Osman Hamdi - l'ammaestratore di tartarughe |
“Vittoria totale”, titola Frettablaðið all’indomani della sentenza con cui il
tribunale dell’Associazione europea per il libero scambio (Aele) ha dato
ragione a Reykjavik nel contenzioso che oppone l’Islanda alla Commissione
europea.
Bruxelles aveva denunciato l'Islanda nella convinzione che dopo il fallimento della
Landsbanki (la più importante banca privata del paese) nel 2008 il governo non
avrebbe dovuto rifiutarsi di rimborsare i clienti olandesi e britannici di
Icesave, una filiale online di Landsbanki presente nei Paesi Bassi e nel Regno
Unito. Il rifiuto era stato sancito dal referendum con
cui gli islandesi (il 60% votò per il NO nel referendum del 9 Aprile 2011) hanno bocciato gli accordi sul rimborso negoziati dal loro
governo con l’Aia e Londra (e Paesi Bassi).
Il tribunale ha deciso che l’Islanda non ha violato la regolamentazione europea in materia di obbligo di garanzia dei depositi bancari, perché la legge non prevede nulla in caso di crisi sistemica,
A fallire
nel 2008, in effetti, è stato l’intero settore bancario islandese. Inoltre, precisa sul Financial
Times il giurista Michael Waibel,
la corte ha preso le parti di Reykjavik su una questione giuridica e politica che va ben al di là dell’Islanda: lo stato è tenuto a essere garante del suo sistema di depositi bancari?
Quanto alla Commissione europea, “si mostra un pessimo
perdente”,sottolinea da Parigi Les
Echos. Secondo il quotidiano Bruxelles
pretende che i correntisti debbano essere assicurati sempre, anche in caso di crisi sistemica. Bisognerà fare molta attenzione a questo aspetto, anche considerando che i negoziati sull’armonizzazione dei sistemi europei di garanzia dei depositi sono ancora in corso.
Ci siamo capiti, oppure dobbiamo proprio scriverlo a chiare lettere?
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