giovedì 8 maggio 2014

Che la politica sia ridotta a risolvere...



L'importanza che abbiamo sempre dato al territorio, e all'identità, è testimoniata da quanto spesso scritto qui in questo blog. In primo luogo attraverso questo post sul luogo della crisi... e con tanti altri diversi che trovate nelle etichette "territorio" ed "identità".

Per l'iniziativa di presentazione degli scritti dell'Associazione Culturale "Vittorio Tinelli" - Parole e Cose Nuove, che si terrà il 10 Maggio a Noci (BA), di seguito postiamo un estratto dei volumi appena pubblicati riguardo il progetto territoriale "la Murgia dei due Mari", ad indicazione che progetti e programmi esistono e vivono e vengono comunicati nei territori  "abitati", che sono l'unica entità reale sulla quale intervenire affinchè una soluzione efficace, politicamente efficace, possa trovare spazio per guidarci verso il cambiamento cui siamo inevitabilmente proiettati.
Buona lettura.




Documenti estratti dal Volume II “La Pratica della Cultura” Scritti interni dell'Associazione Culturale Vittorio Tinelli – Parole e cose nuove

Data documento: 2 aprile 2013

Evento e temi di riferimento: invio comunicato ai giornali


Che la politica sia ridotta a risolvere

ogni contraddittorietà fino a coincidere con la propria fine è quanto ci tocca sopportare se la dimensione culturale sulla quale la nostra civiltà si basa resta bloccata in un presente comunicazionale vuoto e ancora di più impedita dalla mancanza di ogni operatività coerente.
Questa è la nostra comune sconfitta!!! Di fronte ad una qualche minaccia, di fronte ad un non mai ben definito attacco, le risposte delle nostre classi dirigenti, come della più saggia attenzione ai particolari, non sono riuscite in altro che a tentare la propria sopravvivenza in ambiti astratti, i saggi smettendo immediatamente la saggezza, le classi dirigenti inventandosi il passepartout della politica, cooptando tutti, smettendo pure la propria improbabile permanenza nel testimoniare che di una qualche classe dirigente adeguata le comunità possano esprimerne la presenza necessaria.
L’esito drammatico è di fronte a tutti: la sconfitta e la scomparsa della politica!!! A partire dal fatto che anche la migliore espressione delle cose che si dicono, in piazza, sui giornali locali, e anche sulla stampa nazionale non si riferisce che al breve, senza che una scelta sia collocata in un ampio precedente e mantenga la sua ragione politica ancora viva in grado di compromettere le azioni di tutti coerentemente, e non venga per nulla messa in cantiere, che di questo si tratta, una qualche possibilità che le abilità pratiche dei mestieri e delle professioni trovino un terreno di sviluppo reale.
Non ci sono che le politiche dei dipendenti interessati, la vuotaggine scientifica dei giornali, all’occasione i format rivendicazionistici, oggi quello dei “Forconi”, le commemorazioni formali delle devozioni e del passato, da S. Giuseppe degli artigiani agli ascendenti familiari nobilissimi, le convocazioni politiche nuove con i bigliettini a stampatello e brevi, le dichiarazioni politiche che restano sempre una ricerca di consenso, mentre nessuna soluzione di alcun problema vede cognizione alta e ricerca della più convinta delle partecipazioni, mentre le scelte politiche restano sempre più affidate ad un centro romano e parlamentare al quale ci si riferisce permanentemente e si possa accedere se e solo se si faccia massa di interessi comuni affidati per delega assoluta alla triplice parlamentare che abbiamo eletto. O come si vuole, oggi al primo, domani al secondo, dopodomani al terzo, ma rispettando assolutamente la funzione del delegare tutto che la dipendenza politica da Roma impone.
E Noci… senza Sindaco, e senza nessuna ragione della crisi che non sia la legittimazione di una continuità senza condizione alcuna. Dove chi ha fatto ha… fatto e chi verrà non si saprà di chi è figlio!!!
E se Roma centralista non basta, per qualche altra forza politica sarà l’Europa il punto di riferimento dove avviare già preconfezionato il nostro consenso massivo. Di modo che lì il Demiurgo mediatore ci garantisca il contratto di esercizio della nostra vita meno esoso, che comunque si dovrà pagare tutta la dipendenza dalle reti energetiche, da quelle finanziarie, da quelle riferite alla sicurezza, dalle reti idriche privatizzare o ancora pubbliche, dalle reti formative e perfino fornire adeguato consenso a quelle del gusto e della sensibilità individuale, anche se spesso costrette le sensibilità a chiedere coerenza alla forza del  diritto.
