L'importanza che abbiamo sempre dato al territorio, e all'identità, è testimoniata da quanto spesso scritto qui in questo blog. In primo luogo attraverso questo post sul luogo della crisi... e con tanti altri diversi che trovate nelle etichette "territorio" ed "identità".
Per l'iniziativa di presentazione degli scritti dell'Associazione Culturale "Vittorio Tinelli" - Parole e Cose Nuove, che si terrà il 10 Maggio a Noci (BA), di seguito postiamo un estratto dei volumi appena pubblicati riguardo il progetto territoriale "la Murgia dei due Mari", ad indicazione che progetti e programmi esistono e vivono e vengono comunicati nei territori "abitati", che sono l'unica entità reale sulla quale intervenire affinchè una soluzione efficace, politicamente efficace, possa trovare spazio per guidarci verso il cambiamento cui siamo inevitabilmente proiettati.
Buona lettura.
Documenti estratti dal Volume II “La Pratica della
Cultura” Scritti interni dell'Associazione Culturale Vittorio Tinelli – Parole
e cose nuove
Data documento: 2 aprile 2013
Evento
e temi di riferimento: invio comunicato ai giornali
Che
la politica sia ridotta a risolvere
ogni contraddittorietà fino a
coincidere con la propria fine è quanto ci tocca sopportare se la dimensione
culturale sulla quale la nostra civiltà si basa resta bloccata in un presente
comunicazionale vuoto e ancora di più impedita dalla mancanza di ogni
operatività coerente.
Questa è la nostra comune
sconfitta!!! Di fronte ad una qualche minaccia, di fronte ad un non mai ben
definito attacco, le risposte delle nostre classi dirigenti, come della più
saggia attenzione ai particolari, non sono riuscite in altro che a tentare la
propria sopravvivenza in ambiti astratti, i saggi smettendo immediatamente la
saggezza, le classi dirigenti inventandosi il passepartout della
politica, cooptando tutti, smettendo pure la propria improbabile permanenza nel
testimoniare che di una qualche classe dirigente adeguata le comunità possano
esprimerne la presenza necessaria.
L’esito drammatico è di fronte
a tutti: la sconfitta e la scomparsa della politica!!! A partire dal fatto che
anche la migliore espressione delle cose che si dicono, in piazza, sui giornali
locali, e anche sulla stampa nazionale non si riferisce che al breve, senza che
una scelta sia collocata in un ampio precedente e mantenga la sua ragione
politica ancora viva in grado di compromettere le azioni di tutti
coerentemente, e non venga per nulla messa in cantiere, che di questo si
tratta, una qualche possibilità che le abilità pratiche dei mestieri e delle
professioni trovino un terreno di sviluppo reale.
Non ci sono che le politiche
dei dipendenti interessati, la vuotaggine scientifica dei giornali,
all’occasione i format rivendicazionistici, oggi quello dei “Forconi”,
le commemorazioni formali delle devozioni e del passato, da S. Giuseppe degli
artigiani agli ascendenti familiari nobilissimi, le convocazioni politiche
nuove con i bigliettini a stampatello e brevi, le dichiarazioni politiche che
restano sempre una ricerca di consenso, mentre nessuna soluzione di alcun
problema vede cognizione alta e ricerca della più convinta delle
partecipazioni, mentre le scelte politiche restano sempre più affidate ad un
centro romano e parlamentare al quale ci si riferisce permanentemente e si
possa accedere se e solo se si faccia massa di interessi comuni affidati per
delega assoluta alla triplice parlamentare che abbiamo eletto. O come si vuole,
oggi al primo, domani al secondo, dopodomani al terzo, ma rispettando
assolutamente la funzione del delegare tutto che la dipendenza politica da Roma
impone.
E Noci… senza Sindaco, e senza
nessuna ragione della crisi che non sia la legittimazione di una continuità
senza condizione alcuna. Dove chi ha fatto ha… fatto e chi verrà non si saprà
di chi è figlio!!!
E se Roma centralista non basta,
per qualche altra forza politica sarà l’Europa il punto di riferimento dove
avviare già preconfezionato il nostro consenso massivo. Di modo che lì il
Demiurgo mediatore ci garantisca il contratto di esercizio della nostra vita
meno esoso, che comunque si dovrà pagare tutta la dipendenza dalle reti
energetiche, da quelle finanziarie, da quelle riferite alla sicurezza, dalle
reti idriche privatizzare o ancora pubbliche, dalle reti formative e perfino
fornire adeguato consenso a quelle del gusto e della sensibilità individuale,
anche se spesso costrette le sensibilità a chiedere coerenza alla forza
del diritto.
