'Perpetual Fluidity' by Michael O’Gorman |
“POLITICA E CULTURA”
PER LA
PRESENTAZIONE
del
I° e II° volume degli “Scritti interni”
dell’Associazione Culturale “Vittorio Tinelli – Parole e cose nuove”
L’indignazione radicale
supponente, (i. e. l’umanissima, troppo umana, impotenza) sono alla base di
quanto costituisca la necessità dello spostamento del cadavere della politica
che bisogna portare a termine. Mentre proprio l’indignazione supponente, la
migliore delle risorse ideologiche di cui l’Occidente dispone, non consente di
avvicinare per nulla il caso in questione e in generale impedisce che alcun
atteggiamento scientifico a proposito si imponga.
La maturità di un
atteggiamento che comporti vicinanza alla grave crisi della politica che
viviamo, impone, invece, che si faccia leva sulle risorse che hanno consentito
di stare vicino alla malattia, alla mancanza di salute che ogni opera umana
comporta. Facendo nostra quella dimensione dell’interrogare, del chiedere e del
mettere in tensione gli atti di conoscenza e comprensione che accompagnano sempre
l’agire degli uomini, anche quando il pericolo incomba e la riuscita rimanga contrastata.
Che questa sia la dimensione
umana più diffusa e migliore dove al supporre viene sostituito il fare, oggi si
concede per evidenza, ma, a maggior ragione, si deve riconoscere come non sia
possibile finire di dire e raccontare gli atti che lo contraddistinguono.
È ciò che l’Occidente
identifica con il termine cultura. Ovvero quella dimensione etica che non ha
confini e che è in grado di contenere ogni operatività umana per come questa è
destinata a sopportare ogni trasformazione e rincorra senza tregua ogni
divenire.
Mettere la cultura, la
materia stessa dell’operatività umana a informare la politica è dunque lo
stesso obbligo di intenderla ed esercitarla. Addirittura si deve pensare in
Occidente che cultura, la base etica di ogni errore, ovvero la stessa necessita
del comprendere la nostra natura, sia la politica. È, infatti, impossibile
separare ciò che si ritiene distribuibile e ciò che si intende come
indivisibile. Il distribuire, come lo stesso partecipare, non possono essere
intesi come separati a far capo ad una fenomenologia adattiva che comporti
messe in scena per gradi o per opportunità di quanto il rappresentare vi
corrisponda. È vero, invece, il contrario. Per l’agire politico è
indispensabile che l’intenzione corrisponda alla natura delle cose. In questo
modo si resta vicini alle cose e le si intende condividendole interamente.
Avendo cognizione che della ricchezza, ad es. è impossibile finire di dire
tutto se non dicendolo!!! Se non continuando ad interrogarsi sul come la
ricchezza cresca e come, e per quali ragioni, diminuisca, mentre non sappiamo
se sta diminuendo o se sta accrescendosi!!!
Non sarà sufficiente,
dunque, ogni passato, ogni cultura e tutto il nostro manchevolissimo navigarci
se non si resti disponibili al sorprendente nuovo che la vicinanza alle cose
comporta e sempre comporterà.
L’agire politico, dunque,
non è mai una applicazione, una derivazione di potenza, un potere, addirittura
una teoria, se non compromettendosi e negandosi. Ovvero, l’agire politico non
sopporta per sé, mentre le concede per ogni istante suddivisibile, tutte le
sostituzioni che la supponenza della mente umana inventa pur di evitare un
pericolo o favorire una condizione di vantaggio.
Questo atteggiamento sembra
oggi indispensabile e vincente. Le tante figure d’accatto, che dominano la
politica in Europa, lo confermano e consentono che pericolo e vantaggio vengano
tolti dalla umana impotenza, troppo umanamente cedevole e si innestino,
sostituiti nel loro stesso significato, addirittura nel loro stesso valore,
nella loro forza, nella supponenza indignata che chiede immediata soluzione a
ciò che si teme quale pericolo e a ciò che si desidera come vantaggio,
spostando la più piccola frazione di tempo astratto nel prima o nel poi. Dando luogo così, al tempo quotidiano, al
tempo del mondo, al tempo delle trasformazioni, mancando questi,
inevitabilmente, di ogni stessità e ripetizione, di ogni mondo avvertito e di
ogni necessità del trasformare medesimo che annulla, al contrario di quanto si
crede, ogni tempo frazionabile.
La ripresa della necessità
dell’agire politico, dunque, si basa sugli elementi etici che costituiscono il
“sotto” imprescindibile dell’umana natura e che si esprimono immediatamente in
forme culturali sulle quali traccia umana è stata lasciata.
Gli scritti interni
dell’Associazione culturale “Vittorio Tinelli – Parole e cose nuove” vogliono
essere un contributo a proposito. Nati, come dice Vittorio Tinelli per il suo
“Quaderni forbici e fantasia”, nel “silenzio”, ma dove l’operatività, questa
volta della mente, piuttosto, come nel suo caso, delle mani, non meno che
all’intelligenza di tutti sono dedicati. E come l’infinito accosto delle forme
per i suoi ritagli, non può che essere offerto, quale dono impossibile da
trattenere presso qualcuno, a chi ancora non lo ha mai pensato, alla stessa
maniera, alla mancanza che si farà intelligenza, queste pagine sono consegnate,
perché dalla mancanza sono nate e quella contengono degnissima! Mancanza come
straordinaria ricchezza che l’attività della mente ha sempre nelle sue
potenzialità adattive.
Fino a poter dire che la
politica sia il dono migliore, che gli uomini si scambiano reciprocamente
tutti.
La presentazione dei due
volumi disponibili anche in CD, avrà luogo domenica 10 Maggio alle ore 18,30 presso
il Chiostro di San Domenico a Noci (BA). A tutti i convenuti sarà consentita lettura e
commento delle scritture raccolte nei volumi.
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