Il sentimento di sconfitta che ne deriva racconta anche una altra drammatica deprivazione. Tutti fanno riferimento alla società civile, ma nessuno ne indica un qualche carattere concreto che non sia un sindacato, una associazione produttiva, una rappresentanza professionale. Strutture che in quanto regolamentate da statuti fanno capo a quanto di alto nella Carta Costituzionale è garantito: buona e uguale partecipazione degli associati, buona efficacia della operatività comune, ottima ricaduta nelle comunità di quanto ci si prefigge e si metta in atto. E sarebbe come se i cittadini non chiedessero che conferma del loro stato non si sa a chi!
Al contrario la società civile vale solo come propedeutica alla cosiddetta società politica, che se solo quaranta anni fa era osteggiata come prospettiva obbligata dalle forze politiche legate alla permanenza di vincoli tradizionali archetipici, (casa e lavoro, chiesa e famiglia) oggi, conquistato lo stato del politicantismo per tutti, non mette più in conto contrastarla. Restando comunque del tutto nascosto la questione del dove si crei ricchezza e come la si distribuisca. Questione che oggi, fatto privatissimo quaranta anni fa, pubbliche ostentazioni di forza esprime e sollecita. Creando un corto circuito tra ricchezza, prestigio, ostentazione e comando politico che più astratto non si potrebbe. Ma che pochissimo si distingue come esercizio compromissivo generale, per il fatto che intesa come privata la ricchezza precedentemente, ancora privata nonostante e grazie alle ostentazioni la si ritiene comunemente  ancora!!! Con la politica ridotta a registrare continuamente il proprio sostanziale ripudio da qualsiasi orizzonte comune che non sia la sua costituzione massiva in vista di una qualche petizione da implorare a Roma o in Europa.
L’identificazione della politica con la “ricchezza che non ha origine” e con il prestigio connesso sempre immotivato, ha richiamato in queste categorie ogni fatto privato, fino a decretare che la stessa indole individuale sia dipendente da una astratta disposizione, pressappoco artistica, che si esprime quando vuole, fino a considerare che questo stesso carattere debba essere riconosciuto esclusivamente da altri, da coloro che il prestigio già lo possiedono e così lo possono valorizzare. Di fatto impedendo, per ogni individualità, il controllo della propria disposizione a fare, ovvero del mettersi in relazione strettissima con se stessi e con gli altri.
Che questo controllo della personale disposizione a fare sia un concreto controllo pubblico politico morale, ci racconta, invece, della incedibile forza di questa dimensione operativa nelle nostre ascendenze. Racconta anche e immediatamente su quali energie e su quali forze ha fatto leva il nostro primo insediarci nella Murgia dei due Mari, e quanta sorprendente reciprocità amplissima, queste energie applicate abbiamo suscitato fino a consentire non certo la miseria di una “società civile” ma quella distante, ininterveniente e regolativa di ogni contrasto che è la statuazione di un territorio che vede analiticamente l’unitarietà di un luogo, le vicinanze e le distanze, l’attraversabilità e la permanenza delle popolazioni. Elementi questi che già di per se stessi, sono la ricchezza concreta e rappresentata insieme, di un luogo. E di ogni risorsa derivata fino alla stessa materia energetica, (la regolare reciprocità, ovunque, tra bosco e coltivo) alle condizioni produttive (erbe, grano, olio, latte e vino per tutti) e a quella dello scambio (regolazione permanentemente in equilibrio tra carestia e abbondanza, tra eccedenza e scarsità).
Qui, da noi, dunque, ricchezza e statuazione, sono nate assieme, una volta che l’incontrarsi degli uomini sott’ e fragne, abbia costituito salvezza dalla più incontrastabile forza degli elementi che ci possa raggiungere.
Che queste energie vengano utilizzate per il sostentamento astratto del nostro sistema politico autoreferenziale è lo scandalo del quale bisogna liberarsi. Che la mamma possa affidare il figlio a un maestro, senza che l’affido si possa equivocare o il maestro nascondere impotenze, è quanto ci tocca ripristinare. Ben sapendo che la mamma è senza figli e il figlio è senza padri!!! E non sarà da meno di questa consapevolezza che bisognerà ricominciare. Da qui, dalle proposte politiche da discutere e mettere in pratica.
Intendere unitariamente la “Murgia dei due Mari”, misurarne la ricchezza (energia disponibile, produzione e consumo, risparmi e scambi) individuarne le linee di utilizzazione massima (antropizzazione, statuazione, conoscenza scientifica, luoghi e vita, adattamenti tecnologici) e di adeguata ricostituzione permanente;
Costituire il Consorzio di Comuni “Murgia dei due Mari” (Putignano, Castellana Grotte, Noci, Alberobello, Locorotondo, Martina Franca, Cisternino, Ostuni e in estensione Gioia del Colle, Massafra e Grottaglie);