Il sentimento di sconfitta che
ne deriva racconta anche una altra drammatica deprivazione. Tutti fanno
riferimento alla società civile, ma nessuno ne indica un qualche carattere
concreto che non sia un sindacato, una associazione produttiva, una
rappresentanza professionale. Strutture che in quanto regolamentate da statuti
fanno capo a quanto di alto nella Carta Costituzionale è garantito: buona e uguale
partecipazione degli associati, buona efficacia della operatività comune,
ottima ricaduta nelle comunità di quanto ci si prefigge e si metta in atto. E
sarebbe come se i cittadini non chiedessero che conferma del loro stato non si
sa a chi!
Al contrario la società civile
vale solo come propedeutica alla cosiddetta società politica, che se solo
quaranta anni fa era osteggiata come prospettiva obbligata dalle forze
politiche legate alla permanenza di vincoli tradizionali archetipici, (casa e
lavoro, chiesa e famiglia) oggi, conquistato lo stato del politicantismo per
tutti, non mette più in conto contrastarla. Restando comunque del tutto
nascosto la questione del dove si crei ricchezza e come la si distribuisca.
Questione che oggi, fatto privatissimo quaranta anni fa, pubbliche ostentazioni
di forza esprime e sollecita. Creando un corto circuito tra ricchezza,
prestigio, ostentazione e comando politico che più astratto non si potrebbe. Ma
che pochissimo si distingue come esercizio compromissivo generale, per il fatto
che intesa come privata la ricchezza precedentemente, ancora privata nonostante
e grazie alle ostentazioni la si ritiene comunemente ancora!!! Con la politica ridotta a
registrare continuamente il proprio sostanziale ripudio da qualsiasi orizzonte
comune che non sia la sua costituzione massiva in vista di una qualche
petizione da implorare a Roma o in Europa.
L’identificazione della
politica con la “ricchezza che non ha origine” e con il prestigio connesso
sempre immotivato, ha richiamato in queste categorie ogni fatto privato, fino a
decretare che la stessa indole individuale sia dipendente da una astratta
disposizione, pressappoco artistica, che si esprime quando vuole, fino a
considerare che questo stesso carattere debba essere riconosciuto esclusivamente
da altri, da coloro che il prestigio già lo possiedono e così lo possono
valorizzare. Di fatto impedendo, per ogni individualità, il controllo della
propria disposizione a fare, ovvero del mettersi in relazione strettissima con
se stessi e con gli altri.
Che questo controllo della
personale disposizione a fare sia un concreto controllo pubblico politico
morale, ci racconta, invece, della incedibile forza di questa dimensione
operativa nelle nostre ascendenze. Racconta anche e immediatamente su quali
energie e su quali forze ha fatto leva il nostro primo insediarci nella Murgia
dei due Mari, e quanta sorprendente reciprocità amplissima, queste energie
applicate abbiamo suscitato fino a consentire non certo la miseria di una
“società civile” ma quella distante, ininterveniente e regolativa di ogni
contrasto che è la statuazione di un territorio che vede analiticamente
l’unitarietà di un luogo, le vicinanze e le distanze, l’attraversabilità e la
permanenza delle popolazioni. Elementi questi che già di per se stessi, sono la
ricchezza concreta e rappresentata insieme, di un luogo. E di ogni risorsa
derivata fino alla stessa materia energetica, (la regolare reciprocità,
ovunque, tra bosco e coltivo) alle condizioni produttive (erbe, grano, olio,
latte e vino per tutti) e a quella dello scambio (regolazione permanentemente
in equilibrio tra carestia e abbondanza, tra eccedenza e scarsità).
Qui, da noi, dunque, ricchezza
e statuazione, sono nate assieme, una volta che l’incontrarsi degli uomini sott’
e fragne, abbia costituito salvezza dalla più incontrastabile forza degli
elementi che ci possa raggiungere.
Che queste energie vengano
utilizzate per il sostentamento astratto del nostro sistema politico
autoreferenziale è lo scandalo del quale bisogna liberarsi. Che la mamma possa
affidare il figlio a un maestro, senza che l’affido si possa equivocare o il
maestro nascondere impotenze, è quanto ci tocca ripristinare. Ben sapendo che
la mamma è senza figli e il figlio è senza padri!!! E non sarà da meno di questa
consapevolezza che bisognerà ricominciare. Da qui, dalle proposte politiche da
discutere e mettere in pratica.
