Un famoso PR del passato, Ronald Reagan, che fu anche attore di cinema, nonché presidente degli Stati Uniti d'America. |
Un racconto nuovo di zecca, Il lavoro dei sogni. Perché è vero, il mercato del lavoro fa schifo - e anche lavorare non è poi una meraviglia - ma può anche capitarvi un colpo di fortuna: non lasciatevelo sfuggire, perché poi non torna.
Questa notte ho sognato che lavoravo. Già questo comunica chiaramente a tutti che non ho un lavoro, altrimenti farei sogni migliori, oppure incubi sul lavoro. Invece il mio sogno non era niente male, perché è vero che lavoravo, ma facevo un lavoro bellissimo, e anche il sogno era bellissimo. Tutti quanti erano bellissimi nel mio sogno. Persino io ero figo, nel mio sogno, anche se bellissimo no, perché anche nei sogni bisogna avere un po' di senso della misura.
Di mestiere ero il public relations manager di una compagnia cinematografica che aveva iniziato da poco la sua attività: non di quelle grosse, nemmeno famosa, ma in rapida ascesa. Avevo al mio comando un battaglione di addetti stampa, esperti di marketing e webmarketing, e uno stato maggiore composto da una stagista favolosa, dalla mia fidata segretaria e da un imbecille che mi faceva da vice e non ne azzeccava una, e questa cosa mi faceva sembrare ancora più genio di quello che ero.
Il sogno iniziava in media res. Eravamo tutti quanti – per lo meno tutti quelli che contavano nell'azienda – in un locale molto esclusivo, e bevevamo champagne e vini pregiati, o cocktail allucinogeni. Tutto offerto dall'amministratore delegato, che ci aveva testé premiati come tecnostruttura più produttiva ed efficiente della compagnia. Noi ci schermivamo, soprattutto il mio vice che sosteneva che se fosse stato per lui sarebbe andato tutto a catafascio ma per fortuna c'ero io che risolvevo sempre tutto. Non si poteva negare che fosse così e infatti non lo negavo. Facevamo un sacco di brindisi e l'amministratore delegato ci riempiva di complimenti: per quanto eravamo bravi e per come reggevamo bene l'alcol, specialmente io e la stagista, che a vederla, magra magra e con gli occhialini da professorina, non lo si sarebbe detto. La serata finiva che eravamo tutti ubriachi marci e tornavamo a casa in taxi, ognuno con una splendida donna rimorchiata nel locale, le donne con colleghi o con spogliarellisti rapiti al locale di fianco.
Il giorno dopo mi svegliavo senza mal di testa e senza la donna in giro per casa a rompere le scatole. Anche agli altri era andata così, ed eravamo tutti molto felici. Eravamo felici anche perché era il career day dell'Università. Avevamo lavorato a lungo per piazzare il nostro stand al career day dell'Università, con un'operazione di fiancheggiamento da manuale. Eravamo stati io e la mia segretaria ad occuparcene. Io mandavo mazzi di rose alla segretaria del rettore, perché sveltisse le pratiche. La mia segretaria si portava a letto il rettore e se lo scartavetrava con maestria. La nostra candidatura all'evento venne accettata senza alcuna obiezione: avevamo lavorato bene, soprattutto la mia segretaria.
Il career day è una grande opportunità per le aziende di farsi conoscere dagli studenti e per gli studenti e i neolaureati di far pervenire il loro curriculum dove più saranno apprezzate le loro qualità. Inoltre al career day vanno un sacco di studentesse di lettere che si sa che sono attraenti, e un'azienda ha sempre bisogno di ragazze di bella presenza per un'infinità di ruoli.
Allo stand eravamo in tre, io, Ramona e Jürgen. Ramona era una delle nostre attrici più in vista. Molte compagnie più grandi provavano a soffiarcela in tutti i modi, anche ricorrendo a macchinazioni politico-giudiziarie che ruotavano intorno al suo permesso di soggiorno. Tutto tempo perso, fatica sprecata: Ramona sarebbe rimasta con noi, perché noi sapevamo valorizzarla al di là della sua straordinaria bellezza, e poi apprezzava il clima aziendale, di cui si occupava un eccellente manager delle human resources. Jürgen era il nostro sceneggiatore. Anche lui cercavano di soffiarcelo, ma senza successo. Anzi, eravamo stati noi a soffiarlo a una grande compagnia americana, di cui però non vi posso fare il nome. Jürgen con la sua barbetta di tre giorni da vero creativo e Ramona, con il suo sguardo da gatta e il suo sorriso innocente, erano veramente una bella coppia qui allo stand. Non si sentiva la mancanza del regista, il dottor Arnolfini, che all'ultimo momento aveva comunicato la sua assenza causa millantata influenza suina. E poi c'ero io, sbarbato di fresco ed elegantissimo con la mia cravatta regimental di un prestigiosissimo college inglese.
E infatti andava tutto alla grande. Tanto per iniziare eravamo così belli e giovani che se andavamo in giro per gli stand ci scambiavano per neolaureati di ottimo livello e ci chiedevano il curriculum! Lo stand della Loacker dava anche degli omaggi ai candidati, così grazie ai nostri curriculum dopo mangiavamo cioccolato a sbafo per tutta la giornata. E poi il nostro stand era un grande successo. Allo stand dell'ENI passava solo qualche sfigato, di quelli che non sanno vendersi, che nella vita non sfonderanno mai perché non ci credono abbastanza. Davanti al nostro invece c'era una fila di studenti e sopratutto studentesse veramente interessanti, dall'ottimo standing e dai curriculum qualificatissimi. Molti chiedevano un autografo a Ramona, qualcuno anche a Jürgen che era piacevolmente sorpreso perché non pensava di essere noto al grande pubblico. Io non ero sorpreso, perché da anni facevo il public relations manager, e sapevo che ci sono pochi settori lavorativi conosciuti e ambiti come il cinema porno.
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