La
risposta appare positiva. Anzi, DEBBONO
CRESCERE, rappresentando l’unico modo per avviare, assieme al
consistente calo degli oneri aziendali, efficace via di uscita dalla grave
situazione attuale.
La nostra attuale crisi
recessiva, e quella del debito pubblico che ne discende ancora più aggravata,
si nutrono infatti di un grande silenzio sulle loro cause vere.
Noi italiani, infatti, non
risultiamo in crisi per spericolate operazioni di finanza creativa eventuale
nazionale, non risultiamo in crisi neanche, in senso stretto, per colpa
dell’Euro. Visto che nella Ue, proprio ora, non solo la Germania, ma anche
Olanda, Francia, Austria, Finlandia e Belgio si finanziano, per i loro debiti
pubblici, sul mercato medesimo dove affondano i Bpt nostri, a interesse
negativo.
Quale
risulta, allora, la vera causa della nostra sempre più seria crisi attuale
italiana, anche se pur in presenza di un debito pubblico eccessivo e tutt’ora
in crescita costante?
La
nostra <crisi> nazionale appare, e ormai da tempo, e sempre ora più
inscindibilmente, causata da MISERIA DI MASSA PREVALENTE E CRESCENTE.
LA VERA CRISI ITALIANA, ANCHE SE NON LO SI VUOLE TUTT’ORA AMMETTERE, SI
CHIAMA INFATTI POVERTA’ PER TROPPI DI NOI
STESSI.
Povertà da Lavoro mancante (siamo
oltre l’11% di disoccupazione, e multipla quella giovanile e donna), si chiama
anche Redditi troppo modesti per chi il Lavoro dipendente se lo sia almeno
potuto ancora mantenere.
E la Povertà tendenziale di
massa, si sa che non spende, stenta a pagare già le tasse e figuriamoci se
gliele aumenti anche, porta al dissesto anche le banche già finanzianti perché
il <povero> incombente intanto prova a salvare l’esistenza e così si
scopre non è più capiente alle stesse rate di mutuo precedente che lo vedevano
prima capiente.
E, da qui, dalla povertà dei
singoli, la <crisi> dilaga anche ai signori della finanza e delle banche.
CRISI DI BANCHE E’ LA CRISI DELLA SPAGNA, infatti: causata dalla valanga
dell’invenduto immobiliare pendente e dal non rientro di finanziamenti già prima esistente.
E, anche se siamo stati
<coccolati>, non disinteressatamente, a ritenere che la crisi americana
iniziale fosse solo di derivati e finanza depravata (che pure c’era e c’è anche
nel presente), essa stessa non è sorta affatto da questo aspetto stringente.
La crisi americana risulta
sorta dall’incapacità sopravvenuta al lavoratore americano di continuare a
vedersi capiente, nei propri redditi,
delle rate di mutuo già esistenti. E siccome ci si era spinti a dare mutui
anche a redditi già <sottili>, il loro aggravamento li ha resi
prevalentemente insolventi.
Ma se dieci insolventi vengono
mangiati dalla banca assieme ai loro beni, un milione di insolventi fanno
saltare la banca. APPUNTO.
E l’Italia di oggi, come appare?
Potenzialmente, come gli Usa del
2007: CON LA NOSTRA ODIERNA PREVALENZA DI REDDITI DA LAVORO DIVENUTI SEMPRE
PIU’ INCAPIENTI.
Sia bancariamente, che come
consumi e vita decente.
I
dati ufficiali, del resto, appaiono impietosi, come si legge oggi sul Corriere
della Sera:
“”
(…) le retribuzioni sono praticamente ferme da 10 anni, e calate nel 2011
dell’1,3% per la prima volta dal 1995. (…)””
“”(…)
<<L’aumento dei prezzi al consumo (2,9%) ha comportato un calo delle
retribuzioni in termini reali che – secondo le valutazioni di Banca d’Italia –
si protrarrebbe nel biennio 2012-13, sia nel settore privato, sia, in misura
più marcata, nel settore pubblico>>, che è soggetto al blocco delle retribuzioni
contrattuali dal 2010 fino al 2014 e al congelamento delle progressioni degli
stipendi. “”
Solo
questo si è abbattuto, in Italia, sui redditi da Lavoro ( e con esso sulle
stesse pensioni), anche se già pare basterebbe?