Mettere sotto attenta sorveglianza e avviare a compensazione sia il fatto deprivativo, la povertà, sia la condizione di ricchezza. La prima dovrà essere compensata e tendenzialmente risolta, alla ricchezza si chiederà di resistere la propria caduta. Nella generale accettazione della reciprocità in equilibrio tendenziale e della naturale esigenzialità assoluta di ricchezza e povertà: la ricchezza “vuole” la povertà, la povertà “vuole” la ricchezza;
Attivare Scuole di formazione e addestramento in ogni ordine scolastico e sostenere la caratterizzazione teorica della formazione scolastica a partire dallo sviluppo per conoscenza scientifica dei temi identificativi della “Murgia dei due Mari”. In questo il terreno di formazione delle nuove classi dirigenti;
Riqualificare le città alla luce della necessità di una relazione stabile tra il chiuso della città e l’aperto della campagna e del collegamento; chiudere e valorizzare il chiuso, rispettare e intendere l’aperto. Abitare i paesi (relazione, scienza, sapienza, competenza, concentrazionarietà e autonomia) coltivare le campagne (ricchezza, tesaurizzazione, scienza e trasformazione, rarefazione e concentrazione). Abbandono delle integrazioni impossibili tra città e campagna nelle forme senza forma della ruralizzazione delle periferie e della urbanizzazione delle campagne. Esaltare il collegamento tra i paesi nell’adeguamento degli ingressi stradali e ferroviari che portano al centro;
Ripristinare e migliorare i collegamenti stradali tra città e campagna dove si renderà disponibile terra per la coltivazione diretta da parte dei cittadini con sgravi fiscali per le aziende agr. che concedono in uso i terreni. Limitare l’uso delle Circonvallazioni;
Procedere immediatamente alla potabilizzazione delle acque piovane e alla depurazione delle acque di scarico nelle campagne;
Monitoraggio e controllo delle reti energetiche e idriche con ipotesi complessiva di risparmio e migliore distribuzione autonomizzando la conservazione delle risorse;
Caratterizzazione sovracomunale degli standard qualitativi di erbe, grano, latte, olio e vino come prodotti in “Murgia dei due Mari”;
Standardizzazione sovracomunale degli interventi fitoterapeutici in agricoltura e delle terapie medicali negli allevamenti;
Abbattere la disoccupazione giovanile con i “Corsi di formazione e addestramento” remunerati, per l’avvio alle attività produttive nella logica della costruzione di una vicinanza diretta alle cose da trasformare. Per ogni posto di lavoro due impieghi a metà remunerazione. Sgravi fiscali alle aziende che adottano il sistema “Corso di formazione + lavoro per due”. Per i posti di lavoro pubblici la possibilità per ogni addetto di rinunciare ad una parte dello stipendio favorendo l’assunzione sul proprio posto di lavoro di un giovane disoccupato formato quale assistente;
Attivare ovunque, la distanza utile tra ciò che è continuamente la possibilità di rappresentare le cose come atto permanente della nostra mente e ciò che è l’opera fatta, la rappresentazione finita che per quanto può essere dinamicizzata sempre meno veloce e meno efficace della nostra mente resterà;
Riqualificare la politica come forma della condivisione di quanto rappresentiamo e facciamo come cosa comune. Che chiede ogni continuità di relazione tra le cose dette e fino in fondo e le cose fatte e realizzate. Riqualificare l’intervento pubblico (tassazione, retribuzione, pensioni, sostegni, assistenze, intervento pubblico in economia, sanità, istruzione, cultura) secondo criteri condivisi pubblicamente nella prospettazione di ricadute sociale concrete. In questo il terreno di formazione delle nuove classi dirigenti;
Contribuire a modificare il rapporto politico di dipendenza dei Comuni consorziati nella “Murgia dei due Mari” nei confronti della Regione e articolazione di un diretto rapporto con lo Stato, mentre si distribuiscono nelle macroaree “Comuni consorziati”, previste in tutta la Regione, le funzioni delle Provincie;
Abbandonare le contese partitico politicistiche che hanno raggiunto il massimo quando si è ritenuto di codificare che gli attacchi degli avversari, tramite la magistratura, verso qualche maggiorente potentissimo, si concentravano ad ogni marzo di anno…
E mentre resta da giustificare, per nostro umile conto, la scienza che si nasconde sotto questo rilievo, non possiamo fare altro che aspettare che dall’altra parte qualcuno sottolinei non solo e non più il mese migliore per difenderlo, ma… ovviamente, ancora più precisamente, le ore della giornata quando sarà più efficace colpirlo!!!



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