Negli ultimi vent'anni gli affittuari hanno più che
dimezzato la loro quota di ricchezza finanziaria e ridotto di 4/5
la loro propensione al risparmio.
E' quanto emerge dal "quaderno
economia e finanza" di bankitalia dedicato al risparmio e alla ricchezza
delle famiglie, che mette in evidenza come sia aumentata notevolmente la corrispondenza
tra l'assenza di un'abitazione di proprietà e il reddito basso.
Se nel 1999 solo il 35% degli affittuari apparteneva al
primo quartile di reddito, nel 2010 la quota è salita al 55%, e la crisi degli
ultimi anni ha accentuato ulteriormente il fenomeno, facendola aumentare di 5 punti percentuali. Dagli anni ‘90 è salita
notevolmente la quota di affittuari tra i giovani, le cui condizioni reddituali
sono in continuano peggioramento e che hanno crescenti difficoltà ad acquistare
un'abitazione.
Se tra il 2008
e il 2010 la propensione al risparmio degli affittuari è diminuita dal
5% all'1% del reddito, per proprietari si è ridotta solo di un punto.
In passato la differenza tra le due categorie era molto più contenuta: nel 1991
gli affittuari avevano una propensione al risparmio pari al 21%, nettamente
superiore a quella delle famiglie nel primo quartile di reddito, e solo di
cinque punti inferiore a quella dei proprietari.
Forse è il caso di strappare quella farsa degli 8 punti della proposta di programma di Governo redatti da Bersani, che più che rivolgersi al M5S sembrano coniati apposta per trovare un accordo con il PDL.
Oppure, è meglio provare a redarne altri, che partano dall'urgenza di aumentare il potere di acquisto dei salari e degli stipendi, avviando serie politiche di redistribuzione della ricchezza. Altre formule non ci sono... sopratutto quando non ci sono soldi pubblici da distribuire, così come accaduto finora: debito per tutti, e profitti per pochi. Ai molti i sogni del mulino bianco.
O si fa presto, provando a ridurre i danni che ormai 3 decadi generazionali stanno soffrendo sulla loro pelle, oppure il fenomeno della sottoproletarizzazione colta produrrà i suoi infausti effetti. O si riducono adesso i conflitti che stanno innescando fra padri e figli, o questo Paese oltre che dividersi di fatto fra Nord e Sud vedrà anche dividersi nei contesti familiari.
L'incapacità dell'attuale ceto politico ed imprenditoriale nel rendersi conto di quanto in atto è impressionante.
Forse è il caso di strappare quella farsa degli 8 punti della proposta di programma di Governo redatti da Bersani, che più che rivolgersi al M5S sembrano coniati apposta per trovare un accordo con il PDL.
Oppure, è meglio provare a redarne altri, che partano dall'urgenza di aumentare il potere di acquisto dei salari e degli stipendi, avviando serie politiche di redistribuzione della ricchezza. Altre formule non ci sono... sopratutto quando non ci sono soldi pubblici da distribuire, così come accaduto finora: debito per tutti, e profitti per pochi. Ai molti i sogni del mulino bianco.
O si fa presto, provando a ridurre i danni che ormai 3 decadi generazionali stanno soffrendo sulla loro pelle, oppure il fenomeno della sottoproletarizzazione colta produrrà i suoi infausti effetti. O si riducono adesso i conflitti che stanno innescando fra padri e figli, o questo Paese oltre che dividersi di fatto fra Nord e Sud vedrà anche dividersi nei contesti familiari.
L'incapacità dell'attuale ceto politico ed imprenditoriale nel rendersi conto di quanto in atto è impressionante.
Nessun commento:
Posta un commento