NO.
Sui Redditi fissi italiani
(Lavoro e Pensioni in specie, risulta in realtà essersi abbattuta, in
contemporanea all’ingresso nostro in Euro, una autentica <mattanza>
risultata ambidestra chiunque governasse, e curiosamente tutt’ora gestita come
un <segreto di Stato> ben custodito: l’ingresso nostro in Euro si
accompagnava infatti, come tutti possono costatare agevolmente,
UNA
SVALUTAZIONE DELL’EURO NOSTRO INTERNO, RISULTATA VOLONTARIA E COSCIENTE, DI NON
MENO DEL 50% SULLA LIRA PRECEDENTE.
E’ risultato infatti in questo
preciso modo che, un paese – l’Italia – risultato ai primi posti nel Costo
medio del Lavoro in Lire, si è ritrovato improvvisamente <scaraventato>
stabilmente agli ultimi posti tra tutti i paesi censiti dallo stesso Ocse.
Ed
è proprio su questo <cumulo> di rovina personale di Reddito, e mai detto,
che si abbatte adesso L’ATTUALE ADDIRITTURA REGRESSO.
QUANTO
ALLE PENSIONI, le abbiamo appena <sistemate> allo stesso modo già del
Lavoro; togliendogli appunto le indicizzazioni.
Cosicché, un attuale Reddito di
mille euro attuali, nel nostro Euro interno, non valgono affatto i 2 milioni
nominali in lire. Ma, neanche un milione precedente.
E, chi prenda 800 euro
attualmente, in realtà incassa, più o meno, a fatica 700/800 mila lire
precedenti. Senza aver mutato, né ruolo né mansione. Semplicemente perché
risultati raggirati da una colossale svalutazione interna che avrebbe colpito
alla fine solo i Redditi fissi interni.
MA SE COSI’ E’, COME
RIMEDIARE?
Alcune delle antiche strade anti
recessione e povertà crescente, APPAIONO OGGI IMPERCORRIBILI. Sia per vincoli
oggi ineludibili interni ed esterni.
Non possiamo infatti più lanciare
Piani Possenti di Opere Pubbliche caricate su Debito pubblico crescente.
Non possiamo stampare Carta
moneta per mantenerci <ricchi>.
Ma non possiamo nemmeno
aspettarci che, aziende rese ora terribilmente malconce ed asfittiche proprio
dalla eccessiva povertà media dei propri stessi dipendenti, improvvisamente,
decidano di alzargli in modo significativo gli stipendi ai medesimi.
E
ALLORA?
La <sinistra> tradizionale
appare vedersi come in scacco: e adesso cosa faccio, per uscire dalla
monopolitica economica vigente?
MA SIAMO PROPRIO SENZA SBOCCO
VERAMENTE?
NO.
QUESTA VOLTA, COME CON ROOSEWELT,
ANCHE SE CON LEVE COSI’ DIVERSE, TOCCA ALLO STATO RIVESCIARE ROTTA. COME?
Demolendo
il prelievo fiscale su Redditi da Lavoro (-20 e -20% in un biennio); e poiché
si vuole contemporaneo rilancio di
Pil e Occupazione e Competitività esterna, contemporaneo azzeramento della
Irap, e forte riduzione di Oneri d’impresa (-3%, e -3% nel medesimo biennio)
Per LE PENSIONI:
stessa
cura defiscale del Lavoro; e per quelle inferiori a 600 €, Fisco esente.
Arriverà forse la replica non
disinteressata quanto puntuale: ALTO LA’, NON SI PUO’ FARE, SALTA LA CASSA E
SALTA IL PAREGGIO DI BILANCIO (che ci siamo appena inventati costituzionale,
senza però attuarlo, tanto forse per restare nella cara <Costituzione
materiale>).
