e che già falsava
incompatibilmente comunque l’assetto parlamentare reale – dovesse adesso
inevitabilmente condurre a nuove elezioni naturali?
Il nostro sistema costituzionale
risulta un sistema parlamentare, fondato su una legge proporzionale. Eppure,
chi non vede che, ormai da tempo, siamo scivolati lentamente in un sistema di
prassi semipresidenziale?
Solo che il presidente da noi non
viene eletto a suffragio universale….
Ed ecco che risulta emergere
un sistema <materiale> interamente nuovo: strutture di partito che inalberano l’effige del momentaneo signore,
espropriano il diritto di preferenza elettorale all’elettore; e prefigurano un
parlamento di loro fiduciari. E questa Camera non più elettiva, se non per la
forma del rito della scheda, elegge a sua volta, ogni sette anni, il vero
vertice apicale anche dell’esecutivo costituzionale (presidenza della
Repubblica) . Non si può negare che ne emerga un intero assetto dei
poteri istituzionali dai quali è
stato, di fatto, espulso l’elettore. E con
esso, buona parte dei suoi basilari diritti costituzionali.
LE
COSTITUZIONI, ed anche la nostra, appaiono una conquista perché sono scritte e
fisse nella certezza di doveri e di diritti per chiunque e che prescrivono
puntuali.
Se invece si rimuove un tale
aspetto basilare, dalle costituzioni, si torna anche in modo non espresso, o
non detto, al feudo, alle corporazione, alla democrazia di censo. Ciascuno poi
veda dove, a proprio parere, si trovi oggi la nostra nazione.
Si sarà compreso che,
personalmente, ritengo equivalente ad attentato alla Costituzione vigente il
parlare di una Costituzione materiale che si impone in uso come tacite
varianti.
Allora, le Costituzioni, ed
anche la nostra, sempre a mia modesta opinione, non si cambiano mai?
Le Costituzioni, si cambiano,
ponderatamente, ogni volta si ritiene che occorra: MA APERTAMENTE. Ed
ufficialmente: con voto delle Camere e Referendum confermativo popolare.
Personalmente porrei sempre la
prescrizione del Referendum confermativo, poiché abbiamo visto non sempre un
buon utilizzo delle variazioni avvenute per maggioranza anche assolute solo
parlamentari
Personalmente, porrei a ratifica
referendaria anche la Legge elettorale. Perché le regole del gioco generale non
possono essere trafficate solo a proprio unico sperato vantaggio da qualche
giocatore.
Adesso forse si capisce anche
perché quell’articolo di Costituzione nel logo, pur così rilevante e fondante
la democrazia stessa, in realtà oggi non attivi e non significhi quasi niente. Se l’è ingoiato la silenziosa costituzione
materiale. La quale risulta avere cancellato infatti il Lavoro come pilastro fondante della nazione di
tutti, sostituendolo in silenzio con la Rendita parassita. Di pochi.
Si comprenderà forse adesso
perché e come, mettendo assieme correzioni materiali di costituzione e leggi
elettorali, l’Italia abbia potuto, in circa trenta anni, spostare sul 6% della
sua popolazione oltre il 50% della intera ricchezza nazionale. TUTTO SI TIENE.
Non
modiicherei niente, dunque della attuale nostra costituzione?
Una modifica la farei:
SULL’ASSETTO DEI POTERI che essa prevede tra Presidente del Consiglio e
Presidente della Repubblica. Prendendo a riferimento quella tedesca inclusiva
della sfiducia costruttiva e camera federale e con poteri esecutivi reali
al Primo Ministro.
Perché la nostra Costituzione, in
questa sua parte, risulta oggi troppo figlia del suo tempo. Quando cioè troppo
diversi, tra di loro, dovevano trovare un’intesa costituzionale. E la trovarono.
Ma la legarono, come sempre in patti in cui non ci si fidi sino in fondo tra
contraenti < vedi Onu e Ue > alla consociazione: vale a dire sul diritto
di veto reciproco. Si marcia se tutti d’accordo, o si sta fermi.
Per questo la nostra
costituzione, in questa sua parte dei Poteri che prevede, non favorisce
l’Alternanza: perché la nega nei fatti con
le maggioranze assolute che impone in tutti i passaggi esecutivi rilevanti. Ma
l’alternanza è il pane e il sale della
Democrazia.
E il consociativismo decaduto
oggi di spessore, rimasto però prescritto per costituzione, ha paralizzato la
responsabilità di scegliere, l’efficacia esecutiva costituzionale, la gestione
controllata della spesa. Perché, se devo accontentare ogni volta tutti, decido
poco, spendo molto. E spendo male. Il debito pubblico italiano in gran parte da
qui infatti risulta che nasca e tutt’ora si alimenti.
Ma questa è un’altra cosa. Che
esce da questa nota per seguire altri futuri argomenti da riflettere assieme.
staffa
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