L'efficacia argomentativa di Gaetano Mangione che rubo dai
confronti che avvengono in un'altra sede, e che posto qui subito dopo il
dirimente intervento di Leonardo Tinelli precedente a questo (L'impolitica è ancora... l'autonomia della economia), vogliono ancora essere motivo di
coraggio per tutti affinchè si riprenda il passo e la misura giusta delle
parole e delle azioni dell'imprendere, oggi assediate dalla chiacchiera
economicistica e finanziaria che nulla di buono ci hanno disposto, e che anzi
ci hanno distratto da quella che è l'ineluttabile fatica che la corrispondenza della
ricchezza depositata richiede. Oggi, dopo la sbornia del soldo facile che ha
saccheggiato i risparmi (evidentemente anch'essi facili, altrimenti sarebbe bastata la favola di Pinocchio per allarmarci dei gatti e delle volpi che si aggiravano !!!) di tanti italiani,
dopo aver creduto all'effetto moltiplicatore della mera circolazione del denaro
investito nel denaro... forse è possibile riprendere consapevolezza dell'agire
direttivo efficace, chiunque eserciti questa moderazione nella quotidianità del
suo operare, politico o imprenditore che sia, ovvero ceto dirigente.
Scrive infatti Gaetano Mangione:
saper far di conto non significa saper fare qualcosa.
Infatti un economista ed un bancario non sono imprenditori
per cui non sanno vedere o pensare oltre la chiusura della trimestrale e non
capiscono assolutamente cosa significa strategia di sviluppo. Per loro il fatto
che si produca ricchezza reale che sostiene materialmente l'economia non ha
senso. Sono abituati a ragionare solo in termini di dividendi e compensi ai
consigli di amministrazione. Gli imprenditori fanno un altro mestiere ed il
conto del dividendo può anche non essere fatto a fine anno, a volte mai.
Questo non vuol dire che attuino politiche suicide,
semplicemente si preoccupano che la produzione sia fatta e che la mano d'opera
venga pagata: cultura del fare. Questo a dispetto di quello che pensano
governo, guardia di finanza e sindacati. Conosco personalmente una serie di
piccoli imprenditori che da anni non riesce ad assegnarsi una minima rendita ma
continua a spingere soldi nell'impresa ed a pagare i suoi dipendenti. Non è un
problema di nanismo, semplicemente le condizioni economiche in essere in Italia
non permettono la crescita a partire dalla famigerata IRAP. Per una contabilità
lavori che faccio da solo ho almeno 6 controllori con tutte le spese
amministrative inutili che contornano il pagamento di una fattura a 120 gg.
dfmf. Da noi la PMI è una specie di famiglia, checchè ne pensi la Camusso che
accusa graziosamente di pirateria tutti quelli che pensano di tenere in piedi
un'azienda.
Questo è il limite mostruoso delle banche, per loro non è
plausibile il fatto che qualcuno voglia semplicemente lavorare e far lavorare.
Il '29 non ha insegnato niente a nessuno a meno di un secolo di distanza siamo
in condizioni peggiori. Anche se Wall Street dice che il denaro non dorme mai,
non dobbiamo dimenticarci che il denaro non si mangia e che se qualcuno non si
china per raccogliere le patate MacDonald non può lavorare.
La Germania sta bene perchè ha scelto la produzione e non la
finanza per fare ricchezza, loro sono imprenditori. Un paese che affida alle
banche il timone dell'economia (Monti & C nonostante le affermazioni lo sta
facendo) condanna il paese all'asservimento di altri. Qualcuno sta cominciando
timidamente ad asserire che forse dovrebbero ripartire le opere pubbliche
(magari non nelle modalità folli del recente passato) ma dobbiamo essere
coscienti che un qualsiasi comitato potrebbe bloccare la costruzione di un
acquedotto per alimentare un ramo di rete insufficiente per un pezzo di città.
I cinesi sono abituati da millenni a non pensare a domani ma a fra cent'anni,
hanno la forza politica e la volontà di attuarla, per questo ci stanno
battendo.
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