E,
invece, pare proprio che si possa fare:
In
contemporanea, lo Stato, intanto ritornato dei cittadini elettori, TAGLIA e in
modo MIRATO, 150 miliardi della bilancio attuale risultato oggi di circa 850
miliardi di Euro.
E a cosa servono questi tagli mirati, che non toccheranno servizi essenziali, Scuola, ed altro similare, ma
toccheranno tutto il resto di rendita, sprechi, e sfizi inattuali?
A compensare un fabbisogno di
cassa per il <taglio fiscale>, e conseguire ugualmente un bilancio pari.
Intanto, contemporaneamente,
Riformiamo Fisco fin dalle fondamenta, e vi inseriamo oltre alle nuove aliquote
più basse, i conflitto di <documentazione> tra chi incassa e chi spende
ovunque; e il reato penale d’evasione.
Deregolamentiamo dalle fondamenta
la normativa delle pubbliche amministrazioni; e variamo norme serie
anticorruzione. E anche qualcos’altro che razionalizzi e permetta di guidare,
pur restando saldamente parlamentare,
la nazione decentemente nel terzo millennio attuale.
Poi, nell’anno successivo al
primo, non appare <lunare> attendersi un pil almeno tra il +1,5/2%; e dal
terzo, di anno, un pil tendenziale di almeno 3 - 4%.
Intanto il Fisco riformato,
riporta a casa, pur ad aliquote appena ribassate, almeno 50 miliardi di quelli
stessi che oggi le Entrate danno evasi (140); si giova delle maggiori entrate naturali da più occupati e
più attività economica crescente; meno disoccupati, ed altro.
Con un pil al 2 - 3% siamo a un
Debito pubblico sceso verso 100% dal’attuale 116% attuale; e come
<regalo> della sola crescita senza alcuna nuova tassa; e gli operatori
finanziari interni ed esterni non
tarderebbero a concorrere alla virata abbassando alla grande l’attuale nostro
spread che ci costa oggi circa 100 miliardi invece di tassi smisurati per
mancanza di Crescita.
E ci ritroveremmo, non solo
nel pareggio di bilancio naturale costante, ma con un debito pubblico divenuto
calante, anno per anno e destinato spontaneamente ad almeno il 60% del pil in un decennio.
MA ALLORA, SE FOSSE COSI’,
PERCHE’ MAI NON SI VIRA METTENDO INVECE IN PERICOLO LA NAZIONE NELLA SUA INTERA
ECONOMIA E COESIONE?
Perché virare è una grande
scelta: dai privilegiati esentati, e spesso mantenuti, alla nazione del Lavoro
e della Coesione, della Donna e dei Figli.
Queste virate radicali, e VITALI,
in genere, ovunque, riescono a compierle solo GRUPPI DIRIGENTI interamente
nuovi. Anche perché liberi, proprio perché nuovi, anche da troppi ricatti e
vincoli, precedenti.
E ALLORA?
Questo compete al popolo italiano
elettore e nel suo insieme, nelle sue libere scelte, alle sue Donne e Uomini,
Ragazze e Ragazzi.
Sarà quel che vorranno: Terra
promessa, o Distruzione ulteriore. Anche, soprattutto, personale.
Comunque, qualunque saranno le
individuali libere scelte, arrivederci a tutti, al di la del guado attuale,
liberi, Coesi, e Non Violenti. E vincenti nel sogno collettivo di lecita
prosperità e progresso. Soprattutto per i nostri Giovani. Il guado c’è,
BASTA SAPERLO….
staffa
1 commento:
Su Phastidio, Mario Seminerio riporta, citando Ricolfi, le cause dell'aggravamento della crisi, e che sono quelle scritte in questo post ieri e che anche qui stiamo ripetendo da fare i calli ai polpastrelli http://phastidio.net/2012/07/23/laruspice-dei-mercati/#more-8301
Posta un commento