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Si sono recentemente chiusi a Durban, in Sudafrica, i lavori del quinto summit del gruppo dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). I cinque paesi insieme rappresentano il 40% della popolazione mondiale, il 25% del PIL, e sono tra le economie più in crescita del pianeta, o almeno questo era vero quando il gruppo nacque.
Proprio l’aspetto economico sembra essere il centro dell’esistenza di questo gruppo, e l'incontro di Durban non ha fatto che confermarlo. I temi trattati sono stati molti, ma quello più rilevante è stato la decisione di creare una “Banca per lo sviluppo comune” che di fatto si pone come alternativa alla Banca Mondiale; sempre in tema economico si è decisa la costituzione di un “Consiglio d’affari” composto da economisti e altri studiosi in rappresentanza dei cinque paesi.
I BRICS sembrano quindi essere sempre più concentrati sulla sfera economica delle loro relazioni, nonostante la loro crescita sembra essere rallentata rispetto al momento in cui il gruppo si riunì la prima volta. E questo rallentamento potrebbe essere un bene per i BRICS che stentano a trovare una posizione politica condivisa. Una crescita economica eccessiva potrebbe infatti rendere ancora più profonde le divisioni che esistono tra i cinque paesi.
In particolare la Cina sembra avere problemi con tutti gli altri partner: con la Russia per gli accordi energetici, con l’India per contese territoriali e con il Brasile per la penetrazione in Africa; e proprio il continente africano, anche visto il luogo dell’incontro, ha avuto grande attenzione nelle giornate del summit. Ma anche tra gli altri paesi paesi esistono diversi problemi, come dimostrano le prese di posizione brasiliane, all’interno della WTO (World Trade Organization), contro il protezionismo sudafricano. E sul piano internazionale le divisioni tra i cinque paesi non sono passate inosservate, nonostante a Durban prese di posizione comuni sono state fatte in favore della risoluzione diplomatica delle crisi iraniana e di quella siriana.
I mezzi di informazione occidentali hanno enfatizzato la mancanza di unità emersa da Durban, nonché il fatto che la costituzione della Banca per lo sviluppo sia stata annunciata senza che, tuttavia, venissero date indicazioni più precise oltre all’esposizione di un principio. Secondo tali fonti in Sudafrica sarebbe andato in scena il fallimento della creazione di un “ordine” economico alternativo a quello occidentale, fallimento già annunciato dalla mancata posizione comune in occasione dell’elezione del Presidente del Fondo Monetario Internazionale. In particolare viene sottolineata la disunione politica dei BRICS, usando forse un modello che tra i cinque paesi solo la Russia potrebbe voler riproporre.
Resta il fatto che i BRICS sembrano essere entrati in una fase adulta, con la necessità di creare solide basi per evitare la disgregazione del gruppo, rendendendolo invece più stabile nei confronti delle oscillazioni economiche. In un’ultima analisi sorgono dubbi che i BRICS stiano proponendo un sistema diverso da quello al quale si oppongono, e che alleanze puramente economiche possano evitare che tra i cinque paesi sorgano politiche egemoniche e conflittuali. In questo senso l’Africa potrebbe essere una nuova occasione di scontro, e forse non la meno rilevante, vista la concomitante presenza di interessi occidentali.
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