Majakovskij - via pensieri spettinati |
Ieri Jean-Marc Ayrault ha tenuto il suo discorso programmatico al Parlamento francese, dove gode di una larghissima maggioranza fra socialisti e affini di 577 deputati. Questo il testo integrale del discorso.
Qui, invece, ne riprendiamo alcuni stralci. Soffermandoci su alcuni in particolare.
"A tutti e a ciascuno è richiesta una prova di responsabilità (...) nel
bel mezzo di una crisi senza precedenti che rischia di farci perdere il nostro
modello sociale e repubblicano. Onorare il debito è diventato troppo
complesso. Lo Stato (francese) paga circa 50 miliardi di euro all'anno ai suoi
creditori di interesse (su circa 1.800 miliardi di euro di debito)."
"Questa situazione, io non l'accetto."
"Perché il debito significa meno scuole, meno ospedali, meno trasporti pubblici.
(...) Perché il debito è ciò che lasceremo alle generazioni future, se non
agiamo."
"Penso che una tassa che valorizzi il duro lavoro,
piuttosto che la rendita sia un grande incoraggiamento per coloro che prendono
dei rischi." "Credo che gli imprenditori capiscano e io li conosco. Saluto il
loro contributo all'economia. "
"La
volontà di questo governo è di sollecitare soprattutto quelli che sono stati
esonerati dallo sforzo collettivo. Il collettivo di bilancio tornerà
sull’incomprensibile alleggerimento della patrimoniale (ISF) e dei diritti
sulle grandi successioni, lo scudo fiscale, l’esonero fiscale delle ore di
straordinario nelle imprese con oltre 20 dipendenti che scoraggia la creazione
di nuovi impieghi. Le classi popolari e le classi medie saranno risparmiate,
perché sarà abrogato il rialzo dell’Iva programmato per ottobre ".
"L'imposta sul
reddito sarà reso più equo, più progressiva e più comprensibile. Le scappatoie
fiscali saranno limitate. L'aliquota fiscale effettiva per i contribuenti ricchi
non potrà continuare ad essere inferiore a quello della maggior parte dei francesi. Per un reddito annuo superiore a un milione di euro, verrà introdotta una tassa del
75% "
"Redditi di capitale saranno tassati allo stesso
livello di quelli del lavoro. Non è più possibile fare discorsi sulla valorizzazione del
lavoro e privilegiare nei fatti la rendita"
Dobbiamo convenire che il Primo Ministro francese, con il suo discorso all'Assemblea Nazionale, pone di fatto la Francia su posizioni contrapposte a quelle finora applicate e sperimentate nella politica economica e fiscale europea, dettate dalle ideologie liberiste che in Europa si sono succedute, sia di destra che di sinistra., poichè va riconosciuto che Merkel non ha fatto tutto da sè ma ha raccolto il testimone da Schroder, così come Blair lo raccolse dalla Lady di Ferro.
Il paradigma di Ayrault non è nuovo, e certamente piacerà a molta della sinistra italiana che sui toni e le semantiche di questo discorso riproverà ad incalzare il PD per la costituzione di un'alleanza che veda tutta la sinistra proporre una soluzione programmatica e di governo unitaria, lasciando che le sirene di un patto di governo con l'area politica centrista siano lasciate alle suggestioni di coloro che le propongono, consapevoli forse della sconfitta cui andrebbero incontro. Le uscite di taluni esponenti di spicco del PD nel proporre ancora Monti come premier dopo le elezioni sembrano più una esorcizzazione a che questo veramente accada, piuttosto che una concreta proposta. Certamente, dovessero verificarsi le condizioni di ingovernabilità da parte di una chiara netta ed omogenea maggioranza parlamentare in entrambi i rami del Parlamento italiano, qualcuno potrà dire: io lo avevo detto, Monti Forever. Ma queste saranno beghe policantiste che soffriremo nei prossimi mesi.
Il discorso di Ayrault, purtuttavia, ci appare molto francese e particolarmente pernicioso in alcuni passaggi importanti dove richiama al patriottismo.
Il premier francese si rivolge a "quelle donne e uomini che per le loro conoscenze, la loro intelligenza, la
loro arte, creano ricchezza, posti di lavoro, affari," sperando di
vederli "in prima linea" "lottare per la ripresa". Queste donne e questi uomini che guidano la Francia e che ne sono la classe dirigente devono consentire che si creino "posti di lavoro, preservando l'attività produttiva nel nostro paese,
raccogliendo la sfida produttiva", ricordando inoltre che" il
denaro che guadagniamo "non ci da "la stima e la gratitudine dei suoi
concittadini."
Su questo blog, proprio scrivendo delle elezioni presidenziali di 2° turno in Francia e situazione economica europea, ci divertimmo inserendo una foto tratta da un fotogramma del film Giù la testa del maestro Sergio Leone, il cui fotogramma riprende un libro dal titolo The Patriotism di Bakunin. Cliccando il link sul libro si rimanda ad una sintesi di quanto disse l'uomo ai suoi tempi. Gli ultimi due capoversi sembrano attualissimi.
Divertimento per modo di dire, poichè appare sempre più chiaro che l'Europa va sciogliendosi come la calotta polare. E che le ricette di politica economica che vengono proposte sembrano rifugiarsi in posizioni sempre più particolari, ovvero nazionaliste e localistiche, senza che emerga un disegno istituzionale concreto che riscriva i poteri periferici e centrali dell'Europa e degli Stati membri in un progetto integrato. In parole povere, leggiamo sempre di più richiami ideologici e di principio alla nazionalità e al patriottismo. I popoli e le identità sembrano svanire e non trovare nessuna eco nelle retoriche che sentiamo recitare.
La solitudine del denaro sta finendo di attanagliare le nostre menti?
Oppure è troppo chiedere che vengano indetti dei referendum in ogni Paese membro della UE per chiedere se si vuole l'unione politica di questo continente, e eleggere subito un'assemblea costituente europea?
E chi ci sta, ci sta.
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