Intendere unitariamente la
“Murgia dei due Mari”, misurarne la ricchezza (energia disponibile, produzione
e consumo, risparmi e scambi) individuarne le linee di utilizzazione massima
(antropizzazione, statuazione, conoscenza scientifica, luoghi e vita,
adattamenti tecnologici) e di adeguata ricostituzione permanente;
Costituire il Consorzio di
Comuni “Murgia dei due Mari” (Putignano, Castellana Grotte, Noci, Alberobello,
Locorotondo, Martina Franca, Cisternino, Ostuni e in estensione Gioia del
Colle, Massafra e Grottaglie);
Mettere sotto attenta
sorveglianza e avviare a compensazione sia il fatto deprivativo, la povertà,
sia la condizione di ricchezza. La prima dovrà essere compensata e
tendenzialmente risolta, alla ricchezza si chiederà di resistere la propria
caduta. Nella generale accettazione della reciprocità in equilibrio tendenziale
e della naturale esigenzialità assoluta di ricchezza e povertà: la ricchezza
“vuole” la povertà, la povertà “vuole” la ricchezza;
Attivare Scuole di formazione e
addestramento in ogni ordine scolastico e sostenere la caratterizzazione
teorica della formazione scolastica a partire dallo sviluppo per conoscenza scientifica
dei temi identificativi della “Murgia dei due Mari”. In questo il terreno di
formazione delle nuove classi dirigenti;
Riqualificare le città alla
luce della necessità di una relazione stabile tra il chiuso della città e
l’aperto della campagna e del collegamento; chiudere e valorizzare il chiuso,
rispettare e intendere l’aperto. Abitare i paesi (relazione, scienza, sapienza,
competenza, concentrazionarietà e autonomia) coltivare le campagne (ricchezza,
tesaurizzazione, scienza e trasformazione, rarefazione e concentrazione).
Abbandono delle integrazioni impossibili tra città e campagna nelle forme senza
forma della ruralizzazione delle periferie e della urbanizzazione delle
campagne. Esaltare il collegamento tra i paesi nell’adeguamento degli ingressi
stradali e ferroviari che portano al centro;
Ripristinare e migliorare i
collegamenti stradali tra città e campagna dove si renderà disponibile terra
per la coltivazione diretta da parte dei cittadini con sgravi fiscali per le
aziende agr. che concedono in uso i terreni. Limitare l’uso delle
Circonvallazioni;
Procedere immediatamente alla
potabilizzazione delle acque piovane e alla depurazione delle acque di scarico
nelle campagne;
Monitoraggio e controllo delle
reti energetiche e idriche con ipotesi complessiva di risparmio e migliore
distribuzione autonomizzando la conservazione delle risorse;
Caratterizzazione sovracomunale
degli standard qualitativi di erbe, grano, latte, olio e vino come prodotti in
“Murgia dei due Mari”;
Standardizzazione sovracomunale
degli interventi fitoterapeutici in agricoltura e delle terapie medicali negli
allevamenti;
Abbattere la disoccupazione
giovanile con i “Corsi di formazione e addestramento” remunerati, per l’avvio
alle attività produttive nella logica della costruzione di una vicinanza
diretta alle cose da trasformare. Per ogni posto di lavoro due impieghi a metà
remunerazione. Sgravi fiscali alle aziende che adottano il sistema “Corso di
formazione + lavoro per due”. Per i posti di lavoro pubblici la possibilità per
ogni addetto di rinunciare ad una parte dello stipendio favorendo l’assunzione
sul proprio posto di lavoro di un giovane disoccupato formato quale assistente;
Attivare ovunque, la distanza
utile tra ciò che è continuamente la possibilità di rappresentare le cose come
atto permanente della nostra mente e ciò che è l’opera fatta, la
rappresentazione finita che per quanto può essere dinamicizzata sempre meno
veloce e meno efficace della nostra mente resterà;
Riqualificare la politica come
forma della condivisione di quanto rappresentiamo e facciamo come cosa comune.
Che chiede ogni continuità di relazione tra le cose dette e fino in fondo e le
cose fatte e realizzate. Riqualificare l’intervento pubblico (tassazione,
retribuzione, pensioni, sostegni, assistenze, intervento pubblico in economia,
sanità, istruzione, cultura) secondo criteri condivisi pubblicamente nella
prospettazione di ricadute sociale concrete. In questo il terreno di formazione
delle nuove classi dirigenti;
Contribuire a modificare il
rapporto politico di dipendenza dei Comuni consorziati nella “Murgia dei due
Mari” nei confronti della Regione e articolazione di un diretto rapporto con lo
Stato, mentre si distribuiscono nelle macroaree “Comuni consorziati”, previste
in tutta la Regione, le funzioni delle Provincie;
Abbandonare le contese
partitico politicistiche che hanno raggiunto il massimo quando si è ritenuto di
codificare che gli attacchi degli avversari, tramite la magistratura, verso
qualche maggiorente potentissimo, si concentravano ad ogni marzo di anno…
E mentre resta da giustificare,
per nostro umile conto, la scienza che si nasconde sotto questo rilievo, non
possiamo fare altro che aspettare che dall’altra parte qualcuno sottolinei non
solo e non più il mese migliore per difenderlo, ma… ovviamente, ancora più
precisamente, le ore della giornata quando sarà più efficace colpirlo!!!
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