I PIGS (manca una I ad indicare l'Irlanda, battuta in questi europei proprio dall'Italia) continuano la loro marcia nei quarti di finale di questo campionato europeo giocato in Ucraina e Polonia.
La Spagna, campione europeo uscente oltre che mondiale in carica, fa tutt'uno con il Portogallo: la penisola iberica c'è.
L'Italia se la giocherà con la City.
Piuttosto interessante è invece la partita della Grecia con la Germania. La Grecia si è qualificata giocandosela tutta nell'ultima partita delle fasi eliminatorie con la favorita e forte... Russia. Misteri del fato.
Quindi, i PIGS senza l'Irlanda almeno sono nel pallone. E sembra che lo saranno sempre di più secondo quanto leggo da questo articolo della Real-Worlds Economics Review.
Ovvero...
Ovvero che la "crisi è sistemica", e che i capitalisti sono "catturati" dentro una "paura sistemica".
I capitalisti cominciano ad avere consapevolezza che il loro sistema non è affatto eterno, anzi che è attualmente sottoposto a sollecitazioni che ne potrebbero compromettere la sopravvivenza.
Nel 2009 nessuno, eccetto qualche mosca bianca che si prendeva del cretino o dell'esagerato ( a seconda dell'interlocutore), argomentava che la crisi fosse sistemica, ma solo una classica crisi ciclica come quelle finora conosciute. E ancora adesso c'è chi sostiene questo tipo di argomentazioni, in particolar modo riferendosi alla storia del progresso scientifico e tecnologico del capitalismo e all'espansione monetaria e finanziaria che ognuno di questi cicli ha attraversato. Un esempio fra i più eclatanti è la crisi a metà dell'800 negli USA e in Europa causata dai fallimenti finanziari strettamente legati alle infrastrutture ferroviarie che, in particolare negli USA, attirarono moltissimi investimenti, e che vide tutte le società ferroviarie fallire senza neanche finire le linee. Questo processo di espansione monetaria e finanziaria strettamente legata al progresso tecnologico ed agli investimenti è ritenuto da molti un evento ciclico. Molto meno dai relatori di questo scritto qui linkato, che forti di un atteggiamento ora più diffuso, gridono che il "sistema è a rischio".
Naturalmente sul perchè il sistema sia a rischio le opinioni sono diversificate, e vanno da coloro che denunciano l'eccessiva regolamentazione e burocrazia dei mercati e degli apparati statali a coloro che invece ritengono che i mercati siano troppi deregolati. Ci sono coloro che sostengono che ci siano bolle finanziarie che vagano come mine a coloro che sostengono che siano proprio i fondamentali che stiano saltando. Altri che sia in atto una stretta al credito dovuta ad una finanza rapace ed avara, altri che la causa principale sia l'insufficiente domanda dei consumi, mentre altri che i consumi siano eccessivi e drenino denari che invece dovrebbero essere investiti... Insomma, ce n'è per tutti i gusti come dal gelataio... Però tutti concordano almeno su due precisi punti:
- la dualità della politica contro l'economia (si, proprio così!) e la dualità dell'economia reale contro quella nominale (o finanziaria che dir si voglia);
- che tutti guardano indietro invece che avanti
L'articolo è lungo, e per coloro che conosco l'inglese (o possono riuscire a tradurselo con gli strumenti che il web fornisce) consiglio veramente di leggerlo. E' molto interessante. E offre strumenti metodologici alla portata. Oltre che arricchire il dibattito che qui stiamo cercando di portare avanti relativo alla distribuzione e redistribuzione della ricchezza, e che è il nodo centrale della questione democratica e civile globale.
Qui la chiudiamo dicendo che gli autori temono che i capitalisti commettano l'errore di "sollecitare" ulteriormente le classi o i ceti più poveri, strangolando ancor più il ceto medio come è stato fatto negli USA dall'era reganiana in poi e come da circa 15 anni stanno facendo in Europa. E dubitano che questo possa essere ulteriormente perpetuato sulle fasce più deboli della popolazione (lo scritto riporta persino statistiche sulla forza lavoro che è incarcerata, e che negli USA è altissima!). I peccati (o i nodi, a seconda del mestiere che si fa, se preti o barbieri), stanno arrivando in confessionale (o al pettine).
Forse.
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