Così scrivevo nel post ELEZIONI IN EUROPA GIUGNO 2012: se questo nulla risulterà fatale.
via Atanasio |
Domani i 28 Paesi della NATO si riuniranno per verificare se l'abbattimento del F-4 turco da parte dei siriani è un atto di aggressione secondo l'art. 4 del trattato di Washington.
A questo punto, se c'è qualcuno che meglio di me può indicare il senso di quella stretta di mano fra Obama e Putin al G20 dell'altro giorno, che ha visto l'Europa e le condizioni in cui versa andare in second'ordine (anzi, saltando completamente l'ordine del giorno), ce ne spieghi qui l'articolazione.
Da questo scenario resta fuori la Cina, la quale, ricordiamolo, dai fatti libici è dovuta scappare abbandonando 20 miliardi di dollari in investimenti concordati con il fu colonnello Gheddafi in cambio dello sfruttamento da parte delle 2 maggiori compagnie petrolifere cinesi (e mondiali) dei giacimenti dell'ottimo petrolio libico. Perchè, per coloro che non sanno, il petrolio che oggi si estrae (dalle sabbie e con il fraking) è piuttosto torbido e meno pregiato di quello libico, e per la maggior parte delle vecchie raffinerie presenti nei punti di scalo delle petroliere o degli oleodotti questo è più che un problema di carattere impiantistico.
La Siria non ha giacimenti di petrolio. Ma l'Iran sì. E il controllo dell'area del Mediterraneo e del Medio Oriente resta priorità per taluni, soprattutto alla luce della forte e spregiudicata politica della Cina, che affanna non solo l'Occidente, ma la Russia stessa, il cui PIL è unicamente dato (si può dire!) dalle esportazioni energetiche e di materia prima, non avendo più nessun assetto industriale e produttivo che possa definirsi tale.
Se poi assieme valutiamo che il neo presidente egiziano dei Fratelli Mussulmani, Mohammed Mursi, si disse favorevole ad un intervento militare in Siria (governata da quella fronda laicista mussulmana che è il Ba'ath party (di cui faceva parte il fu Saddam), il cerchio comincia a chiudersi.
Spero veramente di sbagliarmi e di sparare boiate come alcuni esponenti del governo attuale (almeno da quanto ne dice lo Squinzi confindustriale).
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