lunedì 23 luglio 2012

I redditi da Lavoro possono crescere anche in una grave recessione come la nostra italiana attuale?



La risposta appare positiva. Anzi, DEBBONO CRESCERE, rappresentando l’unico modo per avviare, assieme al consistente calo degli oneri aziendali, efficace via di uscita dalla grave situazione attuale.

La nostra attuale crisi recessiva, e quella del debito pubblico che ne discende ancora più aggravata, si nutrono infatti di un grande silenzio sulle loro cause vere.
Noi italiani, infatti, non risultiamo in crisi per spericolate operazioni di finanza creativa eventuale nazionale, non risultiamo in crisi neanche, in senso stretto, per colpa dell’Euro. Visto che nella Ue, proprio ora, non solo la Germania, ma anche Olanda, Francia, Austria, Finlandia e Belgio si finanziano, per i loro debiti pubblici, sul mercato medesimo dove affondano i Bpt nostri, a interesse negativo.

Quale risulta, allora, la vera causa della nostra sempre più seria crisi attuale italiana, anche se pur in presenza di un debito pubblico eccessivo e tutt’ora in crescita costante?


La nostra <crisi> nazionale appare, e ormai da tempo, e sempre ora più inscindibilmente, causata da MISERIA DI MASSA PREVALENTE E CRESCENTE.

LA VERA CRISI ITALIANA, ANCHE SE NON LO SI VUOLE TUTT’ORA AMMETTERE, SI CHIAMA INFATTI POVERTA’ PER TROPPI DI NOI STESSI.

Povertà da Lavoro mancante (siamo oltre l’11% di disoccupazione, e multipla quella giovanile e donna), si chiama anche Redditi troppo modesti per chi il Lavoro dipendente se lo sia almeno potuto ancora mantenere.

E la Povertà tendenziale di massa, si sa che non spende, stenta a pagare già le tasse e figuriamoci se gliele aumenti anche, porta al dissesto anche le banche già finanzianti perché il <povero> incombente intanto prova a salvare l’esistenza e così si scopre non è più capiente alle stesse rate di mutuo precedente che lo vedevano prima capiente.

E, da qui, dalla povertà dei singoli, la <crisi> dilaga anche ai signori della finanza e delle banche. CRISI DI BANCHE E’ LA CRISI DELLA SPAGNA, infatti: causata dalla valanga dell’invenduto immobiliare pendente e dal non rientro di finanziamenti già  prima esistente.

E, anche se siamo stati <coccolati>, non disinteressatamente, a ritenere che la crisi americana iniziale fosse solo di derivati e finanza depravata (che pure c’era e c’è anche nel presente), essa stessa non è sorta affatto da questo aspetto stringente.
La crisi americana risulta sorta dall’incapacità sopravvenuta al lavoratore americano di continuare a vedersi capiente, nei propri redditi, delle rate di mutuo già esistenti. E siccome ci si era spinti a dare mutui anche a redditi già <sottili>, il loro aggravamento li ha resi prevalentemente insolventi.
Ma se dieci insolventi vengono mangiati dalla banca assieme ai loro beni, un milione di insolventi fanno saltare la banca. APPUNTO.

E l’Italia di oggi, come appare?
Potenzialmente, come gli Usa del 2007: CON LA NOSTRA ODIERNA PREVALENZA DI REDDITI DA LAVORO DIVENUTI SEMPRE PIU’ INCAPIENTI.
Sia bancariamente, che come consumi e vita decente.

I dati ufficiali, del resto, appaiono impietosi, come si legge oggi sul Corriere della Sera:
“” (…) le retribuzioni sono praticamente ferme da 10 anni, e calate nel 2011 dell’1,3% per la prima volta dal 1995. (…)””

“”(…) <<L’aumento dei prezzi al consumo (2,9%) ha comportato un calo delle retribuzioni in termini reali che – secondo le valutazioni di Banca d’Italia – si protrarrebbe nel biennio 2012-13, sia nel settore privato, sia, in misura più marcata, nel settore pubblico>>, che è soggetto al blocco delle retribuzioni contrattuali dal 2010 fino al 2014 e al congelamento delle progressioni degli stipendi. “”

Solo questo si è abbattuto, in Italia, sui redditi da Lavoro ( e con esso sulle stesse pensioni), anche se già pare basterebbe?
NO.

Sui Redditi fissi italiani (Lavoro e Pensioni in specie, risulta in realtà essersi abbattuta, in contemporanea all’ingresso nostro in Euro, una autentica <mattanza> risultata ambidestra chiunque governasse, e curiosamente tutt’ora gestita come un <segreto di Stato> ben custodito: l’ingresso nostro in Euro si accompagnava infatti, come tutti possono costatare agevolmente,
UNA SVALUTAZIONE DELL’EURO NOSTRO INTERNO, RISULTATA VOLONTARIA E COSCIENTE, DI NON MENO DEL 50% SULLA LIRA PRECEDENTE.

E’ risultato infatti in questo preciso modo che, un paese – l’Italia – risultato ai primi posti nel Costo medio del Lavoro in Lire, si è ritrovato improvvisamente <scaraventato> stabilmente agli ultimi posti tra tutti i paesi censiti dallo stesso Ocse.

Ed è proprio su questo <cumulo> di rovina personale di Reddito, e mai detto, che si abbatte adesso L’ATTUALE ADDIRITTURA REGRESSO.
QUANTO ALLE PENSIONI, le abbiamo appena <sistemate> allo stesso modo già del Lavoro; togliendogli appunto le indicizzazioni.

Cosicché, un attuale Reddito di mille euro attuali, nel nostro Euro interno, non valgono affatto i 2 milioni nominali in lire. Ma, neanche un milione precedente.
E, chi prenda 800 euro attualmente, in realtà incassa, più o meno, a fatica 700/800 mila lire precedenti. Senza aver mutato, né ruolo né mansione. Semplicemente perché risultati raggirati da una colossale svalutazione interna che avrebbe colpito alla fine solo i Redditi fissi interni.

MA SE COSI’ E’, COME RIMEDIARE?

Alcune delle antiche strade anti recessione e povertà crescente, APPAIONO OGGI IMPERCORRIBILI. Sia per vincoli oggi ineludibili interni ed esterni.

Non possiamo infatti più lanciare Piani Possenti di Opere Pubbliche caricate su Debito pubblico crescente.
Non possiamo stampare Carta moneta per mantenerci <ricchi>.
Ma non possiamo nemmeno aspettarci che, aziende rese ora terribilmente malconce ed asfittiche proprio dalla eccessiva povertà media dei propri stessi dipendenti, improvvisamente, decidano di alzargli in modo significativo gli stipendi ai medesimi.

E ALLORA?

La <sinistra> tradizionale appare vedersi come in scacco: e adesso cosa faccio, per uscire dalla monopolitica economica vigente?

MA SIAMO PROPRIO SENZA SBOCCO VERAMENTE?

NO.

QUESTA VOLTA, COME CON ROOSEWELT, ANCHE SE CON LEVE COSI’ DIVERSE, TOCCA ALLO STATO RIVESCIARE ROTTA. COME?

Demolendo il prelievo fiscale su Redditi da Lavoro (-20 e -20% in un biennio); e poiché si vuole contemporaneo  rilancio di Pil e Occupazione e Competitività esterna, contemporaneo azzeramento della Irap, e forte riduzione di Oneri d’impresa (-3%, e -3% nel medesimo biennio)

Per LE PENSIONI:
stessa cura defiscale del Lavoro; e per quelle inferiori a 600 €, Fisco esente.

Arriverà forse la replica non disinteressata quanto puntuale: ALTO LA’, NON SI PUO’ FARE, SALTA LA CASSA E SALTA IL PAREGGIO DI BILANCIO (che ci siamo appena inventati costituzionale, senza però attuarlo, tanto forse per restare nella cara <Costituzione materiale>).

E, invece, pare proprio che si possa fare:

In contemporanea, lo Stato, intanto ritornato dei cittadini elettori, TAGLIA e in modo MIRATO, 150 miliardi della bilancio attuale risultato oggi di circa 850 miliardi di Euro.

E a cosa servono questi tagli mirati, che non toccheranno servizi essenziali, Scuola, ed altro similare, ma toccheranno tutto il resto di rendita, sprechi, e sfizi inattuali?
A compensare un fabbisogno di cassa per il <taglio fiscale>, e conseguire ugualmente un bilancio pari.

Intanto, contemporaneamente, Riformiamo Fisco fin dalle fondamenta, e vi inseriamo oltre alle nuove aliquote più basse, i conflitto di <documentazione> tra chi incassa e chi spende ovunque; e il reato penale d’evasione.
Deregolamentiamo dalle fondamenta la normativa delle pubbliche amministrazioni; e variamo norme serie anticorruzione. E anche qualcos’altro che razionalizzi e permetta di guidare, pur restando saldamente parlamentare,  la nazione decentemente nel terzo millennio attuale.

Poi, nell’anno successivo al primo, non appare <lunare> attendersi un pil almeno tra il +1,5/2%; e dal terzo, di anno, un pil tendenziale di almeno 3 - 4%.
Intanto il Fisco riformato, riporta a casa, pur ad aliquote appena ribassate, almeno 50 miliardi di quelli stessi che oggi le Entrate danno evasi (140);  si giova delle maggiori entrate naturali da più occupati e più attività economica crescente; meno disoccupati, ed altro.

Con un pil al 2 - 3% siamo a un Debito pubblico sceso verso 100% dal’attuale 116% attuale; e come <regalo> della sola crescita senza alcuna nuova tassa; e gli operatori finanziari interni  ed esterni non tarderebbero a concorrere alla virata abbassando alla grande l’attuale nostro spread che ci costa oggi circa 100 miliardi invece di tassi smisurati per mancanza di Crescita.

E ci ritroveremmo, non solo nel pareggio di bilancio naturale costante, ma con un debito pubblico divenuto calante, anno per anno e destinato spontaneamente ad almeno  il 60% del pil in un decennio.

MA ALLORA, SE FOSSE COSI’, PERCHE’ MAI NON SI VIRA METTENDO INVECE IN PERICOLO LA NAZIONE NELLA SUA INTERA ECONOMIA E COESIONE?

Perché virare è una grande scelta: dai privilegiati esentati, e spesso mantenuti, alla nazione del Lavoro e della Coesione, della Donna e dei Figli.

Queste virate radicali, e VITALI, in genere, ovunque, riescono a compierle solo GRUPPI DIRIGENTI interamente nuovi. Anche perché liberi, proprio perché nuovi, anche da troppi ricatti e vincoli, precedenti.

E ALLORA?

Questo compete al popolo italiano elettore e nel suo insieme, nelle sue libere scelte, alle sue Donne e Uomini, Ragazze e Ragazzi.
Sarà quel che vorranno: Terra promessa, o Distruzione ulteriore. Anche, soprattutto, personale.

Comunque, qualunque saranno le individuali libere scelte, arrivederci a tutti, al di la del guado attuale, liberi, Coesi, e Non Violenti. E vincenti nel sogno collettivo di lecita prosperità e progresso. Soprattutto per i nostri Giovani. Il guado c’è, BASTA SAPERLO….

staffa

1 commento:

N.O.I. - Nuova Officina Italiana ha detto...

Su Phastidio, Mario Seminerio riporta, citando Ricolfi, le cause dell'aggravamento della crisi, e che sono quelle scritte in questo post ieri e che anche qui stiamo ripetendo da fare i calli ai polpastrelli http://phastidio.net/2012/07/23/laruspice-dei-mercati/#more-8301