Era il 1999, Presidente del Consiglio in carica, quando Massimo D'Alema diceva delle cose precise sul progetto del PD nel video che segue.
A 13 anni di distanza dal culmine della sua carriera politica, oggi è il parafulmine di non meglio precisate ed apparenti operazioni giovanilistiche. Cominciate alla ruota della fortuna del fu Mike Bongiorno, a segno della continuità dei tempi antichi, perchè sotto sotto siamo tutti un po' nostalgici e tradizionalisti. Cara TV.
L'uomo D'Alema ha sempre ben incarnato il proprio presente. Ha saputo essere comunista togliattiano, post comunista della prima ora ma non troppo, personaggio chiave ed emblematico di questi 20 anni di lavacro giudiziario infinito, filosovietico e filoamericano, crudele (Brunetta fu definito "energumeno tascabile") ed ecumenico (Verdini fu anche ex-consigliere di D'Alema prima che di Berlusconi), pacifista e ideologo della guerra liberatoria, leale e opportunista, aristocratico e plebeo, èlitario e popolare. Potente vincitore e silenzioso sconfitto.
Uomo dalla camminata leggera e lenta, come ogni potere lo riconosci dal passo. E da un fatto preciso: nella politica politicante bisogna essere delle buone forchette, e poco schizzinosi. Verso il cibo servito e gli astanti seduti a tavola. Perchè il vero potere siede su tavoli circolari, e non assume posizioni ideali se esse non sono funzionali alla conservazione della circolarità. E' per questo che gli uomini del potere (qualsiasi potere) possono essere indifferentemente ora dall'una come dall'altra parte (prima di apparire a tali appartenenze... poi tocca diventare più raffinati). Non è solo opportunismo, ma uno spirito di servizio alla Causa.
La stessa Causa che lo vedrà, nella sempre più certa vittoria di Renzi alle primarie (dato che D'Alema non è uomo romantico come Berlusconi che fa gli scongiuri nelle foto internazionali alle sue prime partecipazioni) prestarsi ad incarnare il rinnovato ruolo che la Storia lo sospinge a racchiudere ed a rappresentare: il negativo ideale e politico della contemporaneità, copione che oramai tutti gli ricordano essere l'unico che sappia meglio interpretare, non ostante aspirasse (oggi sa che sarebbe velleitario aspirarvi ancora) a migliori e più positivi destini.
Ma D'Alema è uomo di fedeltà e di servizio non comune. E questo è (sarà) il suo tallone d'achille: non essergli reciproco. Renzi è avvertito.
Ma Renzi non è Ignazio Silone o Turigliatto (per dire un nome più prossimo ai nostri tempi recenti). Lui la Causa l'ha appresa attraverso il latte materno. E saprà esserne fedele testimone. Al Massimo potrà solo recitare la frase che l'uomo-manager contemporaneo, tal Briatore, pronuncia ai suoi attanti del nulla: sei fuori!, e D'Alema dirà "grazie". Uscendo di scena.
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