Da piu’ parti ormai e’ uso comune parlare di multipolarismo nella sfera delle relazioni internazionali. Dopo la fine del bipolarismo rappresentato dal “confronto” USA/URSS si sarebbe arrivati ad una situazione dove il mondo avrebbe piu’ “poli” che determinerebbero le politiche mondiali.
Stiamo assistendo ad una proliferazione di entita’ sovranazionali
ma qual’e’ il loro vero valore? BRICS (Brasile, Russia, India, Cina,
Sud Africa), SCO (Shangai Cooperation Organisation), UE (Unione
Europea), solo per citarne alcune, possono davvero essere considerati
soggetti autonomi nelle loro relazioni internazionali? Il tema viene
spesso presentato a livello semplicistico ma e’ in realta’ molto
complesso.
Il fenomeno e’ in espansione, ogni
realta’ sopra citata acquisisce nuovi membri e allarga la propria sfera
d’influenza: prima dell’ingresso del Sud Africa i BRICS erano BRIC,
l’Afghanistan ha raggiunto la SCO come membro osservatore (insieme a
Mongolia, Iran e Pakistan, l’UE si espande ad est. All’interno di tali
entita’ convivono pasesi dalla forte rivalita’ storica e concorrenti sul piano economico.
Nei BRICS India e Cina hanno molte ragioni di attrito e numerosi
questioni da affrontare e risolvere, all’interno della SCO Russia e Cina
la fanno da padroni ma storicamente hanno sempre avuto forti
divergenze, senza considerare la contemporanea presenza, anche se solo
come osservatori, di Iran e Pakistan, l’UE piegata dalla crisi economica
fatica a trovare una politica comune.
Viene quindi da chiedersi come questi
organismi possano arrivare a darsi posizioni condivise superando le
rivalita’ ed i singoli interessi. L’esistenza di una sfera nazionale
infatti si pone a volte in contrasto con la sovranazionalita’ di tali
strutture. Il grande nodo e’ la determinazione di quanto e come la sfera
propria di ogni singolo paese membro possa venire “invasa e
condizionata”. Il che non e’ di secondaria importanza… Ma la questione
si pone anche alla rovescia, ossia quanto e come la politica interna
possa influire sull’appartenenza sovranazionale? Questo e’ abbastanza
evidente nel caso dei paesi dell’Europa Orientale dove le elezioni
politiche determinano il formarsi di governi tendenzialmente favorevoli a
questo o quel “blocco”.
Da non dimenticare anche l’economia,
in particolare ad occidente, sempre meno controllata dal governo
centrale fino all’ entrare decisamente in contrasto con gli interessi
politici del paese da parte di soggetti privati. La cosa e’ rilevante
nel settore energetico dove le scelte aziendali di certe grosse
compagnie sono di fatto scelte di schieramento geopolitico, anche se
fatte per interessi economici.
In tutto cio’ forse sta la ragione del manenimento della potenza americana.
Gli USA sono un paese che ha reagito ad una fortissima crisi economica
ristrutturandosi come economia di guerra, subordinando i capitali
privati agli interessi nazionali e rifiutando di sottostare a decisioni
prese da organismi internazionali e contrarie ai propri interessi.
Forse l’Europa sta cercando questo, per
superare il peso di un’opinione pubblica sempre meno presente ma ancora
esistente ed il pericolo e’ che serve una guerra vera, a
differenza degli USA che sono in grado di gestire i conflitti interni
su un piano virtuale e mediatico. Resta il fatto che gli Stati Uniti pur
sommersi dai debiti restano un polo a se’ stante in un mondo
multipolare (ed il rapporto con l’UE e’ sempre piu’ deteriorato). Senza
scordare il diverso peso dato ai diritti umani da UE e USA.
Tornando al multipolarismo forse sarebbe meglio parlare di multibipolarismo
e le organizzazioni internazionali rischiano di essere solo una fase di
transizione per l’esplodere di nuove tensioni e conflittualita